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Aziende confiscate a Gioia Tauro, la denuncia di Morcone

Di Anna Foti (www.reggiotv.it) il . Calabria

Inaugurata nel marzo scorso alla presenza del ministro dell’Interno Roberto Maroni, del procuratore nazionale Antimafia Piero Grasso, dell’allora sindaco di Reggio Calabria, oggi governatore della regione, Giuseppe Scopelliti, e del primo direttore, il prefetto Alberto Di Pace, cui solo il mese dopo è succeduto Mario Morcone, l’Agenzia Nazionale per i Beni sequestrati e confiscati alla Criminalità Organizzata con sede a Reggio Calabria ha iniziato il proprio cammino di affermazione della legalità incontrando non poche difficoltà. Qualche traguardo è già stato raggiunto, tra cui una razionalizzazione dei dati relativi ad aziende e immobili sottoposte a sequestro e confisca e l’assegnazione, per fini sociali e istituzionali e in soli pochi mesi, di 114 beni in Sicilia, Campania, Lombardia, Abruzzo, Puglia e 10  in Calabria (l’elenco:http://www.benisequestraticonfiscati.it/AgenziaNazionale/beniConfiscati.htm) Un dato ufficializzato anche in occasione dell’inaugurazione della prima sede decentrata a Roma avvenuta proprio nei giorni scorsi in via dei Prefetti al numero 22. 
Solo l’inizio, spiega il direttore, il prefetto Mario Morcone, già prefetto di Rieti e Arezzo, oltre che già Direttore Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendi e, poi, del Gabinetto del Ministro e nel 2006 capo del Dipartimento delle Libertà civili e dell’Immigrazione. Una personalità poliedrica che si è occupata anche di difesa nazionale e pianificazione civile d’emergenza, Unione Europea e NATO, nonché della normativa concernente la tutela del segreto di Stato e delle intese internazionali in materia di sicurezza e che, nell’ambito della missione delle Nazioni Unite per l’amministrazione temporanea in Kosovo (UNMIK) – nel settembre 1999 ha svolto delle funzioni di “Deputy per la civil administration”, (Pillar II), che costituiva uno dei quattro pillar nei quali si articolava la missione; è stato altresì amministratore ONU della regione e della città di Mitrovica al confine tra Serbia e Kosovo nel marzo 2000. 
Una persona competente, dal prestigioso bagaglio esperienziale, insediatosi lo scorso 26 aprile alla direzione dell’Agenzia Beni Confiscati, considerata la punta di diamante della lotta alla mafia. Istituita con legge nel febbraio del 2010, essa ha sede proprio in riva allo Stretto non solo perché la provincia di Reggio Calabria rappresenta il territorio con il maggior numero  (902 su 1.325) di beni insistenti su di esso in tutta la regione calabrese – terza in classifica dopo Sicilia e Campania – ma anche e soprattutto per rappresentare il segno tangibile di uno Stato presente mentre in Calabria la Procura della Repubblica subisce un attentato e magistrati, giornalisti e amministratori vengono vilmente intimiditi. 
E’ stato proprio il direttore Mario Morcone a spiegarci come stanno procedendo le attività dell’Agenzia, impegnata sul versante del confronto con gli enti locali e i soggetti sociali per quanto concerne la fase squisitamente finale della confisca, ossia l’assegnazione per fini sociali, e sul versante dell’affiancamento della magistratura, nella persona dell’amministratore giudiziario, per quanto concerne il delicato, quanto mai critico e spesso lungo, periodo del sequestro. Proprio in questo momento di notevole aggressione ai patrimoni mafiosi e di fiumi di beni sequestrati dalla magistratura, si leva forte la sua denuncia circa le resistenze riscontrate sopratutto in Calabria in cui il contesto ambientale non favorisce quella rinascita sociale di cui tanto si parla e di cui tanto ci sarebbe bisogno. 
In particolare il direttore Morcone ha denunciato fatti gravissimi e preoccupanti con riferimento a delle aziende sequestrate a Gioia Tauro che adesso, dal momento del subentro dell’amministrazione giudiziaria ossia dello Stato, non godono più di fidi bancari e alla cui gestione non viene ammessa a concessione la stessa amministrazione della Giustizia. Insomma sì al credito a persone, poi incriminate per reati mafiosi, e poi allo Stato nessuna fiducia? Domande che assurgono a paradossi e che fanno indignare perché di indignazione e di voglia di scardinare questo sistema assolutamente deviato, piegato e complice sono cariche le parole del prefetto Mario Morcone.  “E’accaduto un fatto gravissimo nel quale andrò a fondo per capire meglio – ha dichiarato Morcone. Banca Nazionale del Lavoro, Banco di Napoli, Banca di Credito Cooperativo di Cittanova e Cassa di Risparmio di Messina si sono tirati indietro nella concessione del loro credito, accordato fino al giorno prima, ad aziende sequestrate e adesso in gestione all’amministrazione giudiziaria. Mi rendo conto – prosegue il direttore Morcone – che le banche sono dirette da uomini, tuttavia, non si comprende questo atteggiamento che pone in ginocchio aziende in buone condizioni, che ancora offrono garanzie reali e solide, che hanno avuto fino al momento dell’intervento dell’autorità giudiziaria una buona presenza sul territorio e un patrimonio di posti di lavoro da salvaguardare. Ci sono evidentemente dei motivi che con l’ausilio della magistratura e delle forze dell’ordine esplorerò, lo assicuro e lo prometto. Forse pavidità – incalza il direttore Morcone – o altri motivi inconciliabili con un’autentica rinascita civile di questa regione; il punto è che se noi consentiamo a queste persone di porre in essere simili comportamenti, non andremo da nessuna parte”.  
Non accenna ad abbassare il tiro, durante la nostra conversazione il direttore Morcone che annuncia di affrontare la questione con il Ministero dell’Interno interpellando l’Abi, l’associazione delle Banche Italiane di cui è di recente divenuto presidente il direttore di Monte dei Paschi di Siena, il catanzarese Giuseppe Mussari e a cui l’emittente ReggioTv ha già rivolto uno specifico appello. Ma non solo l’Abi, saranno interpellati anche i singoli istituti di credito.  La denuncia del prefetto Morcone non termina qui. Altro episodio preoccupante si registra sempre a Gioia Tauro dove “l’autorità Portuale si è rifiutata di ammettere a concessione l’amministrazione giudiziaria – ha dichiarato il direttore Morcone – per la gestione di uno specchio d’acqua di 2500 metri quadri che fino a qualche giorno prima appartenevano ad un’azienda di diporto nautico e rimessaggio sequestrata del Tribunale di Reggio Calabria con provvedimento di aggressione patrimoniale per reati mafiosi”. 
Dunque sì ad una concessione in mano a chi è stato poi destinatario di provvedimenti penali per reati di stampo mafioso e non la stessa concessione allo Stato.  Dopo queste pesanti denuncie, l’impegno del direttore Morcone e di tutta l’Agenzia è quello di guardare a fondo in queste faccende molto poco chiare e che, senza mezzi termini, lasciano emergere un contesto ambientale spinoso e ostile a qualunque proposta di legalità e intervento dello Stato. Certo è che quando anche le banche e le autorità portuali divengono complici, più o meno consapevolmente, di tutto questo, allora la questione non attiene solo al perseguimento dei mafiosi e all’aggressione del loro patrimonio ma anche e soprattutto alla mancanza volontà concreta e reale, sulle cui cause è doveroso indagare, di estromettere da ogni circuito vitale la mafia. L’agenzia intende farlo, riprendendo la considerazione del direttore Morcone, “demolendo tale contesto ambientale in cui si sta ritrovando ad operare”. 

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