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Omicidio di camorra nella Capitale

Di Luigi Spera il . Lazio



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Roma torna a fare da scenario per un
omicidio di mafia. A finire stavolta sotto il fuoco della criminalità
organizzata è stato Carmine Gallo. Il pregiudicato originario di
Torre Annunziata in provincia di Napoli, è stato ucciso domenica
mattina alle 10 nel quartiere Aurelio alla periferia della capitale.
Dopo uno scontro verbale con due persone con le quali pareva avere un
appuntamento nei pressi di un bar, uno dei due uomini ha estratto una
pistola e ha freddato Gallo colpendolo mentre cercava di sottrarsi al
suo tragico destino in una fuga disperata.

Ancora molto fumosa la ricostruzione
del movente. Agli investigatori della Squadra mobile capitolina che
indagano sul caso, appare evidente che l’omicidio sia maturato
negli ambienti della malavita romana. Nella zona a nord della
capitale in cui ‘o luongo si era stabilito dopo aver lasciato i
vicoli di Torre Annunziata, sono stabili diversi clan mafiosi, in
particolare siciliani che sarebbero attivi nello spaccio di droga.
Gli inquirenti non escludono che possa trattarsi di un regolamento di
conti per un affare andato male o per un tentativo di allargare il
giro che ha spinto la concorrenza ad arginare ogni attività di
Gallo.

Tutte ipotesi che sono però difficili
da provare empiricamente. E anche i numeri sembrano non infondere
fiducia. Statisticamente infatti i fatti di sangue che interessano
mafiosi ‘in trasferta’, sono quelli che meno di tutti riescono a
essere risolti. Solo uno sugli ultimi 7 agguati ha visto i
responsabili finire in manette. Le indagini sono rese più complesse
di norma, dalla difficoltà di capire da dove sia partito l’ordine
di morte. Nelle città d’origine dove i contatti restano sempre
aperti, o nella seconda ‘patria’.

Nel caso di Gallo a queste
discriminanti se ne aggiunge una terza. E non da poco. Carmine Gallo
‘o luongo’ era infatti stato un pentito. Prima di trasferirsi a
Roma Gallo aveva accusato i suoi ex sodali, collaborando con la
giustizia. Sebbene sia una possibilità estremamente remota, gli
investigatori al momento non possono escludere neanche questa
possibilità. E così oltre il caso in se, quello che preoccupa è lo
scenario che si schiude. Soprattutto concentrando l’attenzione su
Torre Annunziata. Gallo e i figli avevano fatto parte di quella che è
stata battezzata la gang dei falsi pentiti. Pregiudicati che dopo i
grandi colpi della magistratura e delle forze dell’ordine, avevano
deciso di collaborare con la giustizia, ottenendo benefici e
trasferendosi poi lontano dai centri del vesuviano in maniera
abbastanza tranquilla.

Qualora, infatti, non si trattasse di
un regolamento di conti, come pure sembra, relativo ad attività
illecite portate avanti nella capitale, la questione sarebbe molto
più complessa.

Il clan Limelli-Vangone di Boscotrecase
è stato decapitato con un blitz della guardia di finanza che ha
arrestato il reggente Giuseppe Gallo detto ‘o pazz e tutta la
famiglia al vertice della cosca, solo pochi mesi fa. Il clan Gionta è
in ginocchio dopo le decine di arresti che hanno colpito i vertici e
i gregari, e ancor più in difficoltà dopo l’arresto del boss
latitante Umberto Onda. Una cosca ora in mano alle terze e quarte
generazioni delle famiglie del clan. Spesso giovani minorenni
chiamati e reggere le fila di quel che resta di un impero costruito
sullo spaccio di droga e le estorsioni. Anche il clan Gallo-Cavalieri
di Torre Annunziata pare indebolito dopo i numerosi arresti e dopo la
grande offensiva delle forze dell’ordine che sempre più vigilano
sul territorio.

Il rischio è che se l’azione contro
Gallo fosse stata una vendetta o un modo per stabilire il predominio
sul territorio oplontino di un nuovo gruppo, questo omicidio potrebbe
non essere l’ultimo.

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