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Non lasciamo soli i magistrati in terra di Gomorra

Di Peppe Ruggiero il . Campania

Non si spara piu’ nel casertano. Ed in terra di Gomorra  quando vige il silenzio, tanto silenzio, c’è da preoccuparsi. I segnali  che arrivano al Pool  anticasalesi della Direzione Distrettuale antimafia sono inquietanti. Minacce, intimidazioni, la scoperta di un  piano per uccidere  Alessandro Milita, il magistrato che ha scritto e seguito le più importanti inchiesti contra l’ecomafia dei rifiuti gestita dai casalesi.

Mezzo milione di euro come ricompensa da parte di un famoso colletto bianco dell’ecomafia campana tra camorra e massoneria ad un killer per far fuori il Pm Milita. E ancora un bravo investigatore casertano trasferito temporaneamente a Roma per motivi  precauzionali. Un clima pesante che spinge il Procuratore Aggiunto Federico Cafiero de Raho, coordinatore del pool della Procura che si occupa delle  inchieste sul potentissimo clan casertano, sempre  equilibrato e non  abituato a lanciare allarmi generici ad affermare “ .

Tutti quelli che in questo momento si sono posti in netto contrasto con il clan dei Casalesi devono essere considerati a rischio.” C’e’ troppo malcontento  all’interno del clan dei Casalesi. Troppa pressione  investigativa, troppi sequestri, troppi beni confiscati al loro  portafoglio. Voci dal carcere parlerebbero addirittura che i grandi boss vedrebbero di buon  occhio una reazione di stampo stragista che porti a colpire i magistrati come fece la mafia nel 1992 con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

In questo scenario ancora una volta si  devono accendere uno, due, cento riflettori. Far conoscere al paese intero quello che  sta succedendo in terra casertana. Soprattutto oggi che non si spara. 
I magistrati devono sentire la vicinanza e la  partecipazione di tutti. Indistintamente. I criminali devono capire che le loro vigliacche intimidazioni non possono minimamente ostacolare il corso della  giustizia. E questo può succedere se alla solidarietà  affianchiamo la partecipazione e l’assunzione di responsabilità. Le parole non bastano più. Gli organi e le istituzioni preposti a garantire la sicurezza in questo momento facciano tutto per prestare massima  attenzione sotto il profilo della tutela di tutti coloro che sono impegnati sul campo.

Ora più che mai è necessario mantenere la schiena dritta e proseguire sulla strada intrapresa nel rispetto della legalità, della verità  e della giustizia. E non lasciare soli i magistrati in terra di Gomorra.

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