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Castellammare del Golfo: i retroscena del cemento depotenziato per il porto

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Più si va avanti nelle
indagini sul cemento depotenziato usato per il nuovo porto turistico
di Castellammare, più si incrociano vicende strane, interessi
malavitosi e di marca mafiosa. Un appalto da 40 milioni di euro che
avrebbe fatto gola alle cosche e non solo a quelle della zona
trapanese, ma anche alle «famiglie» della vicina provincia
palermitana. Allo stato non vi è alcuna contestazione di reato che
possa fare sospettare un contatto tra le imprese appaltatrici e del
sub appalto con esponenti di Cosa Nostra, i reati restano di
competenza della Procura di Trapani, se vi fosse stata una ingerenza
mafiosa o vi fosse contestata l’aggravante del favoreggiamento alla
mafia, il fascicolo per competenza sarebbe già passato alla Dda di
Palermo. Cosa che non è avvenuta e non c’è nulla che lo possa
fare ritenere possibile. Agli indagati resta contestato il reato
delle frodi in pubbliche forniture così come individuato dal
rapporto presentato alla magistratura trapanese dalla tenenza di
Alcamo della Finanza.

Restano sullo sfondo
invece gli elementi che portano a delineare il «tentativo» della
mafia ad interessarsi di questo appalto. A parte le vicende
dell’indagine denominata «Cosa Nostra Resort», condotta da
Polizia e Finanza (l’imprenditore Coppola che dal carcere cercava
contatti con politici e parlamentari nazionali per far si che fossero
le sue imprese a fare le forniture presso quel cantiere, e in questa
circostanza il processo in corso con la testimonianza di un
investigatore ha evidenziato i possibili nomi dei politici che
Coppola voleva contattare e cioè il sen. D’Alì e il sindaco di
Valderice, Iovino), l’inchiesta palermitana che ha puntato alla
cattura dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, è quella dalla quale
sono emersi contatti tra le cosche per il porto di Castellammare.

Ne ha anche parlato un
pentito, Gaspare Pulizzi, lui ha spiegato che nel 2006 ci fu il
tentativo dei boss palermitani attraverso l’alcamese Ignazio
Melodia, capo del mandamento di Alcamo, l’uomo che sarebbe stato in
contatto con i Lo Piccolo quanto con l’attuale latitante Matteo
Messina Denaro. Pulizzi per due volte incontro Melodia per incarico
dei Lo Piccolo Il 31 gennaio 2008 e l’11 marzo 2008, Pulizzi
ricostruisce i suoi incontri avvenuti nel 2006 e 2007 con l’uomo
d’onore Ignazio Melodia, partendo innanzitutto dal mandato ricevuto
da Lo Piccolo, oggetto del summit «i lavori al porto di
Castellammare del Golfo» e del cemento «che veniva fornito
dall’impresa D’Arrigo», la stessa che si individua nella società
Mirto Inerti srl, riconducibile a Domenico D’Arrigo, Stefano Parra e
Giuseppe Lo Baido, ammazzato nel 2007 a Partinico. Ignazio Melodia
per conto dei Lo Piccolo si sarebbe interessato oltre che ai lavori
del porto di Castellammare anche di una estorsione alla cantina
Rapitalà «o forse Calatrasi» disse Pulizzi ed ancora «dei lavori
alla chiesa dei Gesuiti di Alcamo condotti dall’impresa Millennium
di Monreale».

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