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Casi isolati o nuova Tangentopoli?

Di Gaetano Liardo il . L'analisi

Le denunce di corruzione nel 2009 sono aumentate del 229%, quelle di concussione del 153%. Situazione allarmante denunciata nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario dalla Corte dei Conti. Talmente preoccupante che spinse il Governo ad annunciare un disegno di legge sulla corruzione. «Oggi il Consiglio dei ministri – dichiarò il Guardasigilli Alfano – ha approvato tre grandi capitoli del provvedimento che fissa un principio fondamentale: la trasparente gestione della cosa pubblica frena la corruzione».

Trasparenza, legalità e celerità. Almeno nelle intenzioni, perchè dalle dichiarazioni di Alfano sono passati quasi tre mesi, e il disegno di legge sembra essersi arenato. Nel frattempo il problema della corruzione è esploso in tutta la sua virulenza. Indagini di diverse Procure hanno squarciato il velo: politici, imprenditori, funzionari pubblici, un sistema esteso di complicità, favori, fondi pubblici. Un continuo coinvolgimento di esponenti istituzionali: il responsabile della Protezione Civile Bertolaso, il ministro, ormai ex, dello Sviluppo Economico Scajola, il coordinatore del Pdl Verdini, il Governatore della Sardegna Cappellacci. Una tempesta politica, che si sta ripercuotendo all’interno del partito di maggioranza, con l’inevitabile scontro tra finiani e berluscones. «E’ una nuova tangentopoli!», «no sono solo casi isolati!», queste le posizioni su cui il Pdl si sta dibattendo.

Berlusconi chiarisce la sua linea, annunciando fermezza, ma rigettando qualsiasi ipotesi di una nuova tangentopoli. «Solo mele marce e casi isolati», dichiara il premier, «dagli ultimi sondaggi risulta che per l’opinione pubblica è chiaro che questi casi non hanno nulla a che vedere né con l’attività di governo né con quella del partito», assicurando di vigilare personalmente sugli sviluppi della vicenda. «Se ci saranno uno, due, tre casi di comportamenti illegittimi – aggiunge – saranno i magistrati ad accertarlo. E in questo caso ci sarà severità di giudizio e di decisione nei confronti di chi fa politica e ha responsabilità pubbliche ». Non esiste, quindi, nessun sistema di corruzione sul modello di Tangentopoli, ma l’esecutivo colpirà pesantemente i colpevoli. Il Presidente del Senato, Schifani, si posiziona sulla stessa linea d’onda. Intervistato da Il Mondo dichiara: «anche se non è una nuova Tangentopoli si tratta di fenomeni di gravissimo malcostume che coinvolgono soggetti che esercitano pubbliche funzioni». Nessun allarmismo, ma l’annuncio di un lavoro per fissare regole ben precise: «sul tema della corruzione – spiega Schifani – l’intransigenza è per me un imperativo categorico», di qui l’invito del Presidente del Senato affinchè si acceleri l’iter di approvazione nelle commissioni Giustizia e Affari Costituzionali.

Di tutt’altra natura le posizioni dei finiani. Fabio Granata, vicepresidente della Commissione Antimafia, nel suo blog è lapidario: «il quadro che si sta delineando sui rapporti tra pezzi della politica e dell’impresa affaristica fa emergere l’esistenza di una grave questione morale che non può essere affrontata con la autoreferenziale e scontata tesi del complotto dei giudici e delle liste di proscrizione». Niente casi isolati, né fenomeni di malcostume. «La maggioranza – sottolinea Granata – inasprisca e approvi il ddl anticorruzione e ascolti il grido di allarme dei magistrati sulle intercettazioni ». Un invito alla coerenza di azione da parte del partito e del governo, perchè non si possono contemporaneamente affinare gli strumenti di contrasto alla corruzione, e spuntare le armi degli organi inquirenti.

Un partito che deve dimostrare «senso dello Stato e sensibilità politica affrontando con rigore i temi vitali del contrasto alla corruzione, alle mafie e al malaffare». Quello delle intercettazioni, aggiunge infine Granata, è un «fondamentale strumento di indagine per tutta una serie di reati quasi sempre “spia” di reati molto più gravi». Le divisioni della maggioranza su una questione scottante come quella della corruzione, con un Paese costretto a risanare i conti per riallinearsi a parametri europei ed evitare di scivolare in una profonda crisi economica e sociale, destano forti preoccupazioni.

Mentre il Pdl ha accelerato l’approvazione del disegno di legge sulle intercettazioni, mettendo il bavaglio alla stampa e disarmando la magistratura, sul disegno di legge anticorruzione non dimostra la stessa celerità. Decine di dichiarazioni che non hanno portato a nulla di concreto, testimoniano la volontà del mantenimento dello status quo, del nulla di fatto. Una situazione che in Italia, come ha dichiarato don Ciotti: «c’è un impoverimento etico, viviamo in una società che ruba e sé stessa con la corruzione. E’ una società in crisi etica».

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