Giornalisti minacciati in Calabria
Vi sentite tutelati dai direttori e dagli editori quando vi arrivano le minacce?
Beh, la situazione non è semplice. La diarchia editori/autori non reagisce molto bene a questi episodi. Tutto dipende dallo status giornalista. Se ha un contratto regolare, allora la testata “ci fa una bella figura”, grazie alle ospitate televisive e la solidarietà espressa dai colleghi. Se invece il giornalista minacciato non è in regola – per esempio è un precario sottopagato – per l’editore diventa una questione spinosa.
Non è raro, in Calabria, riscontrare fenomeni di infiltrazione mafiosa all’interno delle istituzioni. Qual è il comportamento di queste ultime in caso di minacce ai giornalisti?
Ufficialmente gli episodi di intimidazione sono seguiti da fiumi di comunicati di solidarietà da parte delle istituzioni. Ma è solo un atteggiamento di facciata, visto che la solidarietà sparisce il giorno successivo, e soprattutto non è seguita da misure volte a tutelare la nostra sicurezza. La verità è che i “messaggi” che ci manda la ‘ndrangheta fanno piacere anche ai rappresentanti politici e agli uomini d’affari, perché quando parliamo di mafia tocchiamo inevitabilmente anche i loro interessi. Le minacce che ci arrivano non sono soltanto mafiose, ma anche da parte di sindaci e assessori. Magari non ti mandano i proiettili…!
Ecco, appunto: la ‘ndrangheta comunica attraverso un linguaggio simbolico, e i “messaggi” che ricevete hanno diverse forme. In genere riuscite a identificare il mittente e a decifrare questi codici?
Solo a volte. Dipende dal tipo di messaggio che ricevi: sicuramente un’automobile incendiata è opera della manovalanza, mentre invece i boss o gli uomini politici più in vista usano metodi più ‘raffinati’. Però, per quanto riguarda il mittente, spesso è difficile distinguere una minaccia che arriva da un boss da quella di un politico.
Trackback dal tuo sito.