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I migranti continuano a sbarcare… in Calabria e Puglia

Di Rosario Cauchi il . Internazionale, Interviste e persone, L'analisi

Il sottosegretario del Ministero dell’Interno
Alfredo Mantovano è stato molto chiaro
«da gennaio-ha ammesso qualche giorno
addietro-gli sbarchi di immigrati sulle coste
salentine sono triplicati rispetto allo scorso
anno».
Segno evidente di un mutamento in corso: si
abbandonano le coste siciliane e si approda più
a est, in Puglia e Calabria.
La conferma giunge anche dal giornalista Antonello
Mangano, autore di inchieste e saggi sul
tema dell’immigrazione forzata.
«La tratta Libia – Sicilia – dice – è, al momento,
decisamente meno appetibile per gli organizzatori
dei viaggi, sono aumentati i controlli e
di conseguenza il business si sposta su quella
orientale, normalmente i porti di partenza sono
turchi e greci e l’arrivo avviene nei pressi delle
coste pugliesi e calabresi». 

«Non bisogna sbagliare – aggiunge Mangano – nel
diffondere analisi da “problema risolto”, gli arrivi,
anche per mare, ci saranno sempre, almeno
fino a quando le attuali normative italiane, che
di fatto impediscono ogni possibilità di accesso
legale al nostro paese, rimarranno in vigore».
A giungere, sono in prevalenza afghani e curdi,
spesso a conclusione di tragitti estenuanti che li
conducono prima in Turchia o Grecia e, successivamente,
in Italia, anche se l’obiettivo essenziale,
nella maggior parte dei casi, è l’Europa
del nord o l’Inghilterra.
La rotta orientale via mare ha sostituito quella
su gomma.
Afghani e curdi tentavano la sorte, fino a qualche
mese fa, all’interno di container o camion
in rotta verso i porti dell’Adriatico, con quello
di Ancona in testa: l’introduzione di controlli
effettuati attraverso scanner in grado di segnalare
la presenza di corpi estranei all’interno dei
mezzi da trasporto ha sparigliato l’intero stratagemma. 

Adesso, molti migranti vengono fatti viaggiare
su moderne imbarcazioni, anche a vela, unico
sistema per non attirare l’attenzione di guardiacoste
o vedette militari.
Pagano cifre esose, e si ritrovano all’interno di
complessi piani, intessuti anche con la partecipazione
della criminalità organizzata.
Se la famiglia del boss agrigentino Giuseppe
Falsone, stando alle risultanze d’indagine, non
avrebbe esitato, per il tramite di Ganat Tewelde
Barhe, per tutti Madame Gennet, moglie del
fratello del capo, ad intervenire nei traffici che
transitavano per le locali coste, quella calabrese
dei Cordì, invece, avrebbe retto, come dichiarato
dagli inquirenti, un ampio sistema imperniato
sulla stipulazione di falsi contratti di lavoro,
necessari per far passare inosservata la venuta
di molti migranti sul suolo calabrese.
Non si fermano, comunque, neanche gli sbarchi
sulle coste siciliane.
I tragitti principali portano in direzione delle
isole minori, da Lampedusa a Linosa, senza trascurare
la destinazione Porto Empedocle.
Una realtà, quella dei viaggi forzati, assai lontana
dal ricevere una definitiva soluzione: intanto,
uomini, donne e bambini continuano a
sperare in un viaggio che li possa salvare da
conflitti, persecuzioni o, ancora, dalla totale assenza
di prospettive future.

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