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Usura, la crisi e l’accesso al credito

Di Stefano Fantino il . L'analisi

Ancora l’usura a farla da padrone. In un contesto economico che versa in una fase di grande crisi, il fenomeno assume tinte inquietanti e risvolti sociali enormi, anche se non facilmente individuabili. Rimane infatti spesso nel sommerso, a causa della mancata denuncia, che non permette di individuare a fondo il numero, che però emerge dalle continue e crescenti richieste di aiuto alle fondazioni antiusura. Il problema in questione è al centro di “L’usura: quando il credito è nero”, uno studio che l’Eurispes ha tracciato e pubblicato nei giorni scorsi dal quale emerge una sostanziale propensione dell’intero Stivale al rischio usura, ferma restando una spiccata emergenza nelle zone meridionali, Calabria in primis. Il lavoro ripropone un’analisi del problema basandosi su un nuovo sistema di valutazione che, complice la pesante sfiducia nel sistema bancario italiano e la difficoltà di accedere al credito, dà ampio spazio allo sviluppo incessante di un fenomeno pervasivo sebbene, come già accennato, fortemente sommerso. I dati di partenza del lavoro sono sempre quelli riguardanti il contesto economico: secondo il rapporto in Italia il 28,6 % delle famiglie non ha un reddito mensile sufficiente per arrivare a fine mese, mentre il 42,9 % riesce a sostenersi solo grazie al ricorso ai risparmi. Difficoltà che per gli italiani spesso coincidono con il pagamento delle rate di affitto e mutuo, rispettivamente il 23,3 e il 18,1 %, dati questi che già l’Eurispes aveva individuato nel rapporto Italia 2010. Oltre a queste difficoltà congiunturali e strutturali del sistema economico, gli italiani, devono affrontare anche il problema, molto cogente, del difficile accesso al credito.

Il nuovo Accordo sul Capitale di Basilea, definito Basilea 2, ha imposto regole molto più stringenti sull’erogazione di denaro in prestito. L’usura è quindi fortemente incentivata da questa situazione economico-finanziaria. L’Eurispes ha formulato un Indice di Rischio Usura (IRU), fondato sull’analisi di quelle variabili di contesto socio-economico che si ritiene possano influenzare il grado di vulnerabilità e permeabilità di un territorio rispetto all’usura. Queste quattro variabili sono il quadro economico (Prodotto interno lordo, disoccupazione), il sistema bancario (protesti, sofferenze, tasso di interesse medio attivo, valore credito al consumo, sportelli bancari, banche cooperative e popolari, clienti home e corporate banking, comuni serviti da banche), tessuto imprenditoriale (imprese individuali; imprese cessate e iscritte) e criminalità (reati di estorsione, reati per associazioni a delinquere). L’Indice di Rischio Usura (IRU) è stato calcolato come combinazione degli indicatori di contesto socio-economico indicati sopra, con “pesi” diversi in funzione della loro correlazione con la variabile ottenuta rapportando il numero di reati di usura al totale dei reati denunciati. Dai risultati sono a rischio le province della Calabria (tutte nelle prime sei posizioni della graduatoria), della Campania (a rischio “alto” tutte le province, ad esclusione di Napoli, con un indice medio regionale di 88,4) e della Sicilia (78,2).

 La più alta concentrazione delle province del Centro Italia nella classe di rischio usura “medio” trova conferma anche nella classifica regionale, nella quale Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria registrano valori Iru compresi tra 41,8 e 57,3. Indice “molto basso” (0-20) in tutte le province del Nord Italia, con prevalenza delle province del Nord-Est rispetto a quelle del Nord-Ovest (rispettivamente 64% e 32% del totale). A chiudere il lavoro una analisi del rapporto tra cittadini e banche. Secondo quanto riportato dall’Eurispes le banche sono viste in maniera critica o addirittura scettica, con un giudizio fortemente negativo sull’onerosità dei prestiti bancari: il 45,7% degli intervistati ritiene che siano applicati tassi di interesse alti. In particolare, il 46,4% degli intervistati dichiara di non condividere l’affermazione secondo cui le banche sono sensibili nei confronti delle necessità delle famiglie, mentre il 39,4% se ne dichiara poco convinto. Un scontro che si incentra anche sul difficile accesso al credito, capace di far entrare il cittadino in una spirale entro cui l’usura diventa il canale unico per poter far fronte alle avversità economiche.

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