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90011.it chiude, ma non per noi

Di Norma Ferrara il . Sicilia

L’anima di una piccola redazione che nasce
produce lo stesso effetto collaterale di una che
muore: sei tenuto a farci i conti. Quindi facciamoli.
Era il dicembre del 2007 quando abbiamo
conosciuto per la prima volta alcuni dei ragazzi
del portale 90011.it, al primo seminario siciliano
di Libera informazione, a Palermo. Eravamo
pieni di entusiasmo, incuriositi dalle tante realtà
incontrate da Polistena a Casal di Principe: giovani
volontari dell’informazione e professionisti,
associazioni e testate locali. 

La tappa a Palermo
l’abbiamo preparata un pò in sordina ed è
stata una scelta che ha portato pochi frutti, ma
autentici. I giornalisti Lirio Abbate, Salvo Vitale,
Pino Maniaci, i ragazzi del centro studi Pio La
Torre e tanti altri erano già compagni di strada
da tempo. Accanto a loro c’erano, inoltre, tre
volti noti del servizio pubblico Rai siciliano: Roberto
Ruvolo, Giuseppe Crapanzano e Salvatore
Cusimano. Quella Rai stampata nei loro volti,
descritta dalle loro parole, così da vicino non
l’avevamo ancora vista. Poi durante il dibattito
due ragazzi, seduti in fondo alla stanza, guadagnarono
il tavolo dei relatori raccontandoci
un’altra storia, quella della provincia palermitana.
Bagheria, Corleone, Partinico… luoghi un
tempo feudo dei boss di Cosa nostra e soffocati
dal traffico di droga, dal racket, dalla mala amministrazione,
dal clientelismo, dalla disoccupazione
cronica. 
Giusto Ricupati e Nino Fricano, dati alla mano,
ci fecero conoscere la Baaria dell’informazione.
Dal 2006 esisteva un portale web, indipendente,
che narrava Bagheria e dintorni ai concittadini
e la Sicilia al resto del Paese, si chiamava
90011.it. Il Codice di avviamento postale della
città dava il nome al sito: quale miglior modo
per indicare la via verso una nuova informazione?
Da quel giorno le nostre strade si sono
incontrate, siamo diventati loro lettori, abbiamo
condiviso, in silenzio e a distanza, le loro battaglie
e inchieste. Molto spesso ricambiati dalla
stessa attenzione verso i contenuti del nascente
portale dell’ Osservatorio. Quell’esperienza
che sembra arrivata ad un bivio è sintetizzatatutta nelle parole del direttore, Ricupati: “Quando
iniziammo quest´avventura avevamo un progetto
ambizioso, creare un giornale locale vero
in una città che possedeva fino a quel momento
solo almanacchi di notizie, e al contempo creare
uno spazio partecipativo e di dibattito in grado
di risvegliare le coscienze di una città bella
senz´anima. 
Obiettivo raggiunto (…) ma non è
bastato per trasformare questo progetto in una
realtà edtoriale”.
Nel 2009 anche la nascita di un magazine cartaceo,
creato così come si fa in Sicilia, senza
troppi santi in paradiso. Inserzioni pubblicitarie,
editori, donazioni volontarie poche, tanti invece
i lettori. Eppure molte sorprese sono arrivate,
alcune belle, altre no (querele, denuce, minacce).
Su tutte vogliamo ricordare l’inchiesta di
Nino Fricano sul “re Mida” della sanità siciliana,
Michele Aiello, un documento che riproporremo
sul portale per la qualità, l’attenzione e la
lungimiranza di cogliere in maniera unitaria il
racconto dello strapotere del sistema mafioso
– all’epoca vicino al governo regionale.
Poco, anzi nulla, possiamo fare per risolvere i
problemi della testata. 
Ma vorremmo poter dire:
errata corrige, 90011.it non chiude. Invece, in
attesa di miracoli che in Sicilia non avvengono
quasi mai (per esempio, un imprenditore che
decida di investire in testata come questa – magari
uno di quelli che dentro Confindustria ha
detto “no” al pizzo) possiamo solo “adottare”
le loro notizie. Non chiuderà (se vorrà) quindi,
90011.it per noi. Non si arresterà quel flusso di
competenze, con cui speriamo ancora di poter
scambiare informazioni e analisi. Del silenzio
(speriamo momentaneo) di questa testata, lo
sappiano sin da ora, non se ne avvantaggeranno
gli “Amici degli amici” che temono un’informazione
libera in Sicilia. 
Ai redattori di 90011.
it che salpano verso altri lidi, l’invito a raccontarci
l’Italia che incontreranno nel loro cammino
e quella che si stanno lasciando alle spalle.
L’augurio – come scrivono gli stessi redattori
citando il poeta, T.S. Eliot – è “che alla fine di
tutto il loro andare possano ritornare al punto
di partenza per conoscerlo per la prima volta”.

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