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Bankitalia, il Governo e l’evasione fiscale

Di Gaetano Liardo il . L'analisi

Nell’annuale relazione all’assemblea
dei soci, il governatore della
Banca d’Italia va dritto al nocciolo
della questione: sul piano
internazionale servono regole finanziarie
condivise e, sul piano interno, un serio impegno
nella lotta all’evasione fiscale. Regole
internazionali e regole nazionali, in poche
parole maggiore trasparenza per evitare che
la crisi continui a far sentire i suoi effetti, e
per liberare la ripresa dai freni dell’illegalità.
«La radice della crisi che investe il mondo da
quasi tre anni – si legge nelle considerazioni
conclusive – sta in carenze regolamentari e di
vigilanza nelle piazze finanziarie più importanti
». 

Occorrono, scrive Draghi, delle linee
guida internazionali che definiscano regole
generali per le banche, introducano disposizioni
specifiche per gli intermediari finanziari,
riducano la rilevanza del rating nella
supervisione, controllando la trasparenza dei
processi decisionali delle agenzie di rating
(vedi Grecia), aumentino la trasparenza delle
contrattazioni finanziarie.
Analizzando la situazione del nostro Paese
Draghi pone l’accento sull’enorme peso dato
da corruzione ed evasione fiscale alle possibilità
di sviluppo italiane. 
«L’evasione fiscale
è un freno alla crescita perchè richiede tasse
più elevate per chi le paga; riduce le risorse
per le politiche sociali, ostacola gli interventi
a favore dei cittadini con redditi modesti».
E non è tutto, la situazione economica italiana
non è delle migliori perchè «nel biennio
2008 -09 il Pil è sceso in Italia di 6 punti e
mezzo», «il reddito delle famiglie si è ridotto
del 3,4%, i loro consumi del 2,5», «le
esportazioni sono cadute del 22%», le imprese
hanno ridotto gli investimenti del 16%,
l’occupazione è diminuita dell’1,4%. 
Ancora
dati allarmanti: la disoccupazione giovanile
ha raggiunto il «13 per cento nella media
del 2009», «negli ultimi dieci anni la spesa è
cresciuta in media del 4,6 per cento l’anno,
aumentando di quasi 6 punti in rapporto al
Pil». Inoltre, «il rapporto tra debito pubblico
e Pil era diminuito di 18 punti percentuali tra
il 1994 e il 2007. In questo biennio di recessione
è aumentato di 12 punti, al 115,8 per
cento».
Brutte notizie, quindi, a cui si sommano le
“debolezze strutturali” tipicamente italiane:
evasione fiscale e corruzione. Problemi che
la crisi richiede di superare in fretta, poiché,
scrive il governatore «i costi dell’evasione
fiscale e della corruzione diventano ancora
più insopportabili». 
«Secondo stime dell’Istat
– scrive Draghi – il valore aggiunto sommerso
ammonta al 16 per cento del Pil. Confrontando
i dati della contabilità nazionale con le
dichiarazioni dei contribuenti – aggiunge – si
può valutare che tra il 2005 e il 2008 il 30
per cento della base imponibile dell’Iva sia
stato evaso: in termini di gettito, sono oltre
30 miliardi l’anno». Ovvero molto di più di
quanto il Governo racimolerà con la manovra
aggiuntiva appena varata. Una manovra tutta
centrata sulla lotta all’evasione fiscale. Su
questo punto, tuttavia, vale la pena riflettere
un po’ di più al fine di riordinare le idee.
Lotta all’evasione fiscale e contrasto alla corruzione
sono due tra le promesse che l’attuale
esecutivo sta sbandierando da molto tempo. 
Tuttavia, tirando le somme, l’unica misura
concreta adottata per contrastare l’evasione
è stato lo scudo fiscale, mentre sul tema del
contrasto alla corruzione tutto tace. Il disegno
di legge su cui si è discusso prima delle
elezioni regionali non gode della stessa priorità
di cui gode il Ddl sulle intercettazioni.
Misura legislativa che, tra le altre cose, spunta
le armi, già limitate, degli organi inquirenti
che indagano anche su frodi finanziarie, corruzione
ed evasione.
Le domande quindi sorgono spontanee: Il
Governo vuole realmente rilanciare l’economia
italiana? Il ministro Tremonti vuole realmente
contrastare l’evasione fiscale? Maggioranza
e opposizione vogliono realmente
contrastare il cancro della corruzione? La
classe dirigente vuole realmente risanare il
nostro Paese, ripulendolo da corrotti, evasori,
mafiosi, collusi?
Anche su questo aspetto è in gioco la tenuta
della nostra Democrazia.

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