Ribera: la città degli agrumi al voto
Quando si parla di Ribera, centro dell’agrigentino di ventimila abitanti, non si può far a meno di citare le arance: sì, perché ci riferiamo alla capitale degli agrumi, vero polmone economico difficilmente sostituibile.
In città, però, nelle ultime settimane le cose non sembrano girare per il verso giusto.
Ci si prepara alla scadenza elettorale del 30 e 31 Maggio; per il bene dell’intera comunità è sceso in gara l’attuale vice-presidente della Provincia di Agrigento, Carmelo Pace, tra i principali rappresentati locali dell’Udc. A suo sostegno si sono schierate ben otto liste, veri contenitori politici in grado di raggruppare esperienze e posizioni eterogenee, dai compagni di partito del candidato ad una parte dei democratici, quelli, tanto per intenderci, che fanno riferimento all’onorevole Angelo Capodicasa, alla fine, però, tagliati fuori dal coordinamento.
Il problema essenziale, secondo molti commentatori locali, concerne l’avversario del nipote di Giuseppe Ruvolo, parlamentare nazionale e vice-segretario regionale della compagine retta, a livello nazionale, da Pierferdinando Casini.
La scelta è, infatti, ricaduta su Lillo Smeraglia, anch’esso appartenete all’Udc, “buon amico”, come egli stesso si è descritto, del rivale Pace.
Si è trattato di un’opzione dell’ultimo minuto: il rischio era quello di avere un unico candidato alla poltrona di sindaco, con l’obbligo, imposto dalla legge, del raggiungimento di un quorum d’affluenza non inferiore al 50% degli aventi diritto al voto.
La sola lista che appoggia le velleità di vittoria del concorrente Smeraglia, “Uniti si vince”, ha ulteriormente aizzato gli animi, ne fanno parte, infatti, la moglie e la madre di Carmelo Pace, mentre il cognato rientra nel gruppo dei possibili assessori.
Le reazioni sono state molteplici, dal senatore, Giuseppe Lumia, ai parlamentari europei, Rosario Crocetta e Sonia Alfano: si ritiene, insomma, che la presenza di Lillo Smeraglia sia legata alla necessità di evitare l’obbligo del quorum.
L’accusato, Carmelo Pace, ha specificato che “tutto ciò è stato fatto per dare un governo alla città. La lista si è realizzata grazie al sacrificio del mio miglior amico Lillo Smeraglia”.
Molti, in città, parlano addirittura della possibilità di invalidare la consultazione elettorale in presenza di una lista civetta organizzata dal vero favorito, praticamente sicuro della vittoria.
Ma se all’interno delle sedi di partito si definiscono gli ultimi dettagli in vista della due giorni elettorale, il palazzo comunale nei giorni scorsi è stato scelto dalla comunità migrante, presente in gran numero in città, e non solo, per rendere manifesta una rabbia repressa, cagionata da condizioni di lavoro troppo spesso ai limiti.
Il malessere di una cinquantina di lavoratori si è rinvigorito dopo la morte di Amir Drahiri, venticinquenne tunisino, schiacciato da un trattore improvvisamente ribaltatosi: il cadavere, totalmente abbandonato a sé stesso, è stato individuato innanzi ad una stazione di servizio della zona di contrada Giardinello.
La Procura di Sciacca ha disposto l’autopsia sul cadavere; le modalità di una morte, intrisa di precarietà e sfruttamento lavorativo, che poco spazio ha trovato all’interno di un dibattito locale monopolizzato dalla corsa elettorale, ha, però, allarmato il Consolato di Tunisia a Palermo, un suo rappresentate è giunto in città per accertarsi dell’entità dei fatti.
Lo scorso lunedì i sindacati sono scesi in piazza per protestare e chiedere solidarietà ad una comunità, composta in prevalenza da migranti magrebini, troppe volte descritta come debole e, conseguentemente, vulnerabile.
Lo sfruttamento, dicono i sindacati, “avviene proprio all’interno di quei campi che hanno posto fine alla vita di un giovane lavoratore in attesa di poter coronare il sogno di un felice matrimonio”, che mai, purtroppo, potrà divenire realtà.
Se gli elettori attendono l’esito delle consultazioni i lavoratori migranti, invece, sperano nell’inchiesta della magistratura.
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