Woody Cash, all’origine della truffa
Un caso estremamente singolare. Una trovata ingegnosa quanto illecita.
Questo alla base dell’avvio delle indagini relative all’operazione
“Woody Cash”, che dal luglio 2007, ‘spalmate’ su un periodo di
esattamente tre anni hanno visto finire nei guai in totale 59 persone.
Tutto partì nel 2007, a luglio, quando sulla scrivania del sostituto
procuratore di Nocera Inferiore Roberto Lenza, arrivò una segnalazione
su alcune vincite ‘sospette’ al lotto e superenalotto e gratta e vinci,
da parte di un super-fortunato. Si trattava di Francesco Cavallaro, 38
anni, di Scafati, titolare della Ge.mo. srl. L’uomo, soprannominato o’
mericano, in poco meno di due mesi tra la primavera e l’estate di tre
anni fa, aveva depositato in banca biglietti vincenti per circa due
milioni di euro. Tutte giocate effettuate con gran fortuna, in tre
ricevitorie di Angri e dell’agro nocerino. Secondo una ricostruzione
sommaria e ancora tutta da verificare nei fatti, fu ritenuto possibile
che potesse trattarsi di un modo di ripulire denaro.
Pagando i
vincitori di tasca e incassando il denaro ‘pulito’ della banca
motivando così un guadagno. Una tesi questa che però non ha mai
incassato il favore delle prove da parte degli investigatori, che pure
al termine del primo blitz “Woody Cash” promisero di approfondire i
fatti. Perché non sia stato fatto è presto detto. E sta tutto in quel
che è venuto fuori dopo. I controlli a carico di Cavallaro infatti
portarono alla scoperta delle tracce che, seguite con attenzione, hanno
definito l’ampio quadro probatorio in merito alla megatruffa delle
false fatturazioni. Prove cartacee e una grossa somma di denaro, che
sequestrati allo scafatese portarono alla definizione di una tesi che,
questa si provata, oltre a Cavallaro, ha visto finire in manette in
manette Luigi Brusciano, 40 anni di Aversa, titolare della Sider-Legno
con stabilimenti a Casandrino e San Marcellino, ma con sede legale a
Napoli, il fratello di quest’ultimo Gabriele, 31 anni, già arrestato, a
marzo scorso, per favoreggiamento nei confronti del boss Giuseppe
Setola, e poi i cugini Gianluca e Giovanni Morvillo, di 34 e 41 anni,
di Angri e Franco Caldo, 65 anni, di Castelvolturno. Oltre poi a tutti
gli indagati per un totale di 59 persone. Cavallaro, i Morvillo,
insieme ai fratelli Brusciano di Aversa, erano e sono secondo l’accusa,
a capo dell’organizzazione.
*da Metropolis
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