Catania – Caltanissetta: l’asse della droga
Gli investigatori ne sono certi, sostenuti dalle risultanze di due imponenti inchieste, concluse negli ultimi due giorni, quella niscemese, denominata “Biancaneve”, e quella del capoluogo di provincia, ovvero “Cobra 67”: l’asse Catania-Caltanissetta assicura un continuo rifornimento di sostanze stupefacenti.
Il dirigente della Squadra Mobile di Caltanissetta, Giovanni Giudice, esclude collegamenti tra il gruppo sgominato fra i territori di Niscemi e Gela e quello reso inoffensivo a Caltanissetta, in totale trentanove arresti in appena due giorni, “si tratta di entità assolutamente autonome ed indipendenti, senza rapporti”.
Ma gli stessi inquirenti sono rimasti impressionati, pur conoscendo in profondità il fenomeno, dalla strutturata collaborazione sussistente tra i gruppi nisseni e i grossisti catanesi.
L’indagine “Biancaneve” ha strappato il manto che copriva lo stretto rapporto sorto tra il gruppo di Niscemi, coordinato dai fratelli Giuseppe ed Andrea Di Benedetto e da Gianfranco Arcerito, e il grossista catanese, con base a Misterbianco, Giuseppe Tirreni.
L’inchiesta “Cobra 67”, invece, ha consentito di individuare la costante cooperazione sorta tra i responsabili dello spaccio a Caltanissetta e Nunzio Di Stefano, attivo grossista del quartiere catanese di Librino.
Le forze dell’ordine ritengono, infatti, che, perlomeno in questa fase, Catania abbia spodestato Palermo, conseguendo il riconoscimento di vero centro degli acquisti illeciti all’ingrosso: i quartieri di Librino e San Cristoforo, controllati dalle locali organizzazioni criminali, sono inevitabili punti di riferimento per chi intendesse operare all’interno del “mercato” degli stupefacenti.
Lo stesso Giudice, già qualche tempo addietro, aveva posto in rilievo i collegamenti frequenti tra le aree nissene e quelle etnee.
Anche Gela rientrerebbe nel circuito; al momento, gli inquirenti seguono proprio nella città più popolosa dell’intera provincia di Caltanissetta, le mosse di Emanuele Nocera, giovane rampante della locale malavita, già arrestato nell’ambito dell’inchiesta, “Bonnie & Clyde”, del Maggio dello scorso anno, e del padre, Giuseppe, vecchia conoscenza degli inquirenti, arrestato all’inizio degli anni ’90 a Mantova.
Entrambi, senza trascurare il ruolo del terzo componente della famiglia, Salvatore, avrebbero un ruolo essenziale nel business degli stupefacenti attivo nella vasta area del gelese, grazie a saldi legami con gli stessi grossisti catanesi.
Stando agli investigatori, le sorprese in questo particolare settore di ricerca non sono ancora finite, anche perché la domanda continua ad avanzare.
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