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‘Pandora’, un nuovo processo per i clan di Isola Capo Rizzuto

Di Domenico Policastrese (da Il Crotonese) il . Calabria



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Per le cosche di Isola Capo Rizzuto si
profila un nuovo maxi processo. Il sostituto procuratore della Dda di
Catanzaro Sandro Dolce ha infatti chiesto il rinvio a giudizio di 49
persone coinvolte nell’operazione denominata ‘Pandora’. Quella
portata a termine il 26 novembre dello scorso anno dagli
investigatori della squadra Mobile di Crotone che in quella occasione
eseguirono 35 ordinanze di custodia cautelare in carcere, mentre
altri due indagati, in quel frangente, riuscirono a sottrarsi alla
cattura ma furono acciuffati qualche mese più tardi.

Cappa di estorsioni

Insieme ai mandati di cattura, i
poliziotti eseguirono anche il sequestro di un ingente quantitativo
di beni mobili e immobili per un valore stimato in 40 milioni di
euro, nella disponibilità degli uomini delle cosche: terreni,
appartamenti, autovetture, quote societarie.

Un’indagine, quella scaturita
nell’operazione Pandora, che ha permesso di ricostruire dieci anni
della storia criminale di Isola Capo Rizzuto, contrassegnati da una
cruenta guerra tra clan rivali, ma anche da imponenti traffici di
droga e armi, da una soffocante cappa di estorsioni imposte ad
imprenditori della zona come del nord Italia. Un’indagine che
essenzialmente ha decapitato la cosca Nicoscia, un tempo alleata
degli Arena, e grazie alla quale è stata fatta luce su diversi fatti
di sangue; a cominciare dall’omicidio di Pasquale Tipaldi, ucciso a
Isola Capo Rizzuto il 24 dicembre 2005, dal quale ha preso le mosse
il lavoro degli investigatori; il clamoroso agguato a Carmine Arena,
ucciso a colpi di bazooka il 2 ottobre 2004; il tentato omicidio del
quale era rimasto vittima in precedenza lo stesso Arena; l’omicidio
di Mario Manfredi, assassinato il 3 dicembre 2005 mentre rientrava in
carcere; il tentato omicidio di Vincenzo Riillo, avvenuto l’11
aprile 2006.

E’ stata fatta luce, ancora, sul
tentativo delle cosche di Isola Capo Rizzuto di instaurare una pax
mafiosa che aveva l’obbiettivo di porre un argine a questo fiume di
sangue ma soprattutto di non disturbare i lucrosi affari delle
famiglie. Come le estorsioni che venivano compiute nel crotonese ai
danni di noti complessi turistici, dall’Hotel club Le Castella alla
Baia degli Dei, dal villaggio Valtur all’hotel San Francesco, dai
quali i clan avrebbero preteso somme di denaro ma anche assunzioni e
forniture di alimenti e merci varie; un modello esportato fino
all’Emilia Romagna dove diversi imprenditori calabresi pagavano
regolarmente il pizzo, tanto che in un primo momento gli inquirenti
hanno sospettato che fossero collusi con la ’ndrangheta, salvo poi
accertarne la natura di vittime.

Non a caso ora sono stati tutti
indicati dalla Procura distrettuale come parti offese, accanto alla
Presidenza del consiglio dei ministri, al ministero della Giustizia e
al ministero dell’Interno.

Agli atti del processo, oltre
all’informativa della squadra Mobile di Crotone e ad una grande
mole di intercettazioni, sono confluite le dichiarazioni dei
collaboratori di giustizia Angelo Salvatore Cortese, Luigi
Bonaventura, Domenico Bumbaca, Vincenzo Marino, ma anche da uno degli
imputati: Francesco Carissimo, divenuto a sua volta collaboratore di
giustizia ma al quale, nel frattempo, è stato revocato il programma
di protezione.

Nella sua richiesta di rinvio a
giudizio il sostituto procuratore Dolce ha ravvisato la necessità di
fissare tempestivamente l’udienza preliminare, dal momento che il
prossimo 25 novembre scadranno i termini di custodia cautelare per
numerosi imputati detenuti. E soprattutto ha separato la posizione
degli imputati che rispondono degli omicidi di Carmine Arena e di
Pasquale Tipaldi.

Giudizio immediato

Il pm Dolce, infatti, chiederà il
giudizio immediato per Vincenzo Corda, Pasquale Manfredi, Francesco
Nicoscia di 46 anni, e Salvatore Nicoscia, accusati di aver
organizzato ed eseguito l’agguato contro Carmine Arena, ucciso a
colpi di bazooka nell’auto blindata sulla quale viaggiava insieme
al cugino Giuseppe Arena. La responsabilità di questo delitto viene
inoltre attribuita a Pasquale Nicoscia e a Francesco Capicchiano, che
furono a loro volta assassinati dopo quel clamoroso agguato.

Giudizio immediato anche per Salvatore
Nicoscia, Pasquale Manfredi, Vincenzo Corda, Paolo Corda, Michele
Pugliese, Antonio Gualtieri e Ernesto Grande Aracri accusati
dell’omicidio di Pasquale Tipaldi, che sarebbe stato ucciso per
dare una risposta repentina alla morte di Mario Manfredi. E’
probabile che le posizioni degli imputati che rispondono di questi
due delitti, pertanto, possano confluire nel processo ‘Ghibli’
che si sta celebrando in corte d’assise per il delitto Nicoscia.

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