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Isola di Capo Rizzuto: «si va avanti per la legalità»

Di Angela De Lorenzo (da Il Crotonese) il . Calabria

“Insieme per difendere la legalità – noi non ci dimettiamo”. Lo striscione, sabato 10 luglio intorno alle 18.00, era pronto fuori dal municipio, aspettava di essere imbracciato con decisione per dare un’identità univoca a quella miriade di simboli, bandiere, gruppi, che aspettavano e che per un giorno hanno scelto di marciare insieme su Isola Capo Rizzuto in nome di un unico interesse: la legalità.  

I cappellini verdi dei bambini delle scuole di Isola, la comunità e le associazioni parrocchiali, le bandiere rosse, bianche, verdi, azzurre di tante associazioni e movimenti politici e sindacali… per un giorno hanno composto un unico bellissimo arcobaleno in marcia per la pace, la speranza, per confermare la decisione di imboccare una strada nuova. Questo, l’unione per fare la forza, chiedeva chi la manifestazione l’ha voluto cercando in essa la conferma alla necessità di andare avanti, nonostante le preoccupazioni, la paura conseguenti a quegli ignobili attentati alle auto dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale. Questo aveva auspicato il sindaco, Carolina Girasole, che quando è scesa in piazza per imbracciare lo striscione si è quasi commossa e non riusciva a dire che “grazie, grazie a tutti”. 

Quando è uscita dalla casa comunale il serpente colorato è potuto partire per portare il suo messaggio unitario lungo tutto le strade di Isola Capo Rizzuto. E per quelle strade, commossa, Carolina Girasole guardava al suo paese con uno sguardo di rinnovato ottimismo: “Ritengo che la mia scommessa l’ho vinta – ha detto marciando con lo striscione tra le mani – sono grata a tutti coloro che sono qui, c’è la politica, ci sono le forze dell’ordine, ma sono contenta perché sto vedendo per strada la mia gente, i bambini di Isola Capo Rizzuto, i miei concittadini… Forse non ci sono proprio tutti, ma quelli che sono qui bastano a darmi il coraggio necessario a non tirarmi indietro, io non li deluderò, vado avanti per la responsabilità che ho nei loro confronti”. 

Ma Carolina Girasole in quel corteo che procedeva silenzioso, senza canti e cori, aveva anche un’altra ragione per sentirsi più forte: “sono grata e onorata della presenza di don Luigi Ciotti – ha detto – il fatto che ci sia la sua voce a chiedere ‘corresponsabilità’ mi dà forza e mi regala speranza”.

Il presidente di ‘Libera’  non ha camminato al suo fianco come tutti i sindaci della provincia, le autorità e i personaggi importanti presenti alla manifestazione, ha preferito camminare tra la gente, in mezzo ai comuni manifestanti, fermandosi a porgere la mano alle signore che lo salutavano dalle porte delle loro case e gli manifestavano gratitudine. Ha fatto di tutto per non avere un ruolo da protagonista: si spostava da un posto all’altro lungo il corteo, cambiando spesso compagnia, parlando con i ragazzi e, anche quando è stato invitato sul palco come è stato fatto con tutti gli onorevoli e rappresentanti istituzionali, ha evitato per non rubare la scena. Sabato solo Isola Capo Rizzuto doveva essere la protagonista. “Sono venuto qui – ha detto quando lo abbiamo avvicinato – per manifestare il mio no alla violenza da qualunque parte arrivi, il mio no a chi assassina la speranza. Quando una comunità è ferita, la dignità è schiacciata e messa a rischio, la libertà impoverita, non ci si può voltare dall’altra parte per non permettere che la rassegnazione appartenga al nostro orizzonte. È per questo che sono qui”. 

Secondo don Ciotti “la ricchezza della democrazia è data dal coraggio di portare avanti nella concretezza  dei progetti e Isola lo sta facendo. Non serve portare qui solidarietà – ha aggiunto infatti –  ma il desiderio di contribuire al bene comune, essere cittadini significa fare questo. Oggi siamo chiamati tutti ad Isola Capo Rizzuto, per unire ciò che le mafie dividono, saldare le parole ai fatti, la speranza ai progetti, la memoria all’impegno, i diritti alle opportunità, la conoscenza alla responsabilità. Essere cittadini significa saldarci gli uni agli altri, unire forze, idee e competenze”.

A reggere lo striscione insieme a Carolina Girasole anche Giovanni e Francesca Gabriele, i genitori del piccolo Dodò, rimasto vittima di un agguato di mafia nella scorsa estate mentre giocava su un campo di calcio. Una coppia coraggiosa che sta sublimando il dolore per la scomparsa del suo bene più prezioso nell’impegno per la lotta a favore della legalità e che mai avrebbe rinunciato ad essere presente all’appuntamento. 

La marcia intanto proseguiva, attraversava strade lungo le quali lo sguardo di cittadini provenienti anche da altre province della Calabria e da altri luoghi d’Italia si incontrava con abitanti di Isola Capo Rizzuto, appollaiati sull’uscio delle loro case che guardavano stupiti, ma comunque compiaciuti. Forse non si aspettavano tutta quella gente… Qualcuno allora si accodava, sentendosi quasi colpevole di essere rimasto ad aspettare fino a quel momento. Altri esitavano perplessi.

Ultimato il giro del paese il corteo è ritornato nella piazza di partenza, dove la testa del serpente colorato e silenzioso è salita sul palco, questa volta per parlare, attraverso una voce sola però, quella di Carolina Girasole.

Ad introdurla il giornalista Enrico Fontana, che ha letto dei versi sulla legalità scritti proprio dai bambini di Isola.  

Quando per il primo cittadino è giunto il momento di parlare non ha sfoderato alcun discorso preparato enunciando, invece, parole semplici, “dettate dal cuore”  ha detto. Parole da poter sintetizzare in una supplica: “non lasciateci soli” e in una promessa “andremo avanti, il nostro impegno sarà più deciso di prima, noi abbiamo già scelto da che parte stare. Cerchiamo di essere più che credenti credibili”. E la conferma di questa credibilità è arrivata immediatamente quando dal palco sono stati distribuiti dei sacchetti d’orzo, il primo frutto pulito raccolto su un terreno confiscato ai clan e ora gestito dal Comune di Isola Capo Rizzuto. 

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