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Tra “munnezza” e indifferenza “crescono ancora le pesche”

Di Aldo Cimmino il . Campania



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Anche quest’anno Estate Liberi in
provincia di Napoli fa tappa a Giugliano. Anche quest’anno si
compie il “munnezza tour”. Ebbene sì, nonostante i proclami e le
dichiarazioni ufficiali, l’emergenza rifiuti non è terminata.
Basti dire che le discariche abusive della camorra, nella provincia
di Napoli, sono perfettamente funzionanti a differenza
dell’inceneritore di Acerra, un mostro dormiente che rappresenta il
simbolo di una gestione scellerata di fondi, oltre che una non
volontà politica di risoluzione della questione rifiuti in Campania.
Che la “munnezza” è ancora un problema, se ne sono accorti anche
i ragazzi del campo estivo di Libera. I giovani volontari, che sono
ospitati dalla Casa della Pace e della Nonviolenza nel bene
confiscato a Castellammare di Stabia, sono stati oggi impegnati in un
“giro turistico”, visitando innanzitutto il Cea (Centro di
educazione ambientale) ottenuto a seguito di una rivalutazione
ambientale e che è centro di interesse per scuole e istituti, poi le
discariche più o meno abusive della provincia di Napoli.

E già, più
o meno abusive perché molte delle discariche illegali, realizzate e
avallate dalla camorra, sono poi sovrastate da una serie di siti di
stoccaggio cosiddetti legali, insomma voluti dallo Stato. La
sensazione è che questo luogo della “Repubblica Italiana”, sia
stato completamente dimenticato. Lo Stato non è presente; alle
istituzioni non interessa sapere che Giugliano, ogni sera, brucia.
Lungo le strade giuglianesi, costeggiando terreni che ingurgitano
tonnellate di rifiuti, sono infatti riversati altri materiali che
formano quello che viene definito dagli esperti, il letto di
combustione. La camorra sversa liquami e altre sostanze tossiche e dà
fuoco alle stesse. In queste semplici operazioni, che arrecano un
gravissimo danno ambientale, si snoda uno dei principali metodi di
smaltimento illecito di rifiuti tossici e non, oltre a garantire
l’impossibilità di identificare le sostanze che vengono eliminate
illegalmente. Ogni sera dunque, da questi luoghi, si innalzano fumi
neri, segno che la criminalità organizzata è all’opera. A lavoro
come in un’ enorme fucina costituita da quei territori che, oggi
sono tristemente conosciuti come il “Triangolo della morte”.

Le
falde acquifere contaminate, i terreni violentati; un’intera zona
sotto lo strapotere delle ecomafie che fa affari con imprenditori del
nord. In questo scenario, a dir poco avvilente, non si può fare a
meno di notare che, nonostante tutto, su queste terre “crescono
ancora le pesche”. Si perché su questo particolare si sono
soffermati i volontari di Estate Liberi. Rifiuti di ogni specie e
genere, eppure la terra produce ancora i suoi frutti. In quelle
pesche, i volontari hanno raccolto la loro indignazione e la loro
rabbia. Non sono riusciti a contenere le loro lacrime, segno di
profonda amarezza nel vedere una città abbandonata a se stessa e
allo stesso tempo costatare la presenza di alcuni baluardi che
instancabilmente, difendono la propria terra. Oggi quelle pesche in
mezzo a quei rifiuti hanno smosso delle coscienze e aperto nuovi
fronti di battaglia. La gente vuole conoscere per raccontare. Tutti
dovrebbero vedere i “luoghi della vergogna” per comprendere le
molteplici responsabilità che oggi si traducono in improduttività,
disagio sociale e aumento i rischi cancerogeni. Giugliano non è sola
ma accoglie il contributo e anche la rabbia e l’indignazione di
quanti hanno compreso che il problema camorra, ‘ndrangheta, mafia o
comunque la si voglia chiamare, è un problema italiano che coinvolge
tutti. Di quanti hanno visto che nonostante tutto a Giugliano
“crescono ancora le pesche”.

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