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Il racket delle estorsioni a Niscemi

Di Gaetano Liardo il . Sicilia

Il duplice attentato incendiario che in 48 ore ha danneggiato due attività commerciali di Niscemi desta preoccupazione per l’amministrazione comunale. Il sindaco Giovanni Di Martino, componente dell’esecutivo di Avviso Pubblico, lancia l’allarme e contemporaneamente un invito alle forze economiche niscemesi a fare fronte comune contro la violenza mafiosa. «Dobbiamo unirci e fare quadrato contro quello che sta accadendo nella nostra città. Nei prossimi giorni – dichiara il sindaco in una nota – chiederò al Prefetto con il Comitato Speciale Ordine Pubblico e Sicurezza per fare luce sui gravi fatti che si stanno verificando a Niscemi».
Il duplice attentato di ferragosto non è un fatto isolato. Durante l’anno, infatti, sono stati registrati numerosi incendi intimidatori. Auto o attività commerciali sono state date alle fiamme a chiaro scopo intimidatorio. «E’ un fato drammatico- commenta Di Martino – segno che gli atti mafiosi continuano a operare nella nostra città. Per questa ragione credo che sia più che mai indispensabile che gli operatori commerciali si mettano insieme per dare vita a una associazione antiracket. Già da tempo- aggiunge – abbiamo avviato un importante percorso di legalità che investe anche gli operatori economici, basti pensare al Pacchetto antiracket che prevede l’esenzione dei tributi locali per tutti i commercianti che denunciano il pizzo».
Una situazione, quella niscemese, che non può passare in sordina a causa della forte invasività delle famiglie mafiose nel territorio. Una presenza più “silenziosa” rispetto alla fase stragista a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, segnata da sparatorie e regolamenti di conto alla luce del sole e che ha visto Niscemi pagare un durissimo prezzo in termini di vittime innocenti. Più “silenziosa” ma non meno allarmante. Il crimine organizzato ha affinato le proprie armi riuscendo ad inquinare il tessuto economico legale. Dal controllo della produzione agricola al riciclaggio di denaro sporco fino ad attività economiche in diverse regioni italiane, ultima in ordine di tempo la Lombardia. 
L’invito dell’amministrazione comunale va nella giusta direzione. Un’associazione anti –  racket potrebbe dare un adeguato sostegno ai commercianti vessati dal racket delle estorsioni. Un atto di coraggio e la riconquista di spazi di democrazia, quella che può garantire il libero mercato troppo spesso drogato dai boss.

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