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Suvignano, scongiurato rischio vendita bene confiscato

Di Claudio Lenzi il . Toscana

“L’azienda agricola di Suvignano non andrà all’asta”. E’ quanto dichiarato dal vicedirettore dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, Antonio Cananà. Scongiurato, dunque, il rischio di vedere la più grande attività mai sottratta alla mafia ricadere nuovamente in mani criminali. Lo scorso 20 novembre, Regione Toscana, Provincia di Siena e Comune di Monteroni d’Arbia si erano schierati contro l’unica via d’assegnazione possibile indicata dal Demanio, ovvero l’asta pubblica con un valore stimato di oltre 25 milioni di euro. L’occasione per fare il punto è stato il convegno “Beni confiscati alle mafie: restituire al territorio sviluppo e lavoro legale”, organizzato oggi dalla Flai Cgil a Suvignano, per dar seguito all’occupazione simbolica della masseria palermitana di Verbum Caudo, avvenuta il 15 giugno scorso. Presente, tra gli altri, Vincenzo Liarda, il sindacalista di Polizzi Generosa minacciato dai boss dopo la richiesta di assegnazione dell’ex  feudo alla coop Placido Rizzotto. 
Cananà ha sottolineato come all’Agenzia, “insediatasi il 26 aprile, sia stata sottoposta per prima, attraverso il Prefetto di Siena, proprio la pratica di Suvignano. La soluzione trovata temporaneamente prevede la creazione di un ristretto consiglio d’amministrazione, formato dal presidente, l’avvocato Gaetano Cappellano (già custode giudiziario del bene), dal sindaco di Monteroni d’Arbia Jacopo Armini e dal direttore generale della Provincia di Siena Tommaso Stufano, che come primo atto dovrà provvedere alla nomina di un amministratore delegato”. Quanto alla destinazione finale dell’azienda, ha concluso Cananà, “dipenderà da una scelta politica”. “Prendiamo atto che è scongiurato il rischio dell’asta e che questo territorio torna a essere protagonista – il commento del sindaco Armini – ma sul discorso della scelta politica, all’Agenzia per i beni confiscati mi sento di dare il beneficio del rodaggio”.
L’azienda agricola di Suvignano sorge a 15 chilometri da Siena, in mezzo a un territorio incontaminato che però non lo era dalla presenza mafiosa. I 780 ettari e le 13 coloniche, la villa padronale, i tre centri zootecnici, la chiesa, la casa canonica, l’allevamento di ovini e suini, l’oliveta, le viti e la riserva di caccia erano infatti di proprietà del boss Vincenzo Piazza. Qui, dov’è stato arrestato nel 1994, i tre enti locali sostenuti da Libera, Libera Terra e Arci, hanno sviluppato un progetto che prevede la valorizzazione dell’attività agricola e zootecnica e lo sviluppo di un’attività agrituristica, la realizzazione di un punto degustazione dei prodotti tipici e la reintroduzione dell’allevamento dei bovini di razza Chianina. Inoltre l’accoglienza di minori disagiati e donne maltrattate, oltre alla formazione dei giovani sulla legalità e la lotta alla mafia, con la nascita della “Fattoria della legalità”.
“I Piazza non sono un caso isolato – ha dichiarato il senatore Giuseppe Lumia, membro della Commissione antimafia -. In Toscana come nel senese ci sono altri boss che hanno provato e provano a riciclare denaro sporco. L’istituzione dell’Agenzia per i beni confiscati è una vittoria che scongiura l’ipotesi delle aste pubbliche, ora bisogna dotarla di fondi propri e di nuove sedi contro il rischio di un’eccessiva centralizzazione dell’ente”. “E’ arrivato il momento di capire quanto sia importante il tema dei beni confiscati – ha aggiunto Stefania Crogi, segretaria generale Flai Cgil – ogni anno i sequestri superano i 400 miliardi di euro, l’equivalente di 20 Finanziarie”. “Ancora una volta Siena si dimostra sensibile in fatto di legalità – ha infine concluso Davide Pati dell’ufficio di presidenza di Libera – non dimentichiamo che due anni fa, la Provincia progettò e finanziò la formazione sulla produzione del vino di alcuni lavoratori delle cooperative di Libera Terra. Vogliamo che anche a Suvignano venga sposato questo modello”.

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