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Calabria, nuovo attentato
dopo la protesta in piazza

Di Toni Mira (da L'Avvenire 31 Agosto 2010) il . Calabria

La società civile, per una volta compatta, reagisce. Ma dopo poche ore arriva la risposta della ’ndrangheta. Vigliacca. A colpi di fucile. In piene notte. Accade a Cittanova, paese alle falde dell’Aspromonte, terra di vecchie e sanguinose faide, di riscatto civile e di nuove preoccupanti violenze. Sabato sera erano in centinaia nella piazza del Calvario per il consiglio comunale aperto, convocato dopo gli attentati dei giorni scorsi che avevano colpito l’imprenditore Jeronimo Mandaglio, il presidente della locale Banca di credito cooperativo Franco Morano e il parroco della chiesa del Rosario, don Salvatore Giovinazzo. In prima fila proprio il sacerdote e il responsabile della banca, che hanno voluto parlare, non solo per ringraziare della solidarietà ma anche per confermare il loro impegno. Forse troppo. Così attorno alle tre di notte un colpo di fucile è stato sparato contro il portone della casa di Morano, l’ha perforata e si è conficcato in una porta interna dell’abitazione. Una prova di sfacciata protervia visto che la casa non si trova in qualche zona isolata ma nella centralissima via Mazzini. Peccato che nel paese non ci sia la videosorveglianza. È stato più volte richiesto un finanziamento alla prefettura ma, come sottolineato dagli amministratori, la risposta è sempre stata che i soldi sono pochi e Cittanova è più tranquilla di altre zone. La drammatica smentita è arrivata in queste ultime due settimane. Ma perché proprio il presidente della Bcc? «È evidente che ci devono essere interessi seri e grossi, se la ’ndrangheta ha colpito più volte in così pochi giorni», commenta un inquirente molto esperto della zona. Interessi ai quali, forse, la banca si era opposta. Morano, pur molto emozionato, aveva voluto parlare al consiglio comunale. Poche parole, la voce tremante, ma molto chiare. «Colpendo me è stata colpita la banca, i soci, i clienti. Oggi colpire noi vuol dire colpire chi vuol fare del bene, dare lavoro, amministratore la cosa pubblica. Non è facile amministrare ma noi vogliamo fare di tutto perché sia corretta, avendo sempre le mani pulite». Non meno nette le parole di don Salvatore. «Noi pastori assieme ai laici dobbiamo lavorare perché Cittanova risorga. Parlo anche a chi ha commesso questi attentati: convertitevi perché avete sbagliato strada». Poi si era rivolto ai tanti cittadini presenti in piazza. «Voi ci avete dato forza e coraggio. Noi siamo qui per continuare il lavoro con voi e per voi. Ma solo col sostegno di tutti, con tutta Cittanova alla quale grido: risorgi di nuovo!». Un preciso riferimento alla drammatica vicenda della faida degli anni ’80 tra le famiglie Facchineri e Raso-Albanese che aveva provocato più di settanta morti ma dalla quale il paese era stato capace di uscire, diventando anche esempio in tutta la regione con la nascita della prima associazione antiracket, della quale tra l’altro fa parte lo stesso Morano. Le tante presenze sabato in piazza fanno ben sperare. «Tutti dobbiamo avere il coraggio di agire in modo che il nostro futuro non sia né nero né grigio, ma roseo», aveva detto il sindaco Alessandro Cannatà annunciando la costituzione di parte civile dell’amministrazione comunale contro i responsabili degli attentati. Certo il clima è pesante. Ma come aveva avvertito il consigliere comunale Silvio Gangemi «è proprio quello che vogliono: creare terrore per poi tornare ad una nuova stagione delle estorsioni». In altre parole i mafiosi assicurano: “Se paghi siamo noi a poterti garantire sicurezza”. Ma non basta il contrasto, avverte il vicario generale della diocesi di OppidoPalmi, don Pino Demasi, originario di Cittanova. «Occorre rispondere alla trasversalità degli apparti sovversivi con la trasversalità degli onesti, rischiando di persona, sporcandoci tutti le mani, evitando nella nostra vita privata e pubblica la mafiosità dei comportamenti. La resistenza alle mafie è più che un dovere, è un “diritto alla vita”».

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