In Italia sempre meno diritti per i migranti
Oggi a Milano si svolge, fino alle 14, il seminario dal titolo “Il fenomeno immigrazione a partire da Milano”. L’incontro organizzato da varie realtà associativa lancia la nascita di un centro di osservazione civile e permanente sul fenomeno migranti per confrontarsi sui diritti e l’integrazione. Molti gli interventi programmati, tra cui: Luciano Scalettari per Famiglia Cristiana, Valerio Onida, presidente emerito della Corte Costituzionale; e tanti altri tra cui Vittorio Boni dell’Acli e Maurizio Ambrosini dell’Università statale di Milano. Tra i media partner c’è Liberainformazione che garantirà una copertura mediatica all’iniziativa.
Si lascia tutto dietro e poi, con il sole in testa, si attraversa il deserto, per passare dalla Libia prendere qualche carretta del mare, sfidando la forza del mediterraneo, e approdare in qualche costa siciliana. È il viaggio di molti migranti che vengono dal continente nero. Viaggi che durano mesi, anni; viaggi fatti da violenza e carcere, corruzione e fame. E poi? E poi l’odissea non è ancora finita.
Ci sono rabbia, sfruttamento e razzismo. E il governo italiano che fa? Secondo Amnesty International la politica del governo Berlusconi è deplorevole. Ad essere criticata dall’organizzazione internazionale è la politica dei respingimenti italiana frutto dell’accordo bilaterale, firmato nel 2008, con la Libia. Secondo il trattato di amicizia concordato da i due paesi, questi – come prevede l’articolo 19 – “promuovono la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche” in un quadro di collaborazione nella lotta all’immigrazione clandestina. L’Italia sborsa cinque miliardi di dollari e in cambio rispedisce alla Libia i migranti. Anche i richiedenti asilo. Infatti, secondo Amnesty: “la Libia non è parte della Convenzione sui rifugiati del 1951 e non ha una procedura di asilo, circostanza che ostacola la possibilità di ricevere una protezione internazionale nel paese”.
A provare la valutazione di Amnesty ci sono i dati, forniti dal Ministero dell’Interno, che fotografano un calo delle richieste di asilo: dalle 30.492 domande presentate nel 2008 si è passati a 17.603 richieste di protezione internazionale presentate nel 2009. Secondo Laurens Jolles, rappresentante dell’UNHCR per l’Europa meridionale, “Il netto calo delle domande di asilo in Italia dimostra come i respingimenti anziché contrastare l’immigrazione irregolare abbiano gravemente inciso sulla fruibilità del diritto di asilo in Italia”. Oltre a ciò bisogna capire dove finiscono i migranti che il nostro governo spedisce in Libia. La risposta è sconcertante: finiscono in carceri dove la dignità rimane fuori da quelle mura.
“Sono stato quattordici giorni chiuso in una cella piena di gente, dormendo a terra. Ci picchiavano sempre” ci racconta un migrante “ospitato” nelle carceri di Gheddafi, intervistato per lo sciopero dei migranti, il primo marzo a Siracusa. Un altro migrante intervistato ci racconta come lo hanno trattenuto un mese in cella, nonostante fosse gravemente malato: “ho visto l’inferno”. Celle grandi cinque metri dove sono ammassate fino a sessanta persone senza nessuna garanzia: picchiati, accoltellati, malati e non curati. Alcune di questi carceri sono finanziate dal governo italiano. Insomma, la sicurezza fa rima con violenza. La situazione peggiora, inesorabilmente, il 7 giugno di quest’anno quando la Libia chiude l’Ufficio dell’Alto Commissario Onu per i rifugiati a Tripoli. Questo più volte aveva denunciato il trattamento disumano riservato ai migranti clandestini trattenuti nelle carceri e negli altri centri detenzioni libici. Il governo di Gheddafi spiega così la decisione: “L’ufficio è chiuso per attività illecita. La Gran Jamahirya non riconosce l’esistenza dell’Ufficio dei rifugiati nel suo territorio perché è uno stato non membro della Convenzione sui rifugiati”.
Posizione chiara quella della Libia che non può che far crescere i dubbi sull’accordo con l’Italia. Nella questione interviene l’europarlamentare Rita Borsellino: “l’espulsione dell’Unchr è l’ultimo atto di un paese che continua a considerare carta straccia i diritti umani” – e inoltre continua – “L’Italia sospenda immediatamente gli accordi in materia di contrasto all’immigrazione clandestina sottoscritti con la Libia”.
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