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Crotone e il riuso sociale dei beni confiscati

Di Angela De Lorenzo (da il Crotonese)* il . Calabria

‘Uso sociale dei beni confiscati in
provincia di Crotone’, si è conclusa con un dibattito pubblico su
questo tema la prima ‘E-state Liberi’ nella provincia di Crotone,
ovvero l’esperienza dei campi di volontariato sui beni e i terreni
confiscati alla mafia promossa da Libera e Wwf, che ha richiamato
oltre 250 giovani provenienti da tutta Italia, mossi dal desiderio di
dare un contributo concreto alla lotta per la legalità.

Gli ultimi ad arrivare sono stati un
gruppo di scout del Piemonte, (di Grugliasco, Torino) che, come altri
gruppi che li hanno preceduti, sono stati ospitati al Cela (Centro di
educazione alla legalità e ambiente), ubicato in località San
Leonardo di Cutro, nei pressi del complesso turistico di Porto Kaleo,
struttura che è un bene confiscato alla mafia, appartenuto in
passato alla famiglia Mannolo.

Proprio qui si è svolto il dibattito
pubblico conclusivo di martedì 24 agosto. Un’iniziativa utile,
oltre che a riflettere sulla risorsa rappresentata dai beni
confiscati, a fare il bilancio di questa prima ‘E-state liberi’
a Isola Capo Rizzuto e Cutro, nel corso della quale i volontari hanno
lavorato per la riqualificazione dell’immobile confiscato che li ha
ospitati (oggi assegnato al comune di Cutro e da questo affidato al
Wwf), tinteggiando le pareti, costruendo staccionate, dipingendo il
cancello che apre il terreno confiscato in località Vermica
appartenuto agli Arena, ripulendo dalle erbacce i margini dei terreni
confiscati assegnati al Comune di Isola…

Ad aprire i lavori è stato il sindaco
di Cutro, Salvatore Migale, che ha ringraziato il Wwf e Libera e
inoltre: “La Prefettura che ha dato un contributo notevole perché
si potessero superare le criticità di questo territorio”. Si è
dimostrato ottimista, Migale, con riferimento alla lotta alla mafia,
convinto che in questo territorio “bellissimo” si possa vincere.
Quello che serve a suo dire è “un’azione corale e
un’associazione come Libera, per questo, ha un ruolo
importantissimo”.

“L’occasione di questo incontro –
ha chiarito Antonio Tata, coordinatore provinciale di Libera – serve
per tirare le somme dell’attività portata avanti dai campi di
lavoro per mezzo dei quali, per la prima volta, si sono confrontate
le esperienze, incrementati i contatti tra le associazioni e le
persone del territorio. Questi giovani – ha aggiunto – hanno scoperto
il nostro territorio, hanno constatato che qui c’è gente che si
difende bene dall’attacco della criminalità, che c’è una parte
positiva”. Tata ha voluto poi ringraziare il sindaco di Cutro
perché senza il sostegno della sua Amministrazione sarebbe stato
impossibile realizzare i campi. “Certo è – ha aggiunto – che da
sola ‘Libera’ non può farcela. Serve coinvolgere la Provincia e
la Regione, perché contribuiscano a valorizzare i beni confiscati e
facciano degli investimenti che aiutino i Comuni”.

Proposte per tutti

Anche Raffaele Martino, vice presidente
del Consiglio provinciale, ha avuto parole di gratitudine nei
confronti dei promotori dell’E-state Liberi. “La questione dei
beni confiscati – ha detto – è un tema vasto del quale vanno
valutate tutte le complessità”. Al proposito ha proposto di
lavorare in particolare sulla prevenzione, sottolineando la necessità
di coinvolgere coloro i quali, segnatamente i giovani, pur
appartenenti a famiglie mafiose, non vogliano far parte della stessa
famiglia e cercano occasioni per cambiare vita. Secondo Martino è
necessaria, inoltre, un’azione di recupero di quegli stessi
soggetti che finora non hanno avuto altra alternativa alla necessità
di rivolgersi, per lavorare, alla criminalità. Convinto del valore
della sua tesi Raffaele Martino ha ribadito la sua proposta in una
nota inviata il giorno seguente alla stampa: “nei progetti di
gestione dei beni confiscati, in particolar modo dei terreni,
coinvolgere quei giovani, che nonostante l’appartenenza a famiglie
notoriamente mafiose vorrebbero intraprendere un percorso diverso da
quello imboccato dai loro familiari”.

Il sindaco di Isola Capo Rizzuto,
Carolina Girasole, prendendo la parola, ha ricordato che molti dei
beni immobili confiscati nel territorio di Isola, tra cui molti
appartamenti, sono stati affidati alle numerose associazioni del
territorio (Le Misericordie, la Prociv, associazioni teatrali).
Quanto ai terreni confiscati, invece, l’Amministrazione comunale ha
fatto una scelta diversa “che – ci ha tenuto a sottolinearlo –
purtroppo non è stata compresa da tutti”. Per la gestione di
questa risorsa, infatti, è stata scelta una strada alternativa e lo
strumento prioritario è rappresentato dalla costituzione, per mezzo
di un bando pubblico, di una cooperativa sociale che lavorerà sui
terreni. “Nessuna strumentalizzazione – ha assicurato decisa il
sindaco – vi è stata da parte dell’Amministrazione comunale, il
progetto nasce insieme con la Prefettura, il Comune di Cutro e la
Provincia. Si darà ai giovani della cooperativa un lavoro onesto,
libero. Avranno la possibilità di produrre bioagricoltura. Questo
non è un progetto calato dall’alto, ma coinvolgerà direttamente
il territorio e i suoi giovani. In questo momento la costituzione di
una cooperativa sociale è la scelta giusta e un impegno concreto”.
E su questo anche il primo cittadino ha chiesto il sostegno della
Regione.

E, intanto, mentre il dibattito
procedeva, alle spalle dei relatori scorrevano le foto allegre
scattate ai volontari durante la loro avvincente esperienze: giovani
con pennelli, pale e carriole in mano che lavoravano sotto il sole
cocente invece di andare al mare, ma che, nonostante questo, avevano
sempre stampati sui loro volti sorrisi ed entusiasmo.

“È la serata conclusiva
dell’iniziativa ‘E-state liberi!’” ha esordito Davide Pati
della direzione nazionale di Libera rivolgendosi ai ragazzi presenti,
ai quali ha ricordato che proprio in Piemonte, la loro terra, ci sono
molti immobili confiscati come quello che li ha accolti e su cui
hanno lavorato. Pati ha ripercorso anche le esperienze di lavoro
delle cooperative di Libera in Calabria, come La Valle del Marro, in
Sicilia, la Placido Rizzotto, in Puglia, dove una cooperativa produce
il vino a cui è stato dato il nome di un ragazzo albanese di 22 anni
ucciso dalla criminalità. Nonostante le cooperative siano così
tante quest’anno non sono riuscite a soddisfare tutte le richieste
dei giovani che volevano fare i campi, circostanza che conferma la
consistenza numerica dei ragazzi che vogliono impegnarsi in nome
della legalità e che induce ad avere speranza.

Pati ha fatto anche una sintesi
dell’attività di Libera, nata nel 1995, ha ricordato l’esempio
di alcune vittime di mafia, come Rita Atria, ribadendo l’impegno
dell’associazione a tenere sempre accesa la fiaccola della memoria
di tutte le vittime. Con riferimento alla realtà locale, Pati ha
chiarito che Libera “è stata chiamata qui dalla Prefettura di
Crotone per dare il suo contributo e portare la sua esperienza di
lavoro e legalità”, chiarendo in questo modo che non c’è alcun
interesse a colonizzare il territorio, ma anzi lo scopo è renderlo
protagonista di un cammino verso la legalità”.

Una rivoluzione culturale

“Benvenuti in questa bella terra, che
spero sia stata con voi accogliente come sanno essere i calabresi. Il
mio augurio è che possiate ritornare ancora tante altre volte”.
Così ha salutato gli scout piemontesi l’assessore regionale
all’Ambiente, Francesco Pugliano. Anche lui ha espresso gratitudine
a Libera e al Wwf per la loro attività e soprattutto per aver
organizzato il dibattito. “Riunioni come queste – ha, infatti,
detto – non sono mai esaustive, ne avremmo bisogno di molte altre”.
Momenti simili Pugliano li ha definiti “fortini per una rivoluzione
culturale, una bussola di orientamento”. L’assessore Pugliano non
ha dubbi sulla “qualità della missione di Libera e del Wwf”, per
questo ha invitato a mettere in rete i sindaci che sono il primo
baluardo contro la criminalità ed ha promesso: “Farò, tutto
quello che mi sarà possibile fare a favore di questa battaglia”.

Paolo Asteriti del Wwf provinciale ha
espresso tutta la sua gratitudine nei confronti dei giovani
volontari, che, paradossalmente, pur di venire a dare il loro
contributo per la legalità “hanno anche pagato per lavorare qui da
noi”, confermandosi modelli di responsabilità e senso civico.

La lunga serata è stata conclusa da
uno dei ragazzi scout di Grugliasco, il quale ha dichiarato
soddisfatto, a conclusione della sua esperienza in Calabria, di avere
incontrato “delle persone meravigliose. Faremo tesoro – ha promesso
– di ciò che abbiamo visto e capito e diffonderemo queste conoscenze
ed esperienze nella nostra terra”.

Alla fine ci si è salutati con un
augurio guardando al futuro, lanciato da Davide Pati: “si
continuerà a lavorare assiduamente sui terreni confiscati, il
prossimo anno l’esperienza dei campi di lavoro sarà replicata, ma
sarà ancora più ricca perché a parlare da questo tavolo ci saranno
i giovani della cooperativa che sarà già nata”.

*ha collaborato Giovanna Calvo

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