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Qualcuno entra a casa della giornalista Silvia Resta

Di Giorgio Santelli il . Interviste e persone

Ieri le sono entrati a casa. Una missione, per così dire, non facile visto il sesto piano, visti gli altri appartamenti e visto anche l’orario. Non di notte. Ad accorgersene non la scrittrice e giornalista de La7 e socia di Articolo 21 Silvia Resta ma i familiari. Accorsa dalla redazione a casa, i segni sono apparsi fin da subito inquietanti. Non è stato rubato nulla. Tre portatili, non toccati, i-pod, macchine fotografiche, oggetti di valore. Tutti al loro posto. Casa rivoltata e messaggi sparsi qua e là. Sulla sua sedia di lavoro due libri: “La grande truffa, Previti, Berlusconi e l’eredità Casati Stampa” e  “IH870. Il volo spezzato. Strage di Ustica: le storie, i misteri, i depistaggi, il processo”.  Silvia è autrice de “La bomba di Firenze – Fantacronaca delle stragi del ’93”. Un libro uscito alla fine del 2009 per infinito editori con prefazione del magistrato antimafia Alfonso Sabella e scomparso presto dal circuito librario. Un libro che, forse, potrebbe avere qualche cosa a che vedere con questa vicenda. Infatti, tra i messaggi sparsi, anche una saponetta presa da un cassetto e messa in bella vista nel bagno di casa. Sull’etichetta l’immagine della Venere di Botticelli con sotto il luogo dove l’opera è conservata: Palazzo degli Uffizi di Firenze. Poi, sul suo letto, la locandina della presentazione del libro – presa da un cassetto in cui era stata riposta –  tenutasi proprio a Firenze. 

Segnali pesanti, Silvia…

Non faccio l’eroina. Ho paura, per me e per i miei familiari. Non solo sono entrati a casa mia ma a questo punto, come mi hanno detto le forze dell’ordine venute a fare i rilievi, “signora, non chiuda gli occhi. L’hanno voluta intimidire”. E ho provato a ricostruire anche altri episodi che sono accaduti in questi giorni, prima che entrassero a casa mia. 

Che altro è successo?

Una decina di giorni fa mi hanno rotto il finestrino della macchina, messo per aria i documenti al suo interno. Anche in quel caso non rubarono nulla. Trovai però la mia borsa da piscina aperta con l’accappatoio che aveva le maniche legate. Ma non diedi peso alla cosa. Poi, ancora, mercoledì sera, dopo l’assemblea di Articolo 21 al Circolo di Montecitorio: all’uscita di nuovo i documenti sulla mia macchina buttati per aria. Ma, anche in quel caso ho pensato ad un atto vandalico visto che il finestrino dell’auto non era stato ancora riparato.

 Ieri sera, dopo il fatto, è immediatamente arrivata la polizia, la Digos. Oggi hai formalizzato la denuncia.

 La denuncia in Questura è stata formalizzata poco fa. A loro ho parlato anche del mio impegno con articolo 21. Ho raccontato quali servizi avessi fatto nell’ultimo periodo. Nessuno in particolare se non quello sulla trattativa tra mafia e Stato, che ha collegamenti con le stragi del 1993 e che venne censurato dal mio direttore. Una censura che ha avuto un risalto mediatico che, forse, potrebbe avermi esposta. Una evidenza mediatica che, si badi bene, non è voluta da me.  L’episodio, anzi, gli episodi che hanno colpito Silvia non saranno certamente legati a quanto è successo di recente anche ad Articolo 21 e a Libera informazione. Però vale la pena ricordarlo visto che in questa fase Silvia Resta sta dando un importante contributo volontario all’associazione. Nell’arco di un mese e mezzo il sito di Articolo 21 e quello di Libera Informazione hanno avuto due attacchi di hackeraggio importanti e strani. Ad essere cancellati due articoli del direttore di Libera Informazione Roberto Morrione su questioni di mafia. Al posto dell’articolo un messaggio, anch’esso inquietante: un teschio.

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