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Tra Stato e mafia pace o guerra?

di Andrea Zummo e Davide Pecorelli (da liberapiemonte.it) il . Interviste e persone

I fatti di cronaca che riempiono i
quotidiani raccontano una storia strana. Difficile comprenderne la
“morale”. Se da una parte le mafie devono fare i conti con
arresti eccellenti, operazioni che decimano l’ala militare
dall’altra il malaffare sembra avere la strada spianata da
interventi legislativi di dubbia utilità. Non si contano poi le
accuse alla politica per corruzione, appoggio alla malavita, condotte
poche edificanti. E poi la verità sulla stagione delle stragi del
’92, periodo buio della nostra recente storia, attorno alla quale
si addensano ombre, connivenze, depistaggi, mezze verità e falsità
accertate. Per cercare di dare un senso ai fatti degli ultimi mesi,
abbiamo sentito tre persone, tre uomini che giornalmente fronteggiano
la violenza mafiosa a viso aperto. GianCarlo Caselli, procuratore
della Repubblica di Torino, Giulio Cavalli, attore e politico in
Lombardia e Pino Maniaci, direttore dell’emittente locale TeleJato.

A loro, che “abitano” da tempo il
Salvagente, abbiamo posto tre domande per interpretare la
schizofrenia avvertita negli ultimi mesi.

 

Come valuti questa stagione, in cui da
una parte si sta colpendo pesantemente l’ala militare della mafia
(arresti di latitanti, retate di polizia, sequestri per un valore di
miliardi) e dell’altra la politica è sempre più accusata di
collusione (P3, appello di Cuffaro e Dell’Utri…)? C’è un nesso
tra le due cose?

GianCarlo Caselli Il Governo rivendica
compiaciuto i durissimi colpi assestati all’ala militare delle
varie mafie. In realtà i risultati positivi sono merito delle forze
dell’ordine e della magistratura. E sono meriti conseguiti sul
campo a dispetto della carenza di mezzi e risorse (denunziata più
volte anche pubblicamente senza che il Governo si senta in dovere di
intervenire). Certo è che se le forze dell’ordine coordinate dalla
magistratura arrestano un mucchio di mafiosi, ma poi (volendo fare
solo alcuni esempi) Mangano resta sempre un eroe ed i Pm sono un
cancro da estirpare; se un signore colpito da provvedimento di
cattura per fatti di camorra rimane a lungo, ciò nonostante,
sottosegretario….ecco un quadro che presenta anche contraddizioni.
Dovute forse al fatto che sempre più spesso si registra, nella crisi
e sofferenza che caratterizzano l’attuale stagione della giustizia,
la perdita del significato comune delle parole, un loro uso distorto
o deviato, con uno scarto crescente rispetto alla verità.

Giulio Cavalli Io credo che in realtà
bisogna tenere slegato il lavoro della magistratura e delle forze
dell’ordine da quello del Governo, nonostante il Ministro Maroni se
ne prenda tutti i meriti. Le operazioni, come le ultime che hanno
smascherato le attività della ‘ndrangheta al Nord, hanno dietro
anni di lavoro. Certo è che se il Governo insiste solo sull’ala
militare è chiaro l’obiettivo: distogliere l’attenzione dal
terzo livello.

Pino Maniaci È la prova provata che la
mafia si sta evolvendo e quando abbiamo lanciato l’allarme dei
colletti bianchi avevamo ragione. Se la mafia è in difficoltà
qualcuno gli viene in contro, pensiamo a ciò che sta emergendo su
Cosentino e Dell’Utri. Chi ha cantato vittoria per la sentenza
Dell’Utri ora viene smentito, anzi è peggio: qui si sta accusando
il senatore del Pdl di avere rapporti, non solo con Cosa Nostra, ma
anche con l’Ndrangheta.

I mafiosi stanno subendo senza reagire,
questa colossale offensiva; c’è da preoccuparsi, temere una pace o
una guerra?

GianCarlo Caselli Le potenzialità
della criminalità mafiosa di reagire con attentati – praticando la
violenza terroristica – all’offensiva che è costretta a subire,
restano intatte. Se e quando i mafiosi vi faranno eventualmente
ricorso è circostanza legata ad una molteplicità di fattori e di
variabili, per cui è davvero impossibile esprimere giudizi o fare
previsioni.

Giulio Cavalli Stato e criminalità
organizzata giocano sullo stesso campo e quindi o convivono o si
combattono. La domanda è: questi arresti fanno parte di una
convivenza di cui alcuni ne fanno le spese per una pax ad i alti
livelli oppure si è deciso di sferrare un attacco deciso alla
malavita?

Pino Maniaci Sta emergendo l’esistenza
di una nuova loggia massonica, chiamata P3. Questo la dice lunga
sull’atteggiamento della mafia, che per ora sta buona, nonostante
gli arresti, perché convinta dei provvedimenti che si stanno varando
in Parlamento. Se passa la “legge bavaglio” calerà il silenzio
sul tema mafia e non ci sarà bisogno di alcuna guerra.

Maroni si vanta molto dell’impegno di
questo governo nella lotta alla criminalità organizzata. Ma è lo
stesso governo che vuole distruggere lo strumento delle
intereccetazioni, che prova a mettere all’asta i beni confiscati,
che rifiuta qualsiasi tesi sul cosiddetto terzo livello. Schizofrenia
o acuta strategia?

GianCarlo Caselli Premetto che io ho
avuto modo, quand’ero Procuratore a Palermo, di apprezzare il
Ministro Maroni, già allora agli Interni e positivamente attento ai
problemi riguardanti il contrasto del crimine mafioso. Ma oggi, sulle
intercettazioni, non posso non rilevare come la progettata riforma si
tradurrà in un siluro sotto la linea di galleggiamento delle
indagini e quindi in un sostanziale sabotaggio della sicurezza dei
cittadini, che proprio nelle intercettazioni trova il suo principale
baluardo protettivo. Una contraddizione per chi parla di tolleranza
zero facendo della sicurezza il suo cavallo di battaglia. Quanto ai
beni confiscati, è merito indiscutibile del Governo aver finalmente
creato (erano anni che la si chiedeva…) l’Agenzia, ma si pone in
contraddizione con questa linea il “vulnus” arrecato a principi
che dovrebbero essere non negoziabili, prevedendo la possibilità che
i beni confiscati siano venduti e quindi che i mafiosi possano, di
fatto, in qualche modo riprenderseli. Quanto al “terzo livello”,
rifiutarlo a prescindere può portare ad analisi e valutazioni
fuorvianti. Già Falcone, nella seconda metà degli anni ’80,
constatando che restavano senza risposte la sue pressanti richieste
di una normativa che regolasse la materia dei pentiti, ammoniva: “Se
è vero, com’è vero, che una delle cause principali, se non la
principale, dell’attuale strapotere della criminalità mafiosa
risiede negli inquietanti suoi rapporti col mondo della politica e
con centri di potere extraistituzionale, potrebbe sorgere il
sospetto, nella perdurante inerzia nell’affrontare i problemi del
pentitismo, che in realtà non si voglia far luce sui troppi,
inquietanti misteri di matrice politico-mafiosa per evitare di
rimanervi coinvolti
”. Ovviamente la citazione ha il solo scopo di
sottolineare che il “terzo livello” è coessenziale alla mafia,
senza che da ciò si possano ricavare conseguenze su posizioni
individuali odierne di questo o quel soggetto.

Giulio Cavalli E’ una strategia
pubblicitaria, capace di dare ottimo risultati . Lo sanno e
continuano a percorrere questa strada. Siamo un popolo servile e
inconsapevole e allora il gioco del Maroni di turno riesce ad
attecchire bene.

Pino Maniaci Maroni ha morso, anni fa,
un poliziotto e oggi fa il Ministro dell’Interno; negli anni ’90
la Lega accusava Berlusconi di essere mafioso: Camilleri su simili
paradossi scriverebbe libri. Nonostante i tagli del Governo alle
forze di polizie e alla magistratura, si continuano ad arrestare
membri della mafia, ma non è merito di Maroni o di questo governo,
ma di chi quotidianamente e con pochi strumenti lavora per questo; se
si tagliano le intercettazioni telefoniche, sarà la rovina
definitiva. Quella legge va ritirata completamente, non soltanto
modificata. Maroni dovrebbe farsi prima un esame di coscienza e
pensare a cosa fa il Governo di cui fa parte, e poi decidere cosa
fare da grande.

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