La mafia esiste, ma anche l’Italia
“La mafia esiste, ma anche l’Italia” è uno slogan che venne coniato alcuni anni fa da Libera per lanciare una delle sue prime campagne nazionali di sensibilizzazione. Con quelle parole, si voleva sottolineare la drammatica presenza della mafia nel nostro Paese, a fronte di atteggiamenti dolosamente o colpevolmente negazionisti, ma anche invitare alla speranza, in ragione della presenza su tutto il territorio italiano di spazi e di luoghi di resistenza, animati da tante persone di buona volontà, non piegate dalla sfiducia ma spinte dalla voglia di cambiamento. In queste ultime settimane, questo slogan ci è tornato prepotentemente alla memoria, di fronte alle tante cronache che ci restituiscono la costante aggressione delle mafie al nostro territorio. Non passa giorno che magistratura e forze dell’ordine non portino a termine importanti operazioni antimafia o catturino qualche latitante di lungo corso. Non passa giorno che non venga data notizia di ingenti sequestri ai patrimoni mafiosi (come sarebbe importante che tutti arrivassero a confisca definitiva e all’utilizzo sociale!). Non passa giorno che istituti di ricerca, associazioni o sindacati non ci offrano le cifre dell’ingente danno provocato a livello economico dal crimine organizzato. Non passa giorno che non si sottolineino i sicuri guasti che sarebbero causati dall’entrata in vigore delle norme previste dal DDL Alfano sulle intercettazioni. Eppure sembra di dover ripartire da capo ogni volta, quando si deve spiegare all’opinione pubblica, soprattutto del nord, che le mafie non sono più da alcuni decenni solo un problema del sud del nostro paese.
Eppure sembra di dover ripartire da capo ogni volta, quando di fronte ad una condanna a sette anni per il senatore Marcello Dell’Utri o alla richiesta di condanna a dieci anni per il senatore Totò Cuffaro, si deve ancora spiegare che la mafia senza i rapporti con la politica non sarebbe mafia. Eppure sembra di dover ripartire da capo ogni volta, quando si deve spiegare ad amici, parenti e a quanti incontriamo come non sia vero che siamo tutti intercettati e come giustamente la privacy debba essere tutelata, ma non a scapito delle indagini. Diventa allora quasi inevitabile lasciarsi sopraffare dallo sconcerto e anche dallo sconforto. Sembra che nulla possa cambiare. Sembra che l’attenzione delle persone, anche quelle più sensibili, non sia in grado di andare oltre la normale indignazione. Sembra di dover svuotare il mare con il secchiello e la paletta con cui i bambini giocano in questi giorni sulle spiagge. Insomma che non ci sia niente da fare e che il nostro Paese sia condannato, per sue gravi colpe, a dover convivere con la corruzione e con la mafia: ricordate cosa disse al riguardo l’ex ministro Lunardi? Eppure, proprio quando siamo costretti a dire, a volte nel disinteresse generale, che la mafia, anzi le mafie esistono, proprio allora scopriamo che esiste anche l’Italia. Sotto la canicola estiva, si susseguono in queste settimane in ogni parte del territorio appuntamenti e incontri che registrano la presenza di cittadini e associazioni, di giornali e di sigle di varia natura che non ci stanno proprio a lasciarsi vincere dall’ignavia e dall’indifferenza. Sotto l’afa di queste settimane, si progetta il futuro, si ragiona e si studia, ci si indigna e ci si organizza, non si lascia spazio alla recriminazione ma si rilancia il senso di una battaglia di civiltà e di democrazia nel nostro paese.
Libera e Libera Informazione vivono in questi mesi, in queste settimane, una dopo l’altra, tante ed importanti tappe di un cammino di liberazione dall’ipoteca mafiosa. Un cammino che fa dire che se le mafie esistono, esiste anche un’Italia in grado di tenere loro testa e di rilanciare la scommessa per un domani dove di loro resti solo il triste ricordo. Un’onda lunga partita il 20 marzo da Milano, con la XV edizione della Giornata della memoria e dell’impegno contro le mafie, con le sue 150.000 presenze che hanno costretto a prendere coscienza del problema delle mafie una città e una regione riottose, soprattutto a livello istituzionale, a confrontarsi con il fenomeno. Un’onda lunga che ha vissuto il 16 maggio un’altra importante giornata con la marcia della pace da Perugia ad Assisi. Una straordinaria mobilitazione interna ed internazionale per affermare i diritti di tutti e il rifiuto di ogni forma di violenza. Fino ad arrivare alle ultime settimane con altrettanti passaggi significativi di quest’onda liberatoria.
L’assemblea nazionale di Libera a Savignano sul Panaro: un serio momento di approfondimento e di studio con la presenza dei referenti nazionali e territoriali di una rete che ogni giorno, ogni settimana che passa, diventa il vero strumento di resistenza civile e democratica al controllo mafioso del territorio, al sud come al nord del Paese. Il premio Ilaria Alpi a Riccione: un appuntamento con il mondo dell’informazione che quest’anno ha avuto come protagonisti tanti giovani giornalisti, nel segno del ricordo della coraggiosa inviata del Tg3, con una significativa finestra internazionale coordinata da Flare, la rete internazionale promossa da Libera per rilanciare a livello europeo il contrasto alle mafie transnazionali. Il raduno di Caterpillar a Senigallia: a dimostrazione che quando un importante mezzo di comunicazione, come la radio, si apre coraggiosamente ai temi sociali richiama attenzione e consenso e offre spazi di partecipazione.
Senza prendersi troppo sul serio, ma giocando sul filo dell’ironia intelligente, il duo Cirri Solibello, la loro redazione e il loro programma radiofonico, si sono affiancati già da diversi anni al cammino di Libera, rilanciandone le battaglie e i contenuti a livello nazionale. La festa dell’associazione La Barriera a Vigevano in corso di svolgimento in queste settimane, con tante serate di approfondimento e dibattito sui temi dell’informazione. La Barriera è un’associazione, ma anche un giornale che da anni si batte per la legalità e contro le mafie in una realtà del profondo nord, dove più di quindici anni fa vennero confiscati per la prima volta dei beni ad una famiglia. “Sono usurai, a Vigevano non c’è la mafia”: questo si disse allora troppo precipitosamente. A far piazza pulita di queste affrettate conclusioni, ci ha pensato la scorsa settimana il pm milanese Ilda Boccassini che nell’arrestare di nuovo gran parte della famiglia Valle, ha rilanciato l’allarme mafie in Lombardia. E per finire Volvera, con il primo raduno dei giovani di Libera: centocinquanta giovani provenienti da ogni parte d’Italia, per una settimana di studio e approfondimento, ospitati all’interno di un bene confiscato alle mafie in terra di Piemonte. Li abbiamo guardati in viso, abbiamo ascoltato le domande che hanno fatto ai tanti protagonisti della lotta alle mafie: da Nando dalla Chiesa a Roberto Morrione, da Enza Rando a Gian Carlo Caselli e tanti altri. In loro abbiamo trovato entusiasmo e speranza, voglia di capire e di impegnarsi. Da Volvera parte un messaggio di speranza, che va ad aggiungersi ai tanti segnali di una resistenza pacifica, civile ma documentata e determinata a mettere la parola “fine” a quella brutta pellicola dal titolo “le mafie”. Se a questi percorsi uniamo le tante mobilitazioni e iniziative che in quest
i scampoli estivi hanno animato le piazze italiane, in difesa della Costituzione, contro la legge bavaglio e per il diritto all’informazione, capite che c’è motivo per non arrendersi, per non cedere alla tentazione di dire che è tutto inutile. Sì è vero, la mafia esiste, ma esiste anche l’Italia. E questo, scusate, non è poco!
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