NEWS

I voti dei Casalesi tra Focone e l’Americano

Di Daniela De Crescenzo il . Campania



org 3.0 (Linux)”>

«Ho appoggiato a Focone, che doveva
andare alla Regione, io non potrei vedere l’Americano. No io
l’Americano ho la fotografia che l’ho votato….»: poche frasi per
raccontare la politica secondo i casalesi. Le pronuncia Nicola
Schiavone, figlio di Luigi, nipote di Francesco, arrestato il 12
luglio nel corso dell’operazione Normandia 2. Il criminale,
intercettato, riesce a spiegare con chiarezza come la pensa il clan:
il Focone in questione è l’ex consigliere regionale Nicola Ferraro,
l’Americano è l’ex sottosegretario Nicola Cosentino. All’epoca dei
fatti, siamo nel 2005, uno milita nel centrosinistra, l’altro è un
esponente di punta del centrodestra. Ma per il clan vanno bene
entrambi, anzi, il fatto che siano schierati su fronti opposti è
addirittura una fortuna: così sono coperti da tutti i lati, come
spiega ancora Schiavone.

Ma non mancano le critiche, soprattutto
per l’Americano accusato di pensare solo a sé. Lo scenario che
emerge è estremamente inquietante: feste elettorali organizzate
dalla cosca, manifesti fatti affiggere a proprie spese, comizi
organizzati nelle imprese gestite dalla malavita. A goderne sono i
candidati giudicati, a farne le spese tutti gli altri. E per i clan
casertani gli amici sono, come risulta dalle intercettazioni,
sopratutto due: Nicola Ferraro e Nicola Cosentino, entrambi di Casal
di Principe, il primo impegnato con una serie di aziende nel settore
dei rifiuti (tutte fulminate da interdittive antimafia dalla
prefettura), il secondo, per i magistrati, deus ex machina del
consorzio Ce4, quello guidato dai fratelli Orsi e al centro di
numerosissime inchieste giudiziarie. Il clan li segue in tutte le
vicende politiche: Cosentino nel 2005 perde le elezioni provinciali,
ma poi nel 2006 diventa deputato. Viceversa Ferraro la spunta in
Regione, ma non arriva in Parlamento.

Come si vincono, o di perdono, le
elezioni in terra di camorra lo racconta anche Michele Froncillo,
pentito dei Belforte, il clan di Marcianise alleato (ma a volte anche
nemico) dei casalesi: «Io stesso ho partecipato alla campagna
elettorale del 2004/2005, in occasione delle elezioni amministrative,
mentre mi trovavo agli arresti domiciliari – dice il malavitoso – Il
tipo di sostegno che mi fu chiesto consisteva nel cercare di far
ottenere, attraverso la mia influenza, più voti al raggruppamento e
al Nicola Ferraro. Mi furono consegnati, a tale scopo, in due diverse
occasioni, 30 mila e 15 mila euro circa. Questi soldi servivano per
organizzare attività pubblicitarie in favore del Ferraro
(attacchinaggio di manifesti elettorali, volantinaggio ecc.) e per
dare alcune somme di danaro alle famiglie bisognose di Marcianise,
che avrebbero contestualmente promesso il loro voto». Un impegno che
ovviamente doveva essere ripagato. Spiega infatti Froncillo ai
magistrati: «Preciso che – ovviamente – a queste persone fu fatto
presente che il candidato dei Belforte era il Ferraro e,
genericamente, che egli sarebbe stato a disposizione per le loro
necessità». Una disponibilità data per scontata tanto da provocare
anche curiosi incidente. Racconta il pentito: «Nel 2006 mi trovavo
in transito presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere nella cella
di fronte a quella di Peppe Misso quando si sparse la voce che il
ministro Mastella aveva dato incarico al D.a.p. ad un tale Ferrara.
Noi credevamo che si trattasse di Nicola Ferraro e Misso disse che –
a quel punto – eravamo a posto perché avremmo avuto il miglior
trattamento penitenziario possibile perché il Ferraro era dei
nostri. Poco dopo, però, sapemmo che non si trattava di Nicola».

E Raffaele Piccolo, del gruppo
Schiavone, racconta: «Le elezioni del 2003, 2004 e 2005 sono state
gestite dal clan Schiavone ed anzi direttamente da Nicola Schiavone.
Per quanto riguarda il Comune, Nicola Schiavone impose di votare
Antonio Corvino, Francesco Schiavone il medico, attuale vice sindaco
di Casale. Una volta che Nicola Schiavone fece la sua scelta
indicando queste persone, noi del clan andavamo in giro a promettere
benefici per coloro che le avessero votate, presentandoci come
emissari del clan Schiavone. Che io sappia anche alla Regione vengono
già stabiliti i soldi che devono essere consegnati alle ditte del
clan. Ricordo che mi fu spiegato da Salzillo Bruno che in realtà per
le regionali il clan Schiavone e Nicola in particolare appoggiavano
Nicola Ferraro dell’Udeur. Anche il Cosentino è stato favorito dal
gruppo Schiavone. Il Cosentino infatti è titolare di una impresa di
commercializzazione del gas». E il pentito Amodio racconta la
vicenda del consorzio Acsa 3, la società pubblica che ne rilevò una
privata, la Econova, assorbendone tutti i debiti: una vicenda, o
meglio una truffa, che secondo il malavitosi sul piano politico fu
gestita «attraverso i contatti che, da un lato, aveva Ferraro con
alcuni Sindaci del Centro – Sinistra e, dall’altro, da Nicola
Cosentino». Spiega Oreste Spagnuolo, che con Setola per dieci mesi
mise a ferro e fuoco la Campania prima di pentirsi: «Ricordo che
Ferraro nel 2007 fu avvicinato da Cirillo Alessandro affinché
spingesse sull’amministrazione comunale di Villa Literno per far
assegnare dei lavori relativi alla rete fognaria di quel Comune ad
una ditta a noi legata». Il sindaco di Villa Literno, Enrico
Fabozzi, è stato anche presidente del consorzio unico di bacino nel
periodo nel quale il direttore, Antonio Scialdone, in concomitanza
con la candidatura della moglie alle regionali del 2010, concesse un
tal numero di promozioni da incrementare le spese dell’ente del 20
per cento.

Effetti collaterali di un sistema
perverso: in terra di camorra il politico, che spesso è anche
imprenditore, viene eletto grazie ai clan, poi si sdebita con gli
appalti. E spesso è il deputato o il consigliere regionale a
sceglier i sindaci ai quali procura l’appoggio dei boss. Così
anche i primi cittadini dovranno sdebitarsi e gli appalti sono
assicurati. Non è finita. Racconta Umberto Maiello, un altro
pentito: «Petito Francesco ci ha consegnato nel 2006 dei soldi, a me
e Cecoro Armando, che dovevamo distribuire a conoscenti ed altre
persone di Casal di Principe affinchè votassero per Nicola Ferraro e
Sebastiano Ferraro… Alle persone che si dimostravano disponibili
venivano consegnati € 50,00 ciascuno in cambio del voto che
dovevano dimostrare di aver effettivamente dato al candidato
richiesto mediante una foto della schede elettorale scattata con il
telefonino».

Il clan estende il suo potere anche al
di fuori del casertano e così nel 2006, alla vigilia delle elezioni
politiche, viene intercettata una conversazione di Ferrara con il
legale Filippo Eboli che racconta: «Stasera sono venuti dei miei
clienti che sono dei personaggi che hanno un peso non indifferente,
io non lo so a te interessa solo Caserta, Napoli tutto… allora
questo qua ha detto avvocà …se voi volete siccome adesso tutta…
Secondigliano, Scampia, Vele è cambiato tutto … mò ci sta il
figlio, ci stanno gli altri e tutti quanti, politicamente se vi
interessa qualche discorso …, mi metto a vostra disposizione, però
onestamente io vorrei pure far uscire qualche cosa perché
…pagano…» Il candidato risponde: «E qual’è il problema?». E
l’avvocato: «… l’Udeur ha preso 1000 voti, allora io vi dico ..
vi faccio prendere a Scampia … 2000 voti… 3000 voti tre volte
tanto… quattro volte tanto e poi stabilite voi che mi date, hai
capito o no?… dopo le elezioni». Ferraro non viene eletto, ma il
partito nella zona a nord di Napoli evita la debacle che si realizza
nel resto della città dove raggiunge solo il 2,29 per cento. A
Secondigliano, invece, arriva al 4,95; a Miano al 3,68 e a Scampia al
3,68.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link