Veltri e Laudati presentano in Confindustria
“mafia pulita”
La mafia del terzo millennio non spara, né uccide. Ma compra e corrompe. E’ la prima azienda italiana per fatturato. Una holding del crimine organizzato da mille miliardi di dollari che si infiltra nell’economia sana, dove investe enormi capitali, capaci di condizionare lo sviluppo di interi territori. E’ questo lo scenario descritto da Elio Veltri e dal procuratore della Repubblica di Bari, Antonio Laudati nel libro “Mafia Pulita”. Il volume è stato presentato oggi in Confindustria, nel corso di un incontro moderato dal giornalista Nino Milazzo, al quale hanno partecipato il presidente degli industriali Domenico Bonaccorsi di Reburdone, il presidente dell’Ance Catania, Andrea Vecchio, il Presidente dell’Associazione Italiani per l’Europa, Salvo Raiti, il Presidente di Confindustria Avellino, Silvio Sarno.
Come un “golpe strisciante” – spiegano gli autori – la mafia sta penetrando in ampi settori della vita pubblica e si mescola all’economia legale. Il suo enorme patrimonio (130 miliardi di euro solo in Italia), potrebbe coprire il debito pubblico italiano. La nuova mafia è quella che si quota in Borsa, che riesce ad investire nei settori più redditizi e soprattutto non è più un fenomeno legato ai territori del Mezzogiorno, ma riguarda pesantemente il Nord dell’Italia, come l’intera economia internazionale. Per colpirla, non basta reprimere, ma occorre una massiccia opera di prevenzione. Molto possono fare i cittadini, le associazioni, le imprese. I numeri riportati nel volume sono impressionanti: l’ industria del crimine dà lavoro a quasi un milione e 800 mila italiani: il 27 per cento degli abitanti della Calabria, il 12% dei campani il 10 dei siciliani e il 2 dei pugliesi. La strada maestra da seguire per gli autori rimane quella tracciata da Giovanni Falcone: colpire la mafia nel fatturato e nei capitali, per sottrargli la preziosa linfa vitale che la sostiene.
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