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La cosca che in Emilia ha trovato l’America

Di Giovanni Tizian (da La Gazzetta di Modena) il . Emilia-Romagna

I fratelli Pelaggi – Paolo, Davide ed Emanuele – erano i titolari della
Point One con sede a Maranello. Una ditta di commercializzazione di
prodotti informatici. Sono riusciti a frodare il fisco per oltre 90
milioni di euro. Pelaggi Paolo risultava amministratore della Point One
e socio al 99% della Elite Trading srl di Maranello. Con entrambe le
aziende venivano emesse fatture per operazioni inesistenti, un giochino
finanziario che permetteva guadagni fino al 6-7% dell’importo
fatturato.

Nell’affare era entrata la cosca Arena di Isola Capo
Rizzuto. Il trait d’union tra Pelaggi e gli Arena sarebbero Tommaso
Gentile, detenuto da dicembre 2009 in seguito all’operazione Pandora
effettuata tra Reggio Emilia e Isola Capo Rizzuto e il fratello Fiore.
Tommaso Gentile è il figlio di Francesco, arrestato, ad aprile 2009, in
un’altra operazione che ha riguardato la provincia modenese. Francesco
Gentile è nipote del capobastone Nicola Arena e, secondo fonti
investigative, sarebbe” organico alla cosca fin da giovanissima età.
Francesco si sarebbe recato spesso a Sassuolo e Maranello dove era
riuscito ad accendere alcuni conti correnti in due banche del modenese
grazie all’aiuto di una donna residente in zona. Da quest’ultima
operazione emerge il ruolo del figlio di Francesco Gentile, Tommaso,
che avrebbe affiancato, assieme al fratello Fiore, Pelaggi Paolo nella
conduzione degli affari societari, gestendo le operazioni inerenti alle
operazioni inesistenti e procurando, dalle casse della cosca madre,
denaro liquido da immettere nei circuiti legali dell’economia.

E’ una
conferma dell’interesse che le cosche crotonesi covano nei confronti
dell’Emilia, in particolare per Reggio, Modena e Parma. E tra Reggio
Emilia e Modena le cosche cotronesi fanno affari. E non soltanto nel
settore dell’edilizia, del movimento terra e dell’autotrasporto. Le
truffe rappresentano un loro pallino di cui ne aveva parlato il
collaboratore di giustizia Angelo Cortese che ha svelato gli affari
della ’Ndrangheta a Modena, a Reggio e a Parma. «Appena arrivai a
Reggio iniziai con le truffe, creavamo società fantasma per l’acquisto
di escavatori» ha spiegato Cortese. Anche gli Arena usufrusicono del
“bancomat delle’ndrine, come definì Reggio Emilia il collaboratore di
giustizia, ma hanno allungato i tentacoli nella provincia di Modena
diversificando gli investimenti. Negli ultimi anni a Reggio Emilia
l’alleanza tra la cosca Grande Aracri di Cutro e Nicoscia di Isola Capo
Rizzuto è quella che si è distinta per “capacità imprenditoriale”.
L’imprenditore Michele Pugliese sarebbe la mente imprenditoriale della
cosca Nicoscia nella provincia di Reggio Emilia ed è il figlio di
Franco, il quale è stato arrestato insieme all’ex senatore Di Girolamo
in seguito all’indagine per la maxi truffa fast web e per voto di
scambio all’estero con la cosca Arena. Per comprendere la caratura
mafiosa degli Arena è sufficiente ricordare il presunto patto che
Franco Pugliese, l’ex senatore Di Girolamo e il faccendiere romano
Gennaro Mokbel, avevano stretto con la cosca Arena. Franco Pugliese, in
qualità di rappresentante degli Arena, aveva acquistato un yacth e per
eludere le disposizioni di prevenzione patrimoniale si sarebbe rivolto
a Mokbel e Di Girolamo per intestare la barca ad una società con sede a
Roma. Franco Pugliese si sarebbe speso per la cosca Arena affinchè Di
Girolamo venisse eletto al Senato con il voto degli immigrati calabresi
residenti in Germania. Di Girolamo fu eletto e pochi mesi fa è stato
costretto a dimettersi.

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