A Corleone l’ultimo bene confiscato alla mafia da oggi è a disposizione della collettività. Nel centro storico di Corleone nel Cortile Colletti in un immobile di due piani confiscati alla famiglia Provenzano, è stata inaugurata la Bottega della Legalità, dove saranno venduti i prodotti delle cooperative che lavorano nei terreni confiscati alla mafia e il Laboratorio della Legalità, dove si potranno vedere circa cinquanta opere pittoriche del maestro partinicese Gaetano Porcasi, che raccontano visivamente 100 anni di storia della mafia e dell’antimafia. Il Laboratorio è un’associazione di associazioni voluta dal Comune di Corleone. La struttura è stata inaugurata alla presenza dei ministri dell’interno e della Giustizia Maroni, del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Letta e tra gli altri del capo della polizia, Manganelli, dei comandanti dei Carabinieri e della GDF, Gallitelli e Di Paolo. Presenti anche i sindaci del Consorzio Sviluppo e Legalità e Don Luigi Ciotti, Presidente di Libera.
Il Sindaco di Corleone, Antonino Iannazzo, ha dichiarato che da oggi “la casa di Provenzano è tornata allo Stato e ai corleonesi”. Ha parlato anche del fatto che questa terra ha fatto passi avanti e che “non abbiamo paura di stare in questo immobile con voi e di restarci”. Il Ministro Maroni ha parlato dei risultati del Governo nel contrasto alle mafie e in particolare dell’importanza dell’Agenzia dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Ha ringraziato le forze dell’ordine e la magistratura per il lavoro svolto quotidianamente ma anche i sindaci che sono in prima fila. Parlando della giornata ha detto – “oggi è un momento commovente ed emozionante, un atto simbolico molto importante che evidenzia lo sforzo fatto per sequestrare i beni ai mafiosi e metterli a disposizione della comunità”. Ha concluso – inoltre – sottolineando che così come un tempo Corleone era il simbolo della mafia e oggi è diventata il simbolo dell’antimafia.
Dopo la visita degli ospiti, la struttura è stata aperta al pubblico e l’immobile è stato riempito dai volontari del progetto Liberarci dalle Spine, che lavorano nei terreni confiscati. In modo festoso e cantando i “cento passi” si sono riappropriati di quel bene che per alcune ore è stato blindato per accogliere i rappresentanti dello Stato italiano.