Una scalata mafiosa all’ombra di Messina Denaro
Tutto riconduce sempre a lui, al super latitante Matteo Messina Denaro. Sembra certo che De Vita stesse cercando un contatto col boss latitante quando fu arrestato, c’era da riorganizzare la cosca marsalese, decimata dagli arresti. Ma c’è un dato sopra ogni cosa consegnato dal lavoro di magistrati e investigatori delle forze dell’ordine, le catture dei latitanti e dei loro complici «dimostrano che è lo Stato più forte di Cosa Nostra» e agli uomini della mafia inquirenti e investigatori mandano a dire «che prima o poi sono destinati a finire in galera». Un impegno che non distoglie nessuno dal fare i conti con la realtà, con i complici insospettabili: «È una costante scoprire – dice il primo dirigente capo della Squadra Mobile Giuseppe Linares – che Cosa Nostra recluta soggetti privi di caratura criminale, che conducono una vita normale, per potersi inserire nel tessuto sociale e garantirsi una rete di sostegno, a De Vita questi complici garantivano la logistica, un reticolo di favoreggiatori pronti a veicolare direttive e informazioni».
Per De Vita niente ricotta e cicoria allora?
«I latitanti debbono essere in grado di passare da condizioni comode a quelle più scomode, De Vita non era un soggetto qualsiasi, capo decina e killer della cosca di Marsala, uno dunque che doveva sapersi adattare».
Quanto gli siete stati vicino?
«Nelle intercettazioni lo abbiamo sentito e visto attraverso i complici adesso arrestati, sicuramente loro lo aiutavano a proseguire nelle sue attività estorsive». Sono stati i Carabinieri a catturare il latitante De Vita il 2 dicembre del 2009: «Uno degli aspetti più preoccupanti dei risvolti di questa latitanza – dice il comandante provinciale dell’arma Giampiero Barbano – è quello di scoprire favoreggiatori assolutamente disponibili, pronti ad ospitare in casa il latitante, dargli supporto logistico, disponibilità di auto e autisti, una rete assolutamente organizzata e agguerrita, che seguivano accorgimenti precisi, le auto cambiate nei loro spostamenti per cercare di depistarci, una rete veramente molto capillare. Su questa realtà occorre riflettere certamente, riflettere sulla disponibilità offerta da personaggi insospettabili che esercitano attività insospettabili, come quell’autista di scuolabus, pensiamo ai genitori che ogni giorno hanno affidato i loro bambini a questo soggetto, tutto questo deve indurci ad alzare il tiro».
Disponibilità in cambio di cosa?
«Di denaro, compartecipazioni ai profitti o solo perchè non si può dire di no, bisogna sconfiggere un certo tipo di mentalità – conclude Barbano – si rimane imbrigliati nel restituire un favore o per accapparrarsi benevolenza da parte del potente, spesso però non si ha contezza che il vero potente è lo Stato».
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