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Isola Capo Rizzuto alza la testa

Di Giorgio Ruta il . Calabria

Isola Capo Rizzuto scende in piazza per dire si alla legalità. L’amministrazione comunale della città crotonese ha indetto l’iniziativa dopo la serie di attentati incendiari che ha coinvolto in sequenza il responsabile dell’ufficio tecnico Agostino Biondi; il vicesindaco Anselmo Rizzo e il sindaco Carolina Girasole. Gli attentati hanno colpito le automobili degli amministratori rispettivamente il 1, 2 e il 4 luglio. 
La manifestazione che si pone l’obiettivo di non lasciare l’amministrazione sola nella lotta per la legalità vedrà pure la presenza di Libera, con don Luigi Ciotti; delle confederazioni sindacali e di altre organizzazioni e associazioni. L’appuntamento è per le 18 davanti al Municipio.
 “E’ un fatto importante questa manifestazione, perché è un modo per chiamare tutti ad uscire in strada.” – dichiara Antonio Tata, referente di Libera Crotone – “Dobbiamo reagire gioiosamente senza piangerci addosso. Dobbiamo dire che vogliamo il cambiamento”. I motivi delle intimidazioni non sono ancora chiari nei dettagli ma è facile evincere alcune ipotesi, visto che l’amministrazione ha messo al centro del suo governare il ripristino della legalità. Il sindaco Girasole e la sua giunta si stanno adoperando in questioni delicate come l’abbattimento dell’abusivismo, l’eolico e poi ci sono in gioco 52 milioni di euro di lavori pubblici da realizzare. Oltre a ciò c’è stato un forte impegno nella restituzione dei beni confiscati al clan Arena alla comunità. 
Il clima è pesante come dimostra la mancanza di persone disponibili a mietere in queste terre. Soltanto dopo l’intervento del presidente di Libera, don Luigi Ciotti, si è riuscito a risolvere la situazione, grazie anche all’intervento del Prefetto. Forse la coltivazione di queste terre – come ci raccontano i ragazzi di Libera Crotone – sarà una rivoluzione per questo paese e qualcuno la teme.
Isola Capo Rizzuto è una terra tenuta sotto scacco dal clan Arena della ‘ndrangheta crotonese. Un comune sciolto per infiltrazione mafiosa nel 2003, quando a governare c’era una giunta di centosinistra. Nel decreto di scioglimento  si legge che “il 30 per cento dei dipendenti comunali annovera precedenti penali o pregiudizi di polizia” – e proseguiva – “emerge come alcuni dipendenti risultino affiliati alla principale cosca locale, mentre altri, tra cui figura anche il responsabile di un settore strategico del Comune, hanno rapporti di affinità con esponenti mafiosi o appartenenti a famiglie malavitose”. Ma Isola Capo Rizzuto non è solo ‘ndrangheta come dimostra l’iniziativa “Freschi di legalità” svolta questa primavera: “Abbiamo distribuito a Roma, Rosarno, Bologna, per il primo maggio, i finocchi raccolti nelle terre confiscate” – racconta Antonio Tata –“Abbiamo cercato di riscattare il nome infangato di questo comune”.
E oggi Isola Capo Rizzuto, un’altra volta, dice no all’arroganza mafiosa e riscatta il suo nome.

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