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L’avventura coraggiosa della cooperativa Rom 1995

Di Anna Foti il . Calabria

Volgerebbe
al termine nel peggiore dei modi la vicenda della cooperativa Rom 1995,
per la quale non è stata prevista la condizione di subappalto dello
smaltimento dei rifiuti ingombranti nell’ultimo bando del comune di
Reggio Calabria. Solo rassicurazioni verbali e buoni propositi da parte
delle istituzioni, anche consacrate in atti ufficiali, ma nessun intervento
concreto. Addirittura, oggi arriva l’ufficialità dell’affidamento
formale, oltre che sostanziale, del servizio alla società Leonia che
dunque non si occuperà più solo dello smaltimento dei rifiuti solidi
urbani. Ma riferiamo un po’ di storia per comprendere cosa significherebbe
la fine della cooperativa Rom 1995 e che cosa la città di Reggio Calabria
stia realmente perdendo. Non solo licenziamenti, che già di per sé
sarebbero gravi, ma molto, molto di più.

Confiscato
a Paolo Aquilino nel 1997, il fabbricato a due piani con cortile, ubicato
nella zona di Condera a Reggio Calabria, è stato destinato all’omonimo
Comune nel 1999 ed assegnato nel 2000 alla Cooperativa sociale Rom 1995,
nata dalla motivazione di giovani volontari dell’Opera Nomadi e presieduta
da Domenico Modafferi. Ristrutturato con il contributo della Regione
Calabria, l’immobile, il primo destinato all’amministrazione comunale
di Reggio Calabria, ospita quella che è stata fino ad alcuni mesi la
virtuosa attività di raccolta differenziata di rifiuti a domicilio
e su strada e di deposito diretto degli stessi, avendo la stessa gestito
anche il servizio di spazzamento manuale stradale nel comune di Melito
Porto Salvo e quello di pulizia di servizi igienici pubblici. La Cooperativa
Rom 1995 impiegava quasi trenta persone, tra cui la maggior parte di
etnia Rom, di età compresa tra i 25 e i 30 anni, che adesso potrebbero
rimanere senza lavoro. Costoro erano stati formati e avviati al lavoro
grazie ad un corso di formazione intitolato “Lacio Grave” che in
lingua romanes significa “buona città”, curato proprio dalla cooperativa
tra il 1999 e il 2000.   

Positiva la
risposta della cittadinanza che contattava la cooperativa per richiedere
il loro intervento, associando a questo servizio prezioso, serio e puntuale,
il volto spesso discriminato delle persone di etnia rom. Ma accanto
a questo anche una realtà formativa ed educativa sul riciclo, sull’integrazione
e sul rispetto dell’ambiente aperta costantemente alle scuole e alle
giovani generazioni.

 Un’esperienza
tanto positiva, quanto amaro è l’epilogo annunciato da mesi e che
oggi, dopo una lunga agonia, giunge a quel traguardo che avrebbe dovuto
essere evitato. Integrazione sul territorio della comunità Rom nel
segno del lavoro e della qualificazione e rispetto dell’ambiente attraverso
la raccolta differenziata dei rifiuti e l’avvio al loro corretto smaltimento,
un binomio pregno di senso civico che aveva anche il valore aggiunto
di essere ubicato nel primo bene confiscato alle ndrine destinato e
riutilizzato a Reggio Calabria. Un emblema le legalità ed un esempio
su scala nazionale dell’uso sociale dei beni parte di un patrimonio
illecitamente accumulato adesso al servizio di quella stessa collettività
prima defraudata.

Un progetto
che, come tale, guardava anche al futuro con iniziative che hanno condotto
all’istituzione dell’isola ecologica nel 2007 e più recentemente
all’avvio dei lavori per la costruzione della ricicleria al piano
superiore. Ma tutto questo adesso potrebbe essere passato. Forse, anzì
sicuramente, avrà seminato qualcosa di buono, ma perché accontentarsi
di un rimpianto quando avremmo ancora potuto vedere la cooperativa Rom
1995, segno di grande speranza di cambiamento, crescere e operare a
Reggio Calabria?

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