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Legge bavaglio: adesso basta

Di Antonio Turri il . L'analisi

La nuova legge sulle intercettazioni
che il parlamento si appresta a varare prevede, oltre al definitivo
bavaglio per la libera informazione, restrizioni per qualunque tipo
di reato di questo indispensabile strumento investigativo,
depotenziandolo e rendendolo inutile in particolare per i delitti
associativi complessi e continuati come quello dell’associazione
mafiosa e quelli contro la pubblica amministrazione quali la
corruzione e la concussione. Con questa legge i capi delle mafie, i
corrotti e i corruttori, in pratica la criminalità di spessore
di questo Paese diverranno, nei fatti, non perseguibili e se lo
saranno avranno garantita l’impunità per mancanza di prove.

L’opera intrapresa sin dal 1994, per
smantellare il sistema processuale penale italiano basato sul
principio: la legge è uguale per tutti, si sta per concludere. Il lavoro tenace di “giuristi e
politicanti” al soldo della casta nata dalla mai defunta
loggia massonica P2 è durato un decennio, a partire dal 1999, anno
di approvazione delle norme procedurali dette del “giusto
processo”che mandarono assolta un cospicuo pezzo di classe politica
che aveva creato un sistema di corruzione ambientale cui si deve gran
parte dell’attuale immenso debito pubblico.

Dopo quelle norme a difesa di ladri e
lestofanti, l’Italia rimane afflitta endemicamente dalla corruzione.
Un Paese dove i ministri si vedono pagare case vista Colosseo…
senza, a loro dire, nemmeno averlo chiesto e dove si brinda agli
affari dopo disastrosi terremoti e si perde il conto delle liste dei
favoriti dai troppi Anemone e co. Un Paese dove manca verità e
giustizia per le troppe vittime delle mafie e delle stragi coperte o
peggio organizzate da pezzi deviati dello stato.L’azione per salvaguardare il terzo
livello del sistema mafioso di questo sfortunato Paese, quello
composto da colletti bianchi, settori deviati delle istituzioni e
mala politica ed economia, è continuata con una pressante opera
di delegittimazione della magistratura e con l’approvazione in
parlamento il 7 febbraio 2001 di una nuova legge sui collaboratori di
giustizia (pentiti) che ha fortemente depotenziato lo strumento, sia
dal punto investigativo che processuale, rendendolo quasi del tutto
inservibile a colpire lo strapotere delle mafie e delle varie
cupole. 

Ma nonostante questi duri colpi, molti
uomini dello Stato, quello con la S maiuscola, hanno continuato ad
operare superando ostacoli e mettendo a repentaglio la propria
incolumità, raggiungendo nuove e scomode verità sulle malefatte di
oligarchie criminali forti di un consenso, comunque minoritario e
drogato dalla manipolazione o peggio dal controllo di gran parte del
sistema mediatico e dell’informazione. Con altrettanta tenacia attraverso
l’adozione di leggi ad personam quali: la depenalizzazione del falso
in bilancio, la legge Cirami sul legittimo sospetto sulla
imparzialità del giudice, il lodo Schifani, la legge ex Cirielli sui
tempi della prescrizione, il lodo Alfano, la norma sul rientro dei
capitali illecitamente esportati, e con la legge sul legittimo
impedimento si è definitivamente stabilito il principio che la legge
è quasi uguale per tutti o meglio è uguale a seconda del reddito
disponibile effettivo e della carica politica ricoperta. Il tutto a
dimostrazione che è possibile perdere pezzi di democrazia e di
libertà se si voltano le spalle a quello che sta avvenendo nel
nostro Paese, a quello che accade senza dire: adesso basta! Non 
ci stiamo e seppur in modo non violento non rimarremo in silenzio.

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