Ecomafie in Lombardia, allarme di Legambiente
“Quando metterete lo sguardo su questo dossier, nonostante tutto il chiasso che vi circonda, sentirete soprattutto silenzio. E tutto quello che leggerete vi arriverà direttamente allo stomaco. Si dirà che queste pagine danno una immagine terribile del Paese, in realtà danno le dimensioni esatte dell’emergenza, centimetro per centimetro, indignazione dopo indignazione”: così Roberto Saviano nella sua prefazione all’edizione 2010 del Rapporto Ecomafia, pubblicato come ogni anno da Edizioni Ambiente e presentato questa mattina a Milano in una insolita cornice istituzionale.
Ad ospitare l’appuntamento annuale per la conferenza stampa con i numeri dell’illegalità ambientale è stato il Pirellone, sede della Regione Lombardia. Un invito arrivato direttamente a Legambiente dall’assessore al territorio con delega ai rifiuti Daniele Belotti, esponente della Lega Nord, intervenuto ai lavori della mattinata. Ad aprire i lavori, il presidente di Legambiente Lombardia Damiano Di Simine che ha voluto ringraziare l’assessore regionale per il segnale di sensibilità istituzionale e anche di apprezzamento per il lavoro svolto dall’associazione. Un segnale da non sottovalutare in un territorio dove, nonostante i ripetuti segnali di presenze di criminalità organizzata, si continua a negare il problema, soprattutto a livello politico.
È stata poi la volta di Enrico Fontana di Legambiente nazionale, l’inventore del termine “ecomafia” nel lontano 1994. Per spiegare i danni degli ecomafiosi, a titolo esemplificativo, ha spiegato che ogni ora si commettono 3 ecoreati, per questi reati vengono denunciate 3 persone ed effettuato un sequestro di polizia giudiziaria mentre il fatturato è di 2,3 milioni di euro. Evidenziata quindi l’assurdità di un sistema sanzionatorio per cui “chi ruba una mela finisce in galera, mentre chi inquina paga, se scoperto, una multa”. La Lombardia, secondo il dirigente nazionale di Legambiente, è tra le regioni più esposte, anche per la sua centralità nei traffici internazionali di rifiuti tossici, che sono ripresi nell’ultimo anno in modo esponenziale. Rimane confermato il ruolo criminale dei cosiddetti “colletti bianchi”, professionisti al servizio delle cosche. E per questo Fontana ha avanzato, a nome di Legambiente, una forte proposta a Confidustria perché si stipuli un patto contro le ecomafie: “lavoriamo insieme perché entro dicembre 2010 si introducano nel codice i reati contro l’ambiente, come previsto da una direttiva comunitaria e venga inserito nel decreto legislativo n° 231 del 2001 – che sanziona la responsabilità delle persone giuridiche – anche i delitti legati al traffico di rifiuti. In sintesi, premiamo gli eco-virtuosi e cacciamo gli eco-furbi!”.
Una richiesta questa che riecheggia il monito lanciato l’altro giorno dal pm Ilda Boccassini, durante la conferenza stampa per presentare i risultati delle inchieste contro la cosca dei Valle: “o si sta con lo Stato o si sta contro lo Stato. Non si possono avere alibi”.
È stata poi la volta di Sergio Cannavò, vicepresidente regionale di Legambiente che ha offerto il quadro completo delle ecomafie in azione nella regione, raccolte in un libro pubblicato anche quest’anno da Edizioni Ambiente: nel 2009 sono stati accertati ben 855 reati contro l’ambiente. Di queste 153 nel ciclo dei rifiuti e 254 in quello del cemento. Le forze dell’ordine hanno eseguito 340 sequestri mentre sono state denunciate 865 persone. Questi numeri, unitamente al nono posto nella classifica nazionale dell’illegalità ambientale, però non restituiscono fino in fondo il dato più preoccupante e cioè che la Lombardia è toccata da più di un terzo delle inchieste delle procure italiane sui traffici illeciti di rifiuti.
Per quanto concerne il traffico illecito dei rifiuti (art. 260 Testo unico dell’ambiente), interessante il dato che ci restituisce lo storico dal momento in cui la norma è stata introdotta nel 2002 nel nostro ordinamento: ben 14 i casi accertati con la sola Lombardia coinvolta (9,2% del totale del Paese che annovera ben 153 inchieste), mentre 39 sono le inchieste in cui la Lombardia è coinvolta come regione di partenza o di transito dei traffici illeciti. Quindi in totale le inchieste da cui la Lombardia è toccata sono 53 e rappresentano il 34,6% del totale: un vero record negativo purtroppo.
Le ordinanze di custodia cautelare relative sono invece 120 (il 12% del totale nazionale) mentre le persone denunciate sono 191 (il 6,4% del totale nazionale), 73 sono le aziende coinvolte e sei le procure della Repubblica impegnate (Busto Arsizio, Milano, Monza, Bergamo, Lodi e Voghera).
Analizzando settore per settore, si vede come le illegalità nella gestione dei rifiuti ammontino a ben 153, con 55 sequestri e 241 persone denunciate.
Per quanto concerne il ciclo illegale del cemento nel 2009 sono state 254 le infrazioni, con 312 denunce e 23 sequestri. Numerosa la gamma degli illeciti: dall’abusivismo edilizio alle escavazioni illegali, agli appalti pubblici truccati.
Cannavò ha ricordato l’operazione della Procura di Busto Arsizio (VA) che nel 2009 ha portato alla luce le escavazioni abusive, il cui materiale ricavato era destinato alla realizzazione del tratto della TAV tra Milano e Torino. Sarebbero stati prelevati abusivamente 450mila metri cubi di sabbia e ghiaia nel giro di soli due anni. E dopo il danno, la beffa perché nelle buche della cava erano sepolti rifiuti pericolosi. L’assessore regionale Belotti nel suo intervento ha dichiarato, con una punta di malcelata ironia, di avere “non una tolleranza zero, ma sotto lo zero nei confronti di coloro che, mafiosi o non, creano danni nell’ambiente o nella gestione dei rifiuti!” perché la distruzione dell’ambiente è un crimine del tutto intollerabile.
L’assessore si è dichiarato fiducioso sulla collaborazione che cittadini e associazioni possono prestare nell’avvisare le forze dell’ordine degli illeciti collegati al traffico di rifiuti e al ciclo del cemento. Il riconoscimento dovuto al lavoro di Legambiente è il primo passo per una futura collaborazione, secondo Belotti. L’intervento di Luciano Scalettari, giornalista di Famiglia Cristiana, si è aperto con l’allarme per le conseguenze del DDL Alfano: “se passa la legge bavaglio, sarà difficile raccontare i reati delle ecomafie. È un peccato che i tanti spunti contenuti nel rapporto di Legambiente non siano diventati servizi giornalistici”. Senza il prezioso strumento di indagine sarebbe stato impossibile scoprire i traffici illeciti di rifiuti pericolosi anche in Lombardia.
Scalettari ha anche evidenziato il ripetersi di alcuni nomi e cognomi, segno di una criminalità organizzata che, pur evolvendo rapidamente, mantiene solidi radici con il passato.
La chiusura è stata del presidente regionale di Legambiente: “è importante potenziare l’azione di prevenzione e contrasto alle ecomafie, che già oggi nella nostra regione registra uno sforzo enorme da parte della magistratura e delle forze dell’ordine”. Dopo aver ribadito la necessità di introdurre i delitti contro l’ambiente nel codice, Di Simine ha anche sottolineato il bisogno “di migliorare l’attività di monitoraggio e di raccolta delle denunce dei cittadini e soprattutto di non abolire lo strumento delle intercettazioni in materia di criminalità ambientale”.
I dati forniti oggi da Legambiente vanno ad irrobustire un quadro d’insieme già abbastanza preoccupante, alla luce anche di quanto è emerso nei giorni scorsi dopo le inchieste della magistratura. Solo la politica continua a far finta di non vedere. Fino a quando?
- Ecomafie in Lombardia – Le inchieste svolte grazie alle intercettazioni. Guarda lo specchietto cliccando QUI
Trackback dal tuo sito.