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Trent’anni fa il primo delitto politico della ‘ndrangheta

Di Anna Foti (reggiotv.it - strill.it) il . Calabria

Trenta sono gli anni passati dall’omicidio di Giuseppe Valarioti, il dirigente calabrese del Partito Comunista Italiano trucidato a colpi di lupara a Rosarno. Trenta sono anche gli anni che aveva quando quella notte dell’11 giugno 1980, la ndrangheta commetteva il primo delitto politico in Calabria. Un efferato omicidio ancora rimasto impunito. Una vicenda giudiziaria lunga 11 anni al temine della quale nessuna verità è stata mai fornita. Testimonianze coraggiose e poi ritrattazioni repentine, tante incongruenze e un superpentito ritenuto inattendibile. 

Insomma nessuna giustizia.  

Ricordato come l’Impastato calabrese, anche se Giuseppe Valarioti non apparteneva ad una famiglia mafiosa, Giuseppe Valarioti era professore di lettere, appassionato di studi archeologici della Rosarno Magno Greca. Un autentico spirito libero che la prevaricazione mafiosa non è riuscita ad imprigionare. 
 
Attivista politico che guidava la sezione rosarnese del partito comunista, la notte in cui venne ucciso festeggiava la vittoria delle elezioni amministrative. Un delitto in cui culminò la tensione tra la ‘ndrangheta e la politica anche in Calabria. 

Il comune di Rosarno, ancora sciolto per mafia e guidato da una commissione straordinaria dal 2008, oggi lo riscopre e lo ricorda con una targa nella piazza principale del paese che già porta il suo nome. Poi un dibattito, un invito alla cittadinanza alla memoria e all’impegno e la ricostruzione della Calabria degli anni Settanta, quella dei primi fermenti antimafia, quella tensioni sociali, dell’evoluzione del crimine mafioso. La storia della Calabria e dei calabresi, la storia di uno delle tante curve del cuore dell’Italia. A tutto questo a palpitare ancora nella memoria di Peppe Valarioti; a tutto questo è dedicata l’iniziativa promossa dall’Arci in collaborazione con Libera, daSud Onlus, Associazione per il rinnovamento della sinistra.  

Ancora la storia ha bisogno di essere conosciuta, la realtà di essere compresa. Ancora le coscienze hanno bisogno di essere scosse e la memoria di essere alimentata e non solo a Rosarno. A ciò provvedono anche il lavoro di raccolta e documentazione dell’archivio Stopndrangheta.it e la ricostruzione operata a quattro mani da Alessio Magro e Danilo Chirico, con il contributo dei familiari e della fidanzata Carmela Ferro, nel libro “Il caso Valarioti. Rosarno 1980: così la ‘ndrangheta uccise un politico (onesto) e diventò padrona della Calabria”, edito da Round Robin.  

Un’altra goccia nel mare salato di Calabria, questa pagina di sangue. Un’altra speranza nel cuore pulsante di Rosarno, questa pagina di memoria e di impegno. 

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