Gela: omicidio Belladonna, arriva la condanna
La Corte D’Assise di Caltanissetta, presieduta dal giudice Giacomo Montalbano, ha inflitto ieri la condanna del carcere a vita ai due imputati del processo scaturito dall’omicidio del sedicenne Fortunato Belladonna, ovvero Carmelo Massimo Billizzi e Gianluca Gammino.
I condannati, entrambi organici al clan Emmanuello di Gela e già detenuti a seguito di precedenti pene, avrebbero dunque rapito e successivamente ucciso il minorenne.
I fatti risalgono all’estate del 1998, il cadavere della vittima, arso vivo dal fuoco, venne ritrovato nell’agosto di quello stesso anno, ad un mese dalla scomparsa di Fortunato Belladonna.
Billizzi e Gammino, su ordine dei vertici del gruppo, avrebbero così punito un soggetto, non affiliato ai locali clan, ma assai attivo nella dimensione della criminalità di basso cabotaggio.
Un cane sciolto, al pari di altri minorenni gelesi di quel periodo, che doveva ricevere una punizione da parte di chi comandava sul territorio.
Il giudizio pronunciato dalla corte nissena si conforma alle indicazioni fornite nella fase delle indagini, scaturite nella successiva inchiesta “Exitus”, da diversi collaboratori di giustizia, vicini ai due imputati.
Fra questi, Rosario Trubia, condannato per i fatti in questione ma poi scagionato insieme a Felice Eros Turco, ed i fratelli Emanuele, Sergio e Angelo Celona.
Il giudizio emesso ieri assegna, almeno in primo grado, una soluzione ad un delitto ricordato da molti per la sua efferatezza.
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