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I giovani di Libera al fianco di Piera Aiello

Di Norma Ferrara il . Piemonte

Aveva denunciato due carabinieri che un anno fa avevano favorito una fuga di notizie circa la località segreta in cui viveva da 18 anni la testimone di giustizia, Piera Aiello, cognata della giovane Rita Atria, suicidatasi il 26 luglio del 1992 a Roma, dopo la morte del giudice Paolo Borsellino. La Procura di Marsala lo scorso 6 luglio ha invece assolto il maresciallo Salvatore Ippolito da questa accusa. Una notizia questa, che è arrivata qui a Volvera al primo raduno nazionale portando con sé delusione e incertezza e incredulità. “Occhi aperti per costruire giustizia”affonda proprio le sue radici nel valore condiviso della testimonianza, nella memoria e nell’impegno di chi, come Rita Atria e Piera Aiello, ha creduto nella giustizia anche pagando un prezzo altissimo.

Non ha rinunciato ad essere con i giovani la Aiello qui a Volvera e in collegamento telefonico ha “incontrato “ i ragazzi del raduno che l’hanno accolta con un calorosissimo applauso. A loro ha raccontato questa storia che in molti conoscono e che sarà in parte oggetto dello spettacolo teatrale che proprio qui a Cascina Arzilla, l’associazione Orme, porterà in scenda domani sera. “Non demordo – ha dichiarato la Aiello – cercherò di rivolgermi agli organi competenti, a chi sta a cuore la vita delle persone” . Quello raccontato dalla testimone di giustizia, da anni impegnata in processi ben più complessi e delicati, è un processo ricco di imprecisioni, di discrepanze, di vuoti. “Andai alla procura di Marsala a denunciare il comportamento di due carabinieri non addetti alla mia scorta e che mi conoscevano poco, ma che hanno fatto sapere ad un familiare di Partanna dove mi trovavo. Ho scoperto tutto e ho denunciato. Sono da 19 anni testimone di giustizia, mi sono ricostruita una vita, un lavoro, una famiglia. Secondo questi giudici io mi sarei immaginata questi fatti, cosi almeno sembra nelle conclusioni del giudice, che ha sottolineato come la fuga di notizie avesse riguardato solo la provincia in cui mi trovavo. Ma nelle indagini fatte da altri carabinieri hanno smentito questi fatti, pare invece che fosse stato reso noto anche il nome del paese e persino il mio numero di telefono.”

Per mancata diligenza o per superficialità la sua vita è stata messa di nuovo in difficoltà.  “Sono stata definita poco credibile in questo processo – dichiara la Aiello –  dopo 19 anni in cui sono una testimone attendibile nei processi di mafia nei quali depongo”. Sullo sfondo dei racconti della storia di Piera Aiello e Rita Atria, un uomo, un magistrato, Paolo Borsellino. “Un uomo con un carisma unico, un cuore grande – ricorda Piera – con noi si è sempre posto come un amico e non solo come un magistrato. In questi giorni invece ho avuto la sensazione che la procura di Marsala non sia più la Procura che conobbi sotto la direzione di Borsellino”.

Le mafie uccidono con il tritolo e i proiettili, ma anche delegittimando e lasciando sole le persone. Per Piera Aiello e in memoria di Rita i ragazzi qui a Volvera hanno lavorato tanto e a Milazzo consegneranno i loro “doni” frutto di un percorso condiviso su memoria e comunicazione. Anche Piera Aiello ha lasciato in dono a questi ragazzi il frutto del percorso di una vita: “Vorrei dirvi che nonostante tutto quello che è successo vi posso garantire che mai mi ha sfiorato l’idea di aver sbagliato ad intraprendere questo percorso da testimone di giustizia”. “Io ci credo – ragazzi – vi invito a crederci insieme a me”.

 

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