Ddl intercettazioni: Italia chiama Europa
Non si fermano solo al pubblico dissenso le azioni della società civile e della categoria giornalistica. Pronto da settimane un esposto da depositare alla Corte europea di Strasburgo per cercare in Europa quella concretezza e quel bilanciamento fra principi costituzionalmente garantiti, lesi dall ‘attuale testo sulle intercettazioni telefoniche. Il punto con il professore Ordinario dell’Università di Napoli, Roberto Mastroianni, giurista e curatore dell’esposto.
Professor Mastroianni, partiamo dalle ultime informazioni sul testo di legge in Senato. Qual è la situazione?
Direi che le notizie che ci arrivano sono negative, nonostante i cambiamenti delle ultime ore. In sostanza non ci sono state modifiche al testo, la maggioranza nella giornata di ieri ha deciso di rinunciare ad alcuni emendamenti che avrebbero peggiorato ulteriormente la situazione per il mondo dell’informazione, in particolare. Resta comunque invariato il brutto testo uscito dalla Camera.
Quali le scelte più gravi di questo ddl?
Molte, direi. Ma in particolare la maximulta che pesa sugli editori che decideranno di pubblicare atti delle indagini, parti di intercettazioni telefoniche, sunti delle inchieste in corso, sono una definitiva mannaia che pesa sulla sorte del mondo dell’informazione tutta. Così facendo infatti il Governo fa si che gli editori si comportino da vigili e censori, aggravando la già pesante situazione in cui versa il giornalismo in Italia.
Voi non siete rimasti a guardare però. E’ pronto un esposto contro questo ddl. Di che si tratta?
Si tratta di un esposto pensato durante una iniziativa di Usigrai e Articolo21 a Napoli presso l’Università degli studi della città. Così abbiamo redatto un esposto che è già pronto per essere depositato alla Corte europea, il luogo in cui, in tempi rapidi si può provvedere ad avere risultati che ripristino i principi negati da questo ddl. Per sollevare in Italia un caso di incostituzionalità dovremmo aspettare che ci sia qualcuno, per primo, a pagare violando questa legge. Il ricorso in Europa ci permette di agire direttamente e senza attendere che qualcuno rimanga vittima di questo provvedimento legislativo.
L’Europa ha più volte ribadito il fondamentale principio della libertà d’informazione. In Italia questo viene continuamente assoggettato ad altri principi che sembrano venire prima di quello connesso alla libera informazione dei cittadini. Perché?
Tutti i principi vanno rispettati, chiaramente. Ma è un dato di fatto che l’Europa rispetto all’Italia abbia ritenuto più volte prioritario quello alla libera informazione. Quello che si chiede è che ci sia un bilanciamento fra principi diversi, quello alla privacy dei cittadini, ma senza intaccare quello alla libertà d’informazione.
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