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Schiavi moderni

Di Giorgio Santelli (da Articolo21.org) il . Atti e documenti

Ormai a distanza di mesi dallo scoppio della vicenda Omega, è ben chiara una cosa. Intorno al più grande gruppo italiano di aziende fornitori di servizi di call center, telemarketing, servizi in outsourcing alle aziende, controllo e cura di banche dati, formazione, si è sviluppato un disegno di truffe a danno della collettività. 
In questi mesi abbiamo notato, per esempio, una grande difficoltà, da parte del Governo nel trattare le vicende di queste aziende. Sono servite decine di giorni di occupazione delle aziende, decine di manifestazioni a Roma, presidi di fronte a Montecitorio e iniziative eclatanti prima di convincere il Governo e il ministero competente ad affrontare la vicenda. Sembrava quasi che si dovesse perdere tempo per far perdere alle aziende le diverse commesse, come se ci fosse pronto qualcuno a sostituirsi. Questo perché si è trattato, in ogni caso, di aziende che riuscivano a stare nel mercato, con contratti importanti a livello nazionale e internazionale. Contratti che certamente potevano continuare a garantire il lavoro alla maggiorparte dei dipendenti coinvolti. 
Non è ancora chiaro come, di fronte ad una vicenda che complessivamente in Italia interessava 10.000 lavoratori (1000 a Trapani) ci fosse una scarsa attenzione che si è accesa solo nel momento in cui si sono accesi sui lavoratori le luci dei media. Una vicenda che, complessivamente, sarebbe forse ancora nascosta se all’ex Eutelia di Roma non fosse successo quel che accaduto lo scorso 10 novembre. 

Intorno alle 5.10, della mattina del 10 novembre, una squadraccia capitanata dall’ex amministratore delegato di Eutelia, Samuele Landi, dopo aver forzato il cancello con i piedi di porco, ha cercato di mandare via gli operai. Senza quell’atto clamoroso, forse quei dipendenti starebbero ancora ad occupare la sede. 
E’ la logica per cui, oggi, per difendere i diritti dei lavoratori si debba salire sulle gru, avere la visita di una squadraccia similfascista, arrampicarsi sul Colosseo, sbarcare sull’isola dei cassintegrati, dormire sui tetti delle fabbriche.  

Trapani non ha, fino ad oggi, goduto delle stesse fortune. Non c’è stato un atto eclatante che ha posto al centro dell’attenzione dei media la vicenda che interessa 840 famiglie rimaste senza stipendio in una realtà già piuttosto difficile dal punto di vista economico e di nuove offerte di lavoro. Anche gli arresti del 5 maggio scorso per la truffa ai danni dello Stato che ha coinvolto sia la B2B che Multimedia planet, hanno trovato poco risalto sulla stampa nazionale quando, al contrario, la notizia ci sarebbe stata e come. 34 milioni di euro truffati allo stato, sequestro di beni per 130 milioni di euro, due imprenditori coinvolti del nord (con tanti soci del sud). Una storia che può essere presa come esempio di come, in assenza di uno Stato vigile, le risorse date per lo sviluppo di occupazione per il mezzogiorno siano “di fatto” rapinate alla fonte senza produrre alcuno dei risultati immaginati. 

“Ma quale rispetto in questa vicenda c’è stato per i lavoratori? Come sono state controllate le aziende? Fino a che punto deve arrivare la libertà di impresa? Perché nessuno (istituzioni locali, provinciali, regionali, Stato, sindacati) non si sono accorti prima di come si stesse mettendo in atto, attraverso B2B e multimedia planet un vero e proprio furto di risorse della collettività. Perché non è stato possibile comprendere in forma preventiva, quello che Omega stava facendo in Italia (e Phonemedia a Trapani, in Puglia, in Piemonte)?  Non sarebbero servite grandi operazioni e grandi indagini. Bastava interrogare semplicemente una delle tante banche dati che offrono i servizi di “visura” camerale sulle aziende e sulle società per comprendere quale strano gioco di scatole cinesi aveva messo in campo Omega.

Si sarebbe scoperto, a titolo d’esempio, che addirittura il deus ex machina di tutta l’operazione, Carlo Marcello Massa, compare con due distinti codici fiscali, cosa non solo teoricamente impossibile ma del tutto illegale. La sua fortuna? Il suo doppio nome, Carlo Marcello che gli ha permesso di ottenere un doppio Codice Fiscale. Quali controlli fatti? Come è possibile? Qualche complicità? E basta leggere quelle visure per comprendere la pericolosità delle scatole cinesi che si erano create dalle continue fusioni. Ed il fatto che l’azienda principale, la Omega, avesse una sede estera pressoché inesistente, non doveva forse far suonare il campanello di allarme a funzionari dell’Unione Europea, funzionari statali, regionali e giornalisti che, nel corso degli ultimi cinque anni, si sono trovati a discutere o dover decidere sui destini di queste aziende?  

Ma gli interpreti principali di questa storia sono due. A fianco di Claudio Marcello Massa c’è Fabrizio Cazzago, Phonemedia. Imprenditore novarese  che ha fatto la sua fortuna grazie a fondi europei, fondi per la 488, fondi per la formazione. Un imprenditore del nord, legato alla politica di centro destra, che è riuscito a fare incetta di finanziamenti pubblici per il sud, per creare finta formazione e lasciare poi, di fatto, disoccupazione.  
Resta difficile credere che la politica non sapesse nulla. 
Per Claudio Marcello Massa e per Omega e le aziende del gruppo, c’erano tanti contratti in essere con la pubblica amministrazione: addirittura con la Camera dei Deputati, con ministeri, con i sistemi che le forze di Polizia usano sulle proprie macchine durante i fermi per i controlli degli autoveicoli e dei loro proprietari. 
Per Cazzago proprio per i rapporti che aveva con la politica, resta davvero difficile pensare che non ci fossero stati rapporti tali con quegli enti di controllo che dovrebbero verificare l’effettiva tenuta dei corsi di formazione. 
Ma anche nella vicenda  di B2B e Multimedia planet che in questi giorni ci siamo messi ad esaminare, appare strano come quell’azienda fosse – citiamo ad esempio – informata preventivamente delle visite dell’ispettorato del lavoro e decidesse addirittura di far sparire i dipendenti e cambiar loro il turno per evitare che fossero in azienda all’arrivo della visita.

ALTRI CALL CENTER CRESCONO
Informare per sapere, sapere per evitare che quello che è accaduto ai 900 lavoratori di Trapani, possa accadere ancora, e per giunta nello stesso martoriato territorio. Eppure accade. Mentre Phonemedia, poi Omega, chiude battenti a pochi chilometri sorge “Blue-Call”, call center verso il quale vengono spostate molte commesse di  Phonemedia. “Famiglie buttate in mezzo ad una strada, lavoratori che dopo mesi di vani tentativi adesso pensano, forse dietro inopportuni suggerimenti, di chiedere il fallimento dell’azienda ed attraverso la messa in liquidazione racimolare qualche soldo per chiudere definitivamente la saracinesca. La realtà lavorativa di Phonemedia, nel nostro territorio trapanese – racconta Nino Grignano – nonostante la condizione di precariato in cui i lavoratori fino all’empasse versavano, ha costituito un impiego tuttavia da tenersi ben stretto, poiché l’offerta di lavoro è decisamente negativa rispetto al
la domanda e la crisi che il paese sta di per sé attraversando, peggiora le cose sensibilmente”.  

L’INCHIESTA E GLI ARRESTI: UN SISTEMA SOCIETA’ A ‘PIRAMIDE’ 
E’ il cinque maggio. La GdF di Catania scopre un gioco di società a ’scatole cinesi’ al centro della presunta truffa da circa 34 milioni di euro che ha portato la Procura etnea alla richiesta e all’ottenimento di un’ordinanza di custodia cautelare per 11 indagati e al sequestro beni preventivo per 130 milioni di euro. Tutto sarebbe stato creato da tre indagati che sono ritenuti dall’accusa i promotori dell’iniziativa: Ermanno Traverso, di 56 anni, originario di Torino ma residente a Londra; Giancarlo Catanzaro, di 50 anni, originario di Genova ma residente in Svizzera; e Giancarlo Grenci, di 40 anni, originario di Milano ma residente in Svizzera. I primi due sono stati arrestati, il terzo è attualmente irreperibile. Il sistema, secondo, l’accusa è ‘piramidale’. Alla base della struttura ci sono le quattro società di contact center che forniscono servizi e software a call center: la B2b con sede legale a Catania ma operativa a Trapani, la Multimedia planet con sedi a Trapani e Bistritto (Bari), la, Multivoice di Lametia Terme (Catanzaro) e la Soft4web di Vibo Valentia. Le quattro società, secondo la ricostruzione della guardia di finanza di Catania, sono di proprietà al 100% di Amt Italia, srl, che ha sede a Torino, che è controllata al 100% dalla lussemburghese Amt Europa sa. Quest’ultima a sua volta è controllata integralmente da una società di diritto con sede in uno degli Stati ‘paradisi fiscali’ degli Usa, il Delaware, che ha uffici in Svizzera, che è “gestita” dalla Techne capital Ltd con uffici in Svizzera e Singapore. Le due società ‘madri’, hanno accertato gli investigatori delle Fiamme gialle, sarebbero state gestite da proprio da Ermanno Traverso e Giancarlo Catanzaro, che sarebbero gli amministratori non soltanto delle società estere ma di ‘fatto’ i veri controllori di tutta la ‘catena’ dettando le operazioni di finanziarie di Amt Europa e Amt Italia. E a ‘caduta’ sulle altre quattro società alla ‘base’ della ‘piramide’.

ACCERTAMENTI ANCHE A PHONEMEDIA 
Nell’ambito dell’inchiesta accertamenti tecnici sono stati eseguiti a quella che la guardia di finanza definisce la “collegata galassia Phonemedia, società Raf di Novara”, azienda per la quale il 26 aprile scorso il Tribunale di Novara ha disposto l’amministrazione straordinaria e i cui lavoratori senza stipendio attendono la cassa integrazione straordinaria. 
Cassa integrazione firmata ieri al ministero ma che lascia fuori dagli ammortizzatori 700 lavoratori che, licenziatisi per giusta causa o con contratti scaduti, non riceveranno alcun beneficio. Questo nonostante i sindacati avessero affermato che solo attraverso la cassa integrazione nazionale e non con quella regionale in deroga, ci sarebbero state “possibilità” per tutti (Cassa integrazione, mobilità, percorsi di ricollocazione lavorativa).

APPUNTI E PROPOSTE
Per evitare che altre vicende come quella della B2B e di Multimedia Planet si verifichino in futuro, Sindacato e Istituzioni devono agire nella logica del bastone e della carota. Le istituzioni devono essere pronte ad appoggiare i nuovi insediamenti, favorendone la presenza con una  normativa tesa a far diventare appetibile ogni investimento sul territorio. I sindacati devono, sempre insieme alle istituzioni, pretendere la firma di protocolli che siano di vantaggio per il territorio. E, a seguito di agevolazioni, forse si potrebbe pretendere quel che avviene nel momento in cui i Comuni assegnano alle aziende edili vincitrici, la costruzione di lotti di nuovi insediamenti o di fabbricati od opere pubbliche. Esistono le fidejussioni a garanzia di quel che il pubblico fa per agevolare i privati. E protocolli di intesa che pretendono alcune garanzie. Io ti avvantaggio per quanto riguarda la possibilità di insediare la tua azienda sul territorio. Tu mi garantisci un numero di occupati e la possibilità di conoscere con trasparenza il tuo piano industriale.
La presenza di fidejussioni permette anche, in caso di crisi, di avere fondi di garanzia per i lavoratori. E’ pensabile ipotizzare queste soluzioni? Quale legislazione occorre? Chi dovrebbe legiferare in materia?   Contemporaneamente chi riceve finanziamenti statali ed europei non può fallire dopo poco tempo, mantenere la struttura pagata con fondi pubblici e con essa fare speculazione.

Al sindacato, specie nella dimensione locale, si chiede di mantenere un ruolo più aperto a considerare le dinamiche nazionali che coinvolgono le aziende. Nel caso delle B2B e della multimedia planet una maggiore conoscenza di quel che Omega già rappresentava a livello nazionale, avrebbe forse permesso di valutare la vendita di Phonemedia a Omega in un modo diverso da come è stato considerato.
Sulla questione di Trapani serve anche un intervento sindacale nazionale. Questo mini dossier, arricchito del dibattito che si terrà oggi, sarà inviato ai responsabili nazionali di categoria, per comprendere se, nella vicenda che seguiamo, si poteva fare di più o agire in modo differente.

Al dibattito hanno partecipato: Norma Ferrara – Fondazione Libera Informazione; Giorgio Santelli – Articolo 21, portavoce Reporter Senza Rete; Rita Borsellino . Parlamentare Europeo – Sergio Bellucci, giornalista, saggista, fondatore di net left; Alfonso Gianni, già sottosegretario sviluppo economico II governo Prodi; i lavoratori dei Call Center B2B e Multimedia Planet; Sinistra Ecologia e Libertà di Trapani, Associazione Articolo 1; Un’altra Città (Trapani); Segretario Slc Cgil Trapani; coordinatrice Pd provinciale di Trapani


da Articolo21.org

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