Libera a La Spezia
Una città di provincia considerata a basso rischio di mafia, ma che sente il bisogno di organizzarsi per combattere per la legalità. «Il coordinamento provinciale di Libera non è una forzatura né una presa d’atto, ma scaturisce dall’esigenza di una struttura chiara avvertita da tutti i soggetti che si riconoscono in Libera e che già lavorano per l’antimafia sul territorio» spiega il referente Emilio Bufano. «È un nuovo punto di partenza, una mossa indispensabile per una battaglia che continua, a cui di certo non si sarebbe arrivati senza il lavoro del presidio Dario Capolicchio di Sarzana, in piedi da più di un anno in memoria di Dario, sulla cui morte nella strage di via dei Gergofili a Firenze non è ancora stata fatta chiarezza» continua Bufano. «Mi piacerebbe una grande Libera qui a la Spezia – dichiara il sindaco Federici – in accordo con la nostra tradizione di democrazia e solidarietà con i più deboli». Con queste promesse di impegno, dopo un incontro dal titolo Art.4 lavoro, mafia e Costituzione, il 5 giugno si è costituito il coordinamento di La Spezia, in un giorno carico di valore simbolico per il territorio.
I numerosi cittadini e le realtà associative presenti erano non solo coinvolti nella discussione, ma anche emozionati e commossi. Quasi contemporanea, infatti, ci sono stati i funerali di Paolino Ranieri, antifascista da sempre e punto di riferimento etico e politico per più generazioni di spezzini e non solo, morto a 98 anni il 3 giugno. «Penso alla resistenza di ieri e alla resistenza di oggi – ha detto Don Luigi Ciotti durante l’incontro – e saluto anch’io un uomo che non ho conosciuto ma che posso immaginare attraverso l’affetto di tutti quelli che lo stanno ricordando oggi come una lezione di coscienza civile, responsabilità, importanza del fare». E l’addio a un uomo che ha speso la sua vita nell’impegno concreto per una società più giusta si unisce a un messaggio di forte esortazione all’azione responsabile in prima persona. «Ricordiamo Paolino, uomo della resistenza, con la voglia di esistere e resistere, un’unica radice che ci indica che per il fatto stesso che esistiamo dobbiamo sporcarci le mani e non farci trascinare dalla pigrizia e dalla delega ad altri» ha proseguito don Ciotti.
Il tema dell’incontro, l’articolo 4 della Costituzione secondo il quale la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto, è centrale se si parla di lotta alle mafie. Libera ricorda continuamente tante vittime innocenti delle mafie, morte per la giustizia e la democrazia, due valori profondamente in crisi in Italia oggi. «L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro? O la nostra Costituzione è solo scritta sulla carta? – si chiede provocatoriamente Luigi Ciotti – i valori costituzionali dovrebbero essere incarnati nella società, e invece oggi rischiamo il bavaglio alla democrazia, la delegittimazione della magistratura, l’impoverimento delle politiche sociali, un codice penale vergognoso che prevede pene maggiori per gli immigrati, il furto dei beni comuni». Il lavoro è il fondamento del nostro ordinamento, e della profonda instabilità attuale rischiano di beneficiarne proprio le mafie. In una provincia dove i temi dell’antimafia sociale sono poco trattati, ma dove comunque le mafie fanno ottimi affari e le logiche dei favoritismi permeano la quotidianità, è forse ancora più importante ripetere le parole di Carlo Alberto Dalla Chiesa, come ha fatto Don Ciotti il 5 giugno a la Spezia. Lo stato dia come diritto ciò che le mafie danno come favore.
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