Bologna non dimentica
Un corteo che ha attraversato la città è partito stamani alle 9.40 da Piazza del Nettuno e ha raggiunto la stazione di Bologna dove quel 2 agosto del 1980, alle 10:25, nella sala d’aspetto, affollata di viaggiatori, un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, esplose, causando la morte di 85 persone e oltre 200 feriti. La verità sui mandanti di questa strage è ancora avvolta nel mistero, rallentata da depistaggi, e frenata dal segreto di Stato. Oggi per la prima volta dopo trent’anni nessun esponente del Governo è presente alla commemorazione (sarà rappresentato dal Prefetto, Angelo Tranfaglia). Accanto ai famigliari delle vittime della strage di Bologna, fra gli altri, Agnese Moro, figlia del presidente della Democrazia Cristiana ucciso dalle BR e Marco Alessandrini, figlio del giudice ucciso da Prima Linea. «La trasmissione della memoria di quel tragico fatto e di tutti quelli che in quegli anni hanno insanguinato l’Italia – ha dichiarato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano nel suo messaggio inviato ai famigliari delle vittime – non costituisce solo un doveroso omaggio alle vittime di allora, ma impegna anche i magistrati e tutte le istituzioni a contribuire con ogni ulteriore possibile sforzo a colmare persistenti lacune e ambiguità sulle trame e le complicità sottese a quel terribile episodio».
Trenta lunghissimi anni sono trascorsi da quel tragico 2 agosto 1980. Una intensa battaglia giudiziaria e civile, nella quale è stato fondamentale l’impegno dell’Associazione famigliari delle vittime della strage di Bologna, è giunta ad una sentenza definitiva della Corte di Cassazione il 23 novembre 1995. (Leggi qui per approfondimenti) che ha condannato all’ergastolo, quali esecutori dell’attentato, Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, dei Nar (che si sono sempre dichiarati innocenti). Per le deviazioni delle indagini che si sono messe in moto in molteplici direzioni, invece, l’ex capo della P2 Licio Gelli, l’ex agente del SISMI Francesco Pazienza e gli ufficiali del servizio segreto militare Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte sono stati condannati per aver depistato le indagini. Il 9 giugno 2000 la Corte d’Assise di Bologna ha emesso nuove condanne per depistaggio: 9 anni di reclusione per Massimo Carminati, estremista di destra, e quattro anni e mezzo per Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del SISMI di Firenze, e Ivano Bongiovanni, delinquente comune legato alla destra extraparlamentare. Ultimo imputato per la strage è Luigi Ciavardini, con condanna a 30 anni confermata nel 2007. Anche lui continua a dichiararsi innocente. (Leggi qui documento integrale).
Dopo sei anni la legge 206/2004 sui parenti delle vittime della strage di Bologna «è ancora in gran parte non attuata» e perciò «la delusione dei familiari delle vittime è grande. Questo dà la misura della mancata doverosa attenzione, nei confronti delle vittime, dei governi che si sono succeduti dal 2004 a oggi. L’assenza del Governo, oggi, ne è la conferma». Così Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione familiari vittime della strage di Bologna, ha commentato la mancanza del Governo al trentennale della strage, aggiungendo anche: «all’inizio di questa legislatura abbiamo avuto le assicurazioni e le promesse del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del sottosegretario Gianni Letta, del ministro della Giustizia Angelino Alfano, del ministro dell’ Interno Maroni, ma nulla è stato fatto». Il presidente dell’ Associazione ha, inoltre, ricordato il «triste tentativo di immiserire la manifestazione che è in corso ora» riferito alla commemorazione di quest’anno.«Quasi che molti politici – ha spiegato – si fossero stancati dei cittadini che scendono in piazza per ricordare e pretendere giustizia. Questa manifestazione, la solidarietà e la partecipazione dei cittadini che ogni 2 agosto vogliono farci sentire la loro vicinanza, non è un elemento di disturbo da eliminare, ma un segno di una società civile vitale, che non è disposta a farsi zittire da chi vorrebbe avere a che fare con sudditi e non con cittadini, dotati di senso critico e di volontà di partecipazione alla vita democratica». La piazza ha salutato Bolognesi con un lungo applauso.
«In questo paese esiste un grumo cancerogeno che ha attraversato 30 anni di storia italiana – ha concluso Bolognesi – facendo stragi, uccidendo magistrati e politici scomodi, auto -tutelandosi presso le istituzioni e utilizzando anche una strana connivenza con certa stampa, secondo un perfetto disegno piduista». Un grumo che – secondo il presidente dell’associazione – «accomuna eversione nera, massoneria, settori deviati dello Stato e banda della Magliana. E il recente arresto di Flavio Carboni, inquietante crocevia di questa espressione criminale, dimostra l’attualità di quelle alleanze». Bolognesi non ha mancato di ricordare che ad eseguire materialmente la strage sono stati «i neofascisti dei Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini», sottolineando che «hanno scontato condanne pagate a prezzi di saldo: non esiste detenuto in Italia che abbia goduto di maggiori benefici». Inoltre, ha accennato alla pista internazionale proposta dalla commissione Mitrokin: l’ Associazione è convinta che questa pista «subirà lo stesso misero esito delle precedenti piste. A questo punto sarà necessario che la Procura di Bologna riprenda le indagini sui mandanti per colpirli come meritano». Infine un accenno all’arresto dell’estremista di destra Gennaro Mokbel, «indicato come responsabile del riciclaggio di ingentissimi capitali illegali – ha ricordato Bolognesi – e legato alla ‘ndrangheta e alla banda della Magliana, con infiltrazioni nella massoneria e nelle forze dell’ordine». Bolognesi ha aggiunto che ci sono «decine e decine» di telefonate intercettate tra Mokbel, sua moglie e Mambro e Fioravanti che «emergono come veri e propri consulenti politici».
Una vicenda fra le più complesse e delicate della storia della Repubblica non ha trovato ancora una verità giudiziaria sui responsabili di quel massacro e sulle motivazioni e coperture politiche che portarono ad insabbiare alcune verità sostituendole con altre. Rimangono sconosciuti i mandanti della strage. A questo livello le indagini si sono arenate, i segreti di Stato sono stati apposti a sigillo di questa e altre stragi che hanno insanguinato il Paese e hanno reso fragile e incompiuta la nostra democrazia. All’inizio del 1984 iniziò la raccolta di firme in calce alla proposta di legge di iniziativa popolare per “L’abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo”. Consegnata all’On. Francesco Cossiga, allora Presidente del Senato, il 25 luglio 1984, corredata da circa 100.000 firme. Successivamente il 2 agosto 1995 il Senato approvò di nuovo una legge che ha lo stesso titolo di quella proposta dai familiari delle vittime: “abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo” ma il contenuto prevede ancora la possibilità di porre il segreto di Stato per quei reati. Alla fine del 1995 anche una Commissione d’inchiesta provò a mettere ordine su quei fatti e i numerosi depistaggi (leggi qui sul depistaggio). Presidente della “Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi” costituita alla fine del 1994, viene nominato il senatore Giovanni Pellegrino. Un anno dopo il senatore redige una pre-relazione stampata nel volume “Luci sulle stragi”: l’Associazione dei familiari delle vittime della strage ne hanno disapprovato
il contenuto.
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Da trent’anni i famigliari con impegno costante e rispettoso delle istituzioni chiedono con fermezza alla politica, allo Stato, di dare le risposte che per anni sono state disattese. Il Governo oggi è chiamato a rispondere, ma alla commemorazione dopo trent’anni (molti dei quali fatti di contestazioni e fischi indirizzati proprio agli esponenti delle istituzioni) non solo in si è presentato ma, per voce del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Carlo Giovanardi ha commentato cosi la piazza di Bologna: «bene ha fatto il governo quest’anno a non partecipare». «La strage, che colpi cittadini inermi di tutte le età e di tutti i partiti, sin dai funerali del 6 agosto, a cui partecipai come neo eletto consigliere regionale dell’Emilia Romagna – sottolinea l’esponente dell’Esecutivo – fu strumentalizzata per creare una bolgia di insulti e sputi nei confronti del Governo di allora, che colpirono particolarmente Craxi e Cossiga. Bene ha fatto quest’anno il Governo a non partecipare ad un rito che per troppi non è un momento di ricordo e commemorazione delle vittime di quella tragedia».
Per maggiori informazioni: www.stragi.it
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