Mafia siciliana in Lombardia
Al processo che si svolge innanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice, Filippo Grisolia, sorto a seguito di una lunga fila di omicidi risalenti ai primi anni novanta, ha fatto la sua apparizione l’ex capo di cosa nostra siciliana, Salvatore “Totò” Riina.
Il procedimento concerne l’omicidio di Alfio Trovato, ucciso nel Maggio del 1992 proprio a Milano.
Riina, collegato in videoconferenza dal carcere di Opera, ha voluto rendere ufficiale la revoca del mandato nei confronti di uno dei suoi difensori.
Il boss è ritenuto dall’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore della Dda milanese, Marcello Musso, il vero mandante dell’uccisione.
L’imputato ha scelto di accedere al dibattimento nonostante la maggior parte degli altri compagni di cosca, affiliati ai gruppi mafiosi di Gela, Catania e Palermo, abbia optato per il rito abbreviato, conclusosi nella fase dell’udienza preliminare.
A rispondere di fronte alla corte milanese anche Salvatore Enea, deceduto, però, lo scorso 30 Dicembre, ed il gelese Carmelo Tasca.
Anche l’omicidio di Alfio Trovato, stando alla ricostruzione fatta dal pm Musso, rientrerebbe all’interno di un vasto piano, definito dai gruppi Madonia di Gela, Santapaola di Catania e dai corleonesi capeggiati dallo stesso Riina, finalizzato all’assunzione dell’egemonia entro il territorio lombardo.
Milano non sarebbe sfuggita al piano: per tale ragione, bisognava eliminare quegli elementi che non seguivano le direttive provenienti dai vertici dell’organizzazione.
Salvatore Riina, inoltre, viene ritenuto la mente di un altro delitto milanese, quello di Gaetano Carollo, affiliato alla famiglia di Resuttana, reso cadavere nell’estate del 1987 nei pressi del residence, “I Girasoli”, di Liscate.
La vittima, infatti, secondo la ricostruzione condotta dagli inquirenti, intendeva rendersi autonomo all’interno dell’ampio mercato degli stupefacenti: volontà che gli sarebbe costata la vita.
Il giudizio per l’omicidio Trovato riprenderà nel Marzo del 2011, e si avvarrà della presenza di un’altra storica figura della criminalità organizzata palermitana, Giovanni Brusca, già giudicato per gli stessi fatti, chiamato a rendere testimonianza.
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