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A Isola Capo Rizzuto non ci sono mietitrebbie “Libere”

Da Angela De Lorenzo il . Calabria

È chiaro che le cosche detengono il controllo dei territori e ciò vale soprattutto quando si tratta di terreni e aziende agricole confiscate ai clan, che nella pratica ne mantengono la disponibilità. La prova più palese la si è avuta ad Isola Capo Rizzuto, dove, come denuncia don Luigi Ciotti, presidente e fondatore di ‘Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie’, da diversi  giorni “non si trova nessuno disposto a venire a trebbiare in un terreno degli Arena. Tutti si ritirano – ha detto Ciotti – perché hanno paura. I terreni erano stati coltivati dallo stesso clan criminale nonostante fossero stati già sequestrati e confiscati”. 

E infatti ad Isola Capo Rizzuto le mietitrebbie sono tutte impegnate (sic.), un alibi innegabilmente plausibile visto che questo è proprio il periodo della trebbiatura. Ma possibile che in un territorio ricco di aziende agricole e in cui, proprio su quei terreni, sta per nascere una cooperativa capace di offrire opportunità occupazionali dignitose e pulite ad alcuni di quei numerosi giovani disoccupati o sottomessi allo sfruttamento, nessuno sia nella condizione di potersi mettere a disposizione con le sue attrezzature agricole per contribuire alla causa? E non è tutto, pare anche che in tutto il territorio provinciale, addirittura, le mietitrebbie scarseggino. Nonostante tutto ‘Libera’ è convinta che la mietitura dell’orzo si farà comunque: “stiamo lavorando con la Prefettura – ha detto Davide Pati della direzione nazionale di Libera – per risolvere il problema e certamente, come è già accaduto in altri posti, troveremo una soluzione, questo è fuori discussione”. 

Non fa passi indietro l’associazione di Ciotti, del resto è abituata a fronteggiare ‘contrattempi’ simili. Anni fa la stessa cosa era già successa a Corleone in occasione della prima trebbiatura del grano alla nascita della cooperativa ‘Placido Rizzotto’. In quell’occasione il prefetto emise un’ordinanza e sequestrò una trebbiatrice che venne guidata da un carabiniere. Poco tempo fa nel casertano, inoltre, è stato necessario trebbiare il grano nel cuore della notte per evitare l’assalto della camorra. Sarà necessario ricorrere a soluzioni così estreme anche a Isola Capo Rizzuto? 

Chi vivrà vedrà. Per ora Libera aspetta uno scatto d’orgoglio da parte del territorio: chi ha orecchie per intendere intenda e chi ha una trebbiatrice può metterla a disposizione. In effetti un esempio positivo è proprio quello che ci vorrebbe, anche perché quello della trebbiatrice non rappresenta un problema isolato: nei giorni scorsi il sindaco, Carolina Girasole, ha bandito una gara d’urgenza per l’abbattimento dei manufatti abusivi lungo la costa, ma nessuno vi ha partecipato. “Abbiamo inviato l’invito – dichiara il sindaco – a numerose imprese che già lavorano per il Comune, ma nessuno ci ha risposto. In una simile situazione ci sentiamo soli, è chiaro che i cittadini ancora non hanno scelto di indossare con convinzione la divisa della legalità, mentre c’è l’esigenza di essere chiari e scegliere da che parte stare”. Per far fronte al problema il sindaco Girasole ha chiesto di essere al più presto ricevuta in Prefettura. 

L’allarme sulla situazione di Isola Capo Rizzuto don Luigi Ciotti lo ha lanciato mercoledì 16 giugno durante una riunione nel corso della quale ha sottoscritto una convenzione con il Corpo forestale e l’Agenzia nazionale per i beni confiscati alle mafie, finalizzata a presidiare quei territori e riportarli pienamente alla legalità attraverso progetti per il riutilizzo dei patrimoni mafiosi. In realtà tale rapporto di collaborazione, ufficializzato con la convenzione, era già stato avviato negli scorsi mesi con la realizzazione di quattro progetti, di cui uno proprio a Crotone, dove attraverso  ‘Avviso pubblico’ saranno impiantate delle aziende agricole. Il presidente di Libera ha, inoltre, annunciato che anche quest’estate oltre 2.500 giovani trascorreranno le loro vacanze nei campi di lavoro organizzati nei terreni confiscati.

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