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Polsi, luogo di preghiera e di riscatto

Di Anna Foti il . Calabria

Terra di sangue, di dolore e di illegalità ma anche terra di speranza, di preghiera, di tradizioni; una terra che deve ‘chiedere perdono a Dio per avere tollerato, sopportato e non avere avuto il coraggio di denunciare il male contribuendo a farlo prosperare’. Sono dirette le parole che il vescovo di Locri Gerace, Mons. Francesco Fiorini Morosini ha pronunciato durante la veglia che ha preceduto la processione della Sacra Effigie a Polsi. Invitato da più parti a chiudere il Santuario Mariano guidato da Don Pino Strangio, ad annullare la processione, lo stesso presule ha difeso con forza la storia di Polsi e la fede del suo popolo: “Non lo farò mai – ha detto –  Voi siete la verità e la realtà Polsi! Voi e la vostra fede siete la grandezza di questo giorno e di questo Santuario”Siamo nella valle più travagliata, affaticata, piegata dalla malavita, che tuttavia continua come ogni due settembre con tenacia a raccontare anche storie di devozione, testimoniando il profondo intreccio tra tradizioni popolari e religione. Frazione del comune di San Luca in provincia di Reggio Calabria, Polsi lega la propria storia al Santuario, meta di pellegrinaggi, e all’immagine di una Madonna con un bambino in braccio ancora oggi, dopo secoli, venerata ogni anno da migliaia di persone che percorrono lunghi tratti di strada accidentata per  condividere un cammino di fede secolare.

A pochi chilometri da questo Santuario mariano luogo di fede, un paese, San Luca, che ha dato i natali all’illustre scrittore calabrese Corrado Alvaro e che la storia della nostra terra e le cronache degli ultimi mesi hanno consegnato alla memoria collettiva come la culla della ‘ndrangheta, come sede di investiture e summit dei capi delle ndrine, luoghi in cui si stringono alleanze, si dichiarano guerre e si stabiliscono patti criminali; dunque come emblema che colpisce finanche in Germania, come avvenne in occasione della strage di Duisburg del ferragosto 2007 in piena faida Pelle-Vottari, Nirta-Strangio, e dove il boss Domenico Oppedisano sarebbe stato investito della nomina di  “capocrimine” – cioè colui che è al vertice dell’organismo che comanda su tutte le ‘ndrine ed è denominato “Provincia” – dopo la decisione assunta il 19 agosto del 2009 nel corso del matrimonio tra Elisa Pelle e Giuseppe Barbaro, entrambi figli di boss, come emerso dalla recenti inchieste tra cui quella denominata “Crimine” che ha indotto allo stesso arresto del boss ottantenne.

E’ lui stesso ad aver raccontato durante una conversazione intercettata nel dicembre del 2008 dagli investigatori che in un luogo imprecisato nei pressi del Santuario di Polsi era stato promosso dal grado di ‘Santa’ a quello di ‘Vangelo’ e che in quelle montagne quella notte erano più di mille a dover essere investiti.Polsi, una terra di contraddizione che, innegabilmente, tuttavia, tramanda questo appuntamento religioso attraverso la voce di un popolo devoto che non dovrebbe assistere ad una delegittimazione, a tratti fino troppo semplice e superficiale, della propria Fede ossia di un atto di interiorità difficilmente sondabile, ma che dovrebbe essere sollecitato e incoraggiato a riscattare tale manifestazione religiosa e popolare attraverso un analogo, in termini di intensità, amore per la giustizia e per la verità e un impegno, parafrasando le stesse parole di Mons. Morosini, per l’accoglimento di ricchezze esclusivamente corredate da rigore morale e non frutto quindi di violenza e prevaricazione mafiosa.

Dunque siano i fedeli, i primi ma non gli unici responsabili della integrità e della coerenza della loro stessa Fede, potremmo interpretare, che non si professa solo nell’intimità della preghiera e nel sacrificio di un cammino impervio dietro l’effigie ma nel riscatto di una società civile attraverso il rispetto dell’altro e della dignità che ogni sopraffazione calpesta. Il monito riguarda, come sempre, tutti non solo i calabresi e non solo il popolo devoto che, come vivamente ribadito dai sindaci della Locride per voce del presidente Salvatore Galluzzo, sindaco di Gerace, non possono dimenticare che “la manifestazione di Polsi è storia e rappresenta la Fede che diventa tradizione, con il coinvolgimento di tutte le classi sociali”. Anche quest’anno migliaia i fedeli che hanno seguito la Sacra Effigie, in un clima di festa tutto calabrese intarsiato di sonorità e sapori, oltre che di preghiere e dove i boss, secondo gli investigatori quest’anno sono stati molto meno presenti.

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