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Ci vuole un altro Pertini, e forse c’è

Di Riccardo Orioles (Ucuntu.org) il . L'analisi

Cinquant’anni fa di questi tempi
avevamo il governo più fascista che ci sia stato fra Mussolini e
Berlusconi, un centrodestra Dc-Msi che per prima cosa provvide a
“revisionare” – come si dice ora – la storia italiana facendo
occupare Genova dagli ex repubblichini di Salò. Genova insorse e
anche nel resto d’Italia ci furono manifestazioni contro il governo.
Nel sud si mescolarono con quelle per l’acqua e per l’occupazione.

La polizia, in perfetto stile sovietico
(ma i “comunisti” qui erano gli sparati) , sparò sulla folla in
diverse città: a Reggio Emilia uccise cinque operai, a Licata
(Agrigento) restarono per terra venticinque manifestanti (uno morto),
a Palermo furono uccisi un anziano sindacalista, un precario
diciottenne e una donna che stava alla finestra. A Catania
massacrarono un ragazzo a manganellate (Salvatore Novembre, 19 anni)
e lo lasciarono a morire in piazza Stesicoro, dove ora la gente
passeggia senza sapere. Nei giorni successivi il governo crollò,
travolto dalle proteste (allora la gente si ribellava). Ma al sud e
specialmente in Sicilia la vita rimase quelle di prima, cioè
disoccupazione e miseria e mafia per i contadini: mancava ancora un
sacco di tempo per il Sessantotto.

* * *

Da allora molte cose sono cambiate e
alcune sono rimaste le stesse. La polizia, dopo Falcone e gli altri,
non sparerebbe più sulla folla. Ci sono più telefonini, ma meno
allegria. Lavoro continua a non essercene, e ora non solo al sud.
Invece c’è sempre la mafia, che ha ancora più amici nei partiti di
governo. E proprio a questo proposito, c’è una differenza
importantissima: adesso,della mafia, nessuno fra i politici si
accorge più. Allora i partiti di sinistra (i “socialcomunisti”
che poi si scissero, uno al governo l’altro all’opposizione: ma
sempre restando di sinistra fino a tutti gli anni’70), se una cosa
sapevano, è che con la mafia non si discute e che la mafia sempre si
combatte. Persero pià di cento compagni (un’altra cosa che ora non
vi raccontano) combattendo i mafiosi, fra il ’43 e gli anni
Sessanta). Avevano mille difetti, ma non di fare compromessi coi
mafiosi.

E ora? Adesso lo vedete: condannano un
politico fondamentale (un fondatore di Forza Italia, un braccio
destro di Berlusconi) per mafia, e una settimana dopo tutti se lo
sono già dimenticato. Non è che non protestino, non facciano begli
articoli, non siano – per alcuni giorni – virtuosamente
indignati: ma tutto si ferma lì. Poi arriva la “politica” dei
politici, e tutto ritorna normale.

Per ora, nella sinistra “normale”,
fervono le trattative e le avances (allearsi con Fini? con Micciché
in Sicilia? con Calderoli e Bossi?), con strategie complessissime,
degne di Sun Tzu o Napoleone. Peccato che falliscano sempre. E
quanto agli assetti interni: chi sarà il candidato finale, alle
elezioni? Bersani, Vendola? Di Pietro? Oppure – tocchiamo ferro –
un D’Alema o un Veltroni? O l’abilissimo Letta? E chi appoggiato da
chi, che schieramenti interni, che alleati? Manovre complicatissime,
degne di Giulio Cesare o Machiavelli. E anche queste regolarmente
finiscono col pugno di mosche in mano. Finirà che dalla crisi verrà
fuori un governo Tremonti (che in effetti c’è già) o un
Tremonti-Fini, o un Fini-Calderoli-allargato (tutto è possibile)
o… E tutto, in nome dell’emergenza, con l’appoggio pià o meno
esplicito della sinistra.

Da un canto è divertentissimo vedere
gli schieramenti che si compongono, le congiure reciproche, i
tradimenti dei ras (non a caso fra poco è venticinque luglio…),
dall’altro noi popolo di ogni giorno in tutto ciò ci guadagniamo
proprio niente. Rischiamo un governo Berlusconi senza di lui, che
duri altri vent’anni e che sia sempre e altrettanto padronale. Un
otto settembre che duri vent’anni.

* * *

Quanto a noi, che di “politica” non
ne mastichiamo, abbiamo poche idee e tutte fuori moda. Primo, coi
mafiosi non si tratta, neanche per un istante. Secondo, se governo di
emergenza ha da esserci, che sia di emergenza vera, e cioè in
primissimo luogo antimafioso. Abbiamo un candidato, persino, – a sua
insaputa, ovviamente… – ed è un giudice antimafioso. Volete un
governo unitario, che gestisca il dopo-Berlusconi e prepari (diciamo,
nel giro di un anno) le elezioni? Benissimo. Eccolo qua. Caselli.

A Berlusconi (e a Dell’Utri) non va
bene, ovviamente. Ma a tutti gli altri? E’ democratico. E’
settentrionale. E’ anche siciliano, in un certo senso. Non è di
destra. Non è di sinistra. E’ più istituzionale della carta
bollata. Non si è mai immischiato di politica (a volte la politica
se l’è presa con lui) e sempre fatto seriamente ed efficacemente
quel che l’Italia gli chiedeva, combattere i terroristi o stangare i
mafiosi. E’ giovane e pimpante, soprattutto, almeno quanto Pertini. E
infatti rischierebbe d’essere proprio un altro Pertini. Chi ha paura
di un altro Pertini? Chi ce lo farebbe, un pensierino?

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