C’è un’emergenza democratica in questo Paese
Era il 1982 quando il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa intervistato dal giornalista Giorgio Bocca ricordava che per sconfiggere l’organizzazione criminale serviva agire proprio sulle protezioni di cui godevano i mafiosi. Parole che già 28 anni fa, raccontavano di mafie diffuse in tutta la nazione, infiltrate nel settore strategico dell’edilizia e del commercio. Un’analisi attualissima, quella di Dalla Chiesa, richiamata alla memoria dal presidente di Libera, Don Luigi Ciotti, a Savignano durante la giornata di chiusura del seminario estivo della rete di Libera. In circa 200 da tutta Italia, tanti giovani, si sono dati appuntamento nella cittadina modenese che ospita da anni l’assemblea nazionale dell’associazione per fare il punto sul lavoro svolto sin qui e ripartire per altri 365 giorni di lavoro intenso e radicato nei territori, in Italia, ma anche all’estero.
“Siamo qui per continuare – dichiara Luigi Ciotti a Savignano – dobbiamo spingere sempre più in là, il nostro impegno, dare continuità ai percorsi, non dimenticare mai le radici profonde del nostro agire”. Radici che affondano nei tanti progressi fatti nella lotta alle mafie, nelle intuizioni decisive, come quelle del generale Dalla Chiesa, che ha consengato un’analisi lungimirante del fenomeno mafioso in tutte le sue articolazioni, e del segretario del Pci siciliano, Pio La Torre, che con la sua proposta di legge diede vita alla confisca dei beni ai mafiosi. Un passo indietro nella memoria per farne ogni giorno altri in avanti. Il presidente di Libera ricorda nel suo intervento quel 25 marzo del 1994 quando Libera nacque con l’impegno e la volontà di tante persone e in particolare di una donna, Saveria Antiochia, la madre di Roberto, il poliziotto ucciso a 23 anni nell’ agguato al commissario Ninni Cassarà, a Palermo il 6 agosto 1985. Come lui perse la vita in quegli anni, Beppe Montana, il commissario della polizia, impegnato nello stesso periodo nella caccia ai latitanti, ucciso il 28 luglio del 1985, in quella lunga scia di sangue che segnò la fine degli anni ’80 e portò alle stragi di Capaci e via D’Amelio del 1992. A lui sarà intitolata la cooperativa che fra Catania e Siracusa lavorerà sui beni confiscati alla mafia.
Nomi che hanno la forza di scavare in profondità chiamando in causa l’impegno di ciascuno di noi, numeri che raccontano di una realtà in crescita (con una media di 7 interventi pubblici al giorno), associazioni che si fanno protagonisti e portatori di responsabilità sui territori, Libera è anche tutto questo. E’ la nascita di un’associazione antiracket a Reggio Calabria, frutto dell’impegno di sessanta diverse realtà che su quel territorio stanno portando avanti questa battaglia di liberazione dal pizzo. Non è semplice, non è immediata. Ma è un fatto storico senza precedenti. E’ la battaglia per la legalità nella pubblica amministrazione, come accaduto il per il caso Fondi, E’ la battaglia per un’economia pulita e il rispetto del territorio, come accaduto per la ricostruzione post sisma in Abruzzo. Durante il suo intervento conclusivo, Ciotti ricorda nei singoli territori gli impegni portati avanti, con fatica e passione, da tante donne e uomini che si sono spesi in prima persona per costruire percorsi di denuncia e di costruzione di alternative alle mafie.
“C’è un’emergenza democratica nel nostro Paese – dichiara Ciotti. Quella in cui viviamo è una democrazia impoverita, in cattivo stato di salute. Per questo dobbiamo esserci di più tutti, fare il nostro dovere, non isolarci nelle nostre realtà ma aprirci, confrontarci e metterci in gioco”. Il popolo di Libera ha portato qui a Savignano molte storie di un’Italia che non sempre fa notizia, fotogrammi di battaglie vinte e quelle ancora da vincere. Un quadro complessivo che il presidente di Libera ha raccolto e fatto suo, restituendolo nel suo intervento conclusivo. “Dall’articolo 21 che deve rimanere la nostra bussola – sottolinea Ciotti – all’indipendenza della magistratura, dal diritto al lavoro, sino alla difesa dei beni comuni, (come l’acqua, che è e deve rimanere un bene pubblico) e dell’ambiente (da tempo chiediamo, con Legambiente, vengano introdotti nel codice penale i reati contro l’ambiente) è importante ricordare che sono i bisogni delle persone a tracciare una soglia inviolabile; è da quelli che bisogna ripartire”. Ricorda i tanti passi in avanti fatti, dall’approvazione delle legge sulle comunità per tossicodipendenti, nel 1975, al riutilizzo sociale dei beni confiscati nel 1996. Tante le battaglie nate dalla società civile che sono arrivate a segnare pagine importanti della storia di questo Paese e ogni volta “il camminare insieme” per uno stesso obiettivo a partire da esperienze diverse che arricchiscono questi percorsi, è stata la forza ulteriore che ha generato questi cambiamenti.
“Continuamo – conclude Ciotti – impegnandoci di più tutti nelle nostre realtà. Facciamo in modo di incontrarci nelle nostre realtà, sui territori, anzichè aspettarci. Mettiamo insieme i percorsi e spingiamo il nostro impegno sempre avanti. Perchè, amici di Libera, ne vale la pena. Ne vale davvero la pena”.
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