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Mafia: omicidio del 1992 nel nisseno, identificati ed arrestati autori

Da Adnkronos il . Sicilia

A diciotto anni di distanza la Squadra mobile di Caltanissetta ha
fatto luce sull’omicidio di Agostino Reina, 32 anni, ‘stiddaro’ ucciso e
bruciato nel 1992, durante la guerra di mafia a Gela. Secondo la
ricostruzione effettuata dagli investigatori l’uomo fu ammazzato per
aver dato fastidio ai boss Emmanuello. Sono tre i provvedimenti di
custodia cautelare in carcere sono stati emessi dal Gip del tribunale di
Caltanissetta, Alessandra Giunta, su richiesta del procuratore capo
Sergio Lari, del procuratore aggiunto Domenico Gozzo e del sostituto
procuratore Onelio Dodero.
I destinatari sono Davide Emmanuello, 46 anni, gia’ detenuto al
carcere di Milano, di Rocco Manfre’ 65 anni e Maria Rosa Di Dio, 51
anni, nota come “la Maga”, sorella di Orazio Di Dio, ucciso a Gela
durante la guerra di mafia nel 1989 e affiliato a Cosa nostra.
L’operazione e’ stata denominata ‘Mantis Religiosa’. I tre devono
rispondere di omicidio premeditato, in concorso con Alessandro
Emmanuello, fratello di Davide, e del boss Daniele Emmanuello, ucciso 3
anni fa dalla polizia, mentre tentava di sfuggire alla cattura, nel suo
covo di Enna.
Reina fu attirato in trappola con la scusa di un incontro sessuale da
Rosa Di Dio. La donna gli fisso’ un appuntamento in un casolare in
contrada ‘Passo di Piazza’. Una volta giunti nella casa, poco distante
da Gela, la donna con una scusa lo lascio’ solo e a questo punto i
carnefici dell’uomo nascosti in uno stanzino entrarono in azione. Lo
legarono ad una sedia, lo torturano e lo strangolarono. Poi il suo
cadavere venne avvolto in un lenzuolo e portato via da Rocco Manfre’ e
Alessandro Emmanuello. I resti carbonizzati di un corpo furono trovati
in contrada Biviere lungo la strada provinciale Gela – Scoglitti. Lo
scorso aprile, la Squadra Mobile ha estratto il profilo genetico
riesumando il corpo. Decisive per le indagini sono state anche le
dichiarazioni di Crocifisso Smorta e Fortunato Ferracane, vicini al clan
Emmanuello, oggi collaboratori di giustizia.

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