Bisogna essere matti per saper sognare
Potrebbe essere il periodo in cui ci si dedica al “privato”. Che in una città universitaria significa scadenze, esami e programmi per la stagione estiva. Potrebbe. Ma non così a Bologna, cuore della cultura progressista europea e simbolo di tutte le città italiane affollate da giovani studenti. A volte ti capita di incontrarne di strani, come questi studenti con l’ossessione della Politica e della Legalità che sono merce rara se declinate come passione civile generosa e disinteressata verso la propria comunità, e sterilizzate da ogni carrierismo. Solo così ti spieghi il desiderio ostinato di andare fino in fondo con incontri e conferenze, alle porte della sessione di esami, da parte di uno sparuto gruppetto di ventenni che si è messo in testa che anche a Bologna bisogna parlare di mafie. Quelle al Nord, soprattutto. E li trovi lì, costanti e giovanissimi, a ogni buona occasione per fare il banchetto coi prodotti biologici “Libera-Terra” che vengono dai terreni confiscati alle mafie . Ma non solo.
Ci sono i “Percorsi di Memoria, percorsi di Impegno”, che vengono battezzati ai locali di Radio Emergenza, nel cuore del centro storico. Loro, gli studenti di diverse facoltà, militanti della “Rete No Name – antimafia in movimento” collettivo antimafioso con appena due anni di vita, parlano chiaro. E scelgono, infatti, per iniziare i Percorsi di Memoria, il 9 Maggio, la data del sacrificio di Peppino Impastato che ci riporta a Cinisi (Pa), nel cuore di Cosa Nostra, dove Peppino profeticamente osava, negli anni ’60-’70, parlare di mafia con nomi e cognomi – un po’ difficile a “100 Passi” dalla casa del boss don Tano Badalamenti – , prima ancora delle pur importanti questioni internazionali. Però il collettivo bolognese No Name non ci sta a fermarsi a celebrare il calendario dei morti ammazzati. E infatti questi giovani incazzati hanno un taglio ben chiaro: si interpreta la lotta alla mafia come la nuova “Resistenza”, la nuova lotta di Liberazione di cui oggi ha tanto bisogno questo paese, con buona pace del revisionismo di trasversale orientamento. Sarà per questo che, se li frequenti, se partecipi ai “Percorsi”, ti ritrovi accanto a pezzi della storia d’Italia. Quella migliore, s’intende.
Si inizia il 9 maggio ricordando Impastato insieme a un partigiano, Ermenegildo Giugni, che dentro ha ancora il fuoco sacro di chi scelse, con anonimo eroismo a 17 anni nel ‘43, da che parte stare. Con l’ottantenne partigiano assediato dalle domande di Andrea e Simona, che conducono il programma “FM100Passi” ogni mercoledì in onda dai locali di Radio Emergenza, c’è anche Roberta Bussolari a suggellare la presenza di Libera, rete antimafia presieduta da Luigi Ciotti, di cui il collettivo No Name fa parte. L’Informazione, per questi sognatori, è strumento indispensabile di contrasto alla mafie. E’ la vera fissa di questi fuorisede dalle Marche alla Romagna alla Sicilia, che non a caso ti fanno incontrare i pochi e ultimi giornalisti non asserviti al Potere che abbiamo in Italia. Pino Finocchiaro, di Rainews24, che presenta il suo bel lavoro sul “Direttore” Giuseppe Fava, dal titolo “L’ultima Violenza”. Anche in questa serata di memoria e di impegno di metà Maggio, non c’è tempo per le liturgie. Pino affonda la lama del suo sapere e del suo coraggio nell’incancrenita classe dirigente della Sicilia e dell’Italia, ormai ostaggio della “borghesia mafiosa”, facendo nomi e cognomi senza che tu possa percepire anche un solo tentennamento. Non ho mai ascoltato dal vivo Giuseppe Fava, ma penso che con il suo trasporto e la sua passione, Pino ne è un degno erede. Riccardo Orioles, vice di Fava ai Siciliani, che è anche il responsabile della testata di No Name “Le mani sulla Città”, si informa di continuo da Catania su come vanno le iniziative e se stiamo lavorando insieme, nel pieno stile comunitario dei Siciliani e del suo Direttore che non c’è più, stroncato da cinque proiettili mafiosi alla nuca, il 5 Gennaio 1984.
I “Percorsi” vanno avanti riservano un’altra sorpresa. Per la maggior parte di Siciliani Raffadali (Ag) è sinonimo di un feudo elettorale, quello di Totò Cuffaro, già governatore della Sicilia dimessosi dopo una condanna per mafia. Agli incontri è sempre presente un giovane sopra i trenta, con i capelli lunghi e la determinazione di un capo partigiano. E’ Gaetano Alessi, della testata indipendente di Raffadali “Ad Est”con cui, insieme ad altri ragazzi, ha messo a nudo gli intrighi del potere cuffariano facendo saltare appalti importanti, cosa che i familiari dell’ex governatore non hanno gradito. Per questo Gaetano si trova oggi espatriato a Bologna e quando gli si chiede di dare una mano, instancabile, dice di si senza pensarci un attimo. “No Name” presenta il suo libro a fine Maggio, “Le Eredità di Vittoria Giunti”, una storia vera dove la lotta alla mafia si traduce nelle gesta di una scienziata, Vittoria, che per amore e passione politica aderisce prima alla Resistenza da staffetta partigiana, e dopo, a guerra conclusa, da Firenze arriva – per seguire il marito, Totò Di Benedetto, esponente del CLN e originario di Raffadali – in Sicilia. Sarà il primo sindaco donna del dopoguerra e dirigente delle lotte contadine. Dalla testimonianza di Vittoria e dalla gloriosa storia del movimento contadino in Sicilia, Gaetano e i pochi matti di “Ad Est” trovano linfa per sfidare l’intoccabile on. Cuffaro, il Potente, il Golia che dovrà cedere alla fionda del coraggio di Davide, che dovrà cedere cioè alle denunce di questi giovani – una delle più visibili e concrete eredità di Vittoria Giunti – che in Gaetano Alessi trovano riferimento e convinzione granitica, e che pensano che la “Libertà vale più della stessa vita”!
Il viaggio dei “Percorsi” è quasi concluso, è quasi Giugno, ma la voglia di denuncia che lo rende un personaggio scomodo, attrae alle iniziative del collettivo bolognese un esponente delle Istituzioni particolare: Rosario Crocetta, già sindaco di Gela e primo parlamentare europeo ad avere la scorta. Cosa che la dice lunga da un lato sul coraggio dei siciliani e dall’altro sul livello di coscienza della lotta alla criminalità organizzata, ormai globalizzata, che il nostro continente ha sviluppato in questi anni di crescita del narcotraffico internazionale di cocaina. Per fortuna non manca mai il giudice Libero Mancuso, primo magistrato in Italia a rifiutare la scorta, impegnato nel contrasto all’eversione e alle mafie, che interviene alla conferenza sulle “mafie al Nord” insieme al procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso, già procuratore aggiunto alla DNA, che con altissima professionalità rendiconta di come la mafia sia ormai un serissimo problema anche al nord e in Emilia-Romagna!
Il 23 maggio, anniversario della strage di Capaci, si sceglie come relatore Ettore Borghesan, amico di Peppino Impastato e di Pio La Torre. Insegnante di storia a Bologna, Ettore, palermitano doc è un vero fiume in piena. Ascoltandolo si percepisce che c’è qualcosa di mistico nella sua ansia di giustizia. Vorrebbe solo un mondo libero dalla corruzione e un’economia non inquinata dalla criminalità.
E’ giugno, i Percorsi di Memoria terminano, i giovani sono esausti. Federico Alagna, il leader del collettivo, sogna una vacanza dopo un anno di lavoro e di studio e magari di poter, un giorno, smascherare le imposture del Potere in una delle “province babbe” (Messina) della propria isola. Ma non c’è tempo per pensare troppo a se stessi, ci si deve incontrare nella bellissima p.zza Santo Stefano per progettare le attività del prossimo anno. A presto, giovani di “No Name”, maestri di “belle utopie”!
* Referente di Libera a Ragusa
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