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Polveriera Scafati

Di Luigi Spera e Roberto Iovino il . Campania

Con un’atmosfera come quella che si respira in città, l’angoscia per il rischio di trovarsi nella morsa criminale cresce d’obbligo. Soprattutto se si bada a come si presentano le due società municipalizzate Acse e Scafati Sviluppo, condizionate troppo spesso nella propria gestione più da criteri politici che aziendali. Non giovani guerrieri forti, ben equipaggiati e dallo sguardo acuto, ma anziani senz’armi, con la vista corta, molto corta. Una situazione che è stata messa in luce, in via ufficiale grazie alle numerose azioni conoscitive della Commissione Consiliare di Garanzia del Comune di Scafati, che dopo l’interdizione antimafia per gli appalti, ha aperto una lunga procedura di indagine, con l’intenzione di evitare che possibili infiltrazioni potessero colpire il ventre molle dell’amministrazione scafatese, squarciando il velo sulla situazione aberrante. 

Nell’agenda dei lavori della commissione sono state inserite le audizioni della presidentessa della società nominata dall’amministrazione Aliberti, e dei revisori dei conti della Società di Trasformazione Urbana. Le dichiarazioni rese dai due hanno causato sbigottimento e indignazione. Incalzata dalle domande del presidente e di alcuni consiglieri, in merito alla gestione della ditta, la dott.ssa Pisacane ha riferito che la società creata ad hoc per occuparsi della reindustrializzazione dell’ex area Copmes, esiste solo su carta: “la posta arriva in una buca presso l’area industriale di via Domenico Catalano, i fax arrivano al comune e al terzo piano di Palazzo Mayer si fanno le riunioni”. Vista la questione logistica al limite della regolarità, c’è da sperare che quantomeno la questione relativa alle cariche e alla gestione fattiva sia migliore. E invece no. Quanto alle consulenze della S.T.U. la Pisacane ha dichiarato che nel precedente C.d.A., e durante l’amministrazione Aliberti, era stato identificato con delibera l’ingegner Aurelio Voccia, figlio di un ex sindaco di Scafati negli anni ’80. Il problema è che la nomina non è mai stata formalizzata.  

L’incarico relativo alla determinazione dei costi, dei suoli e dei capannoni da affidare a imprese che vogliano riempire l’area industriale dismessa, non esisteva. E quanto di peggio. “Questo C.d.A. – ha dichiarato sempre la Pisacane – si è accorto della mancanza della formalizzazione dell’incarico solo a fine 2009 quando si è trattato di rinnovare anche gli altri incarichi. Durante questo periodo Voccia ha svolto il suo mandato, in quanto ha avuto rapporti con gli assegnatari dei suoli e dei capannoni, con il Comune e con lo studio Giugiaro, partecipando a numerose riunioni con tutti”. La situazione è molto delicata, tra i contatti c’è anche lo studio di Architettura Giugiaro, che ha firmato un progetto preliminare per l’area da un milione e mezzo di euro, accordandosi in effetti con un libero professionista, e non con l’amministratore delegato o consulente della S.T.U. Una leggerezza? Come che sia, un quadro del genere dà bene l’idea della situazione di enorme superficialità con cui si rapporta a questioni delicate, che riguardano la gestione della cosa pubblica, fondi statali e quant’altro.  

E sulle attività  finanziarie della S.T.U. è buio. A mettere “il carico” alle parole del presidente, è stato infatti Giovanni Cannavacciuoli, presidente del collegio dei revisori dei conti, che alla commissione ha formalizzato una diffida all’amministratore delegato e al presidente a presentare un piano economico finanziario, in quanto “i suddetti sono inadempienti da tempo e inoltre -ha dichiarato – il C.d.A. deve regolarizzare i rapporti con i consulenti esterni“. Ma la situazione in sé, preoccupa anche meno di un’altra questione, ben più delicata. Dove il fumo si addensa scuro, è infatti intorno alla questione del bando per l’assegnazione dei lotti, per costruire capannoni, la “mission” della S.T.U. Ebbene, il primo bando è andato deserto, “forse dovuto alla crisi economica” si è detto. Si è in attesa del secondo bando, nella speranza che qualcuno sia interessato. Qualche preoccupazione inizia a balenare e fare spallucce, visti i precedenti, risulta un pò pericoloso. Chiunque può arrivare a capire che di fronte a tanto pressapochismo e approssimazione, potrebbe esserci chi si sfrega le mani al pensiero di lanciarsi a capofitto su bandi, suoli, capannoni, e società varie.  

Quanto all’Acse, la municipalizzata fu costituita dal sindaco Nicola Pesce negli anni ’90 per, come intenzione del legislatore, sveltire le pratiche di affidamento dei servizi esterni del Comune, attraverso appunto delle S.p.A. di cui fosse titolare, almeno in maggiore parte il comune. L’ente scafatese detiene il 100% della società. In commissione trasparenza, sempre un organo di garanzia municipale, si è pensato di chiedere lumi ai vertici e al presidente del collegio dei revisori dei conti, iniziando proprio da questi. Il commercialista in questione si è però dimesso il giorno prima dell’audizione, ma non è l’unica cosa strana. La società che finora si è occupata principalmente della raccolta dei rifiuti, potrebbe infatti occuparsi di una questione ben più delicata come l’attuazione del piano casa, previsto sia dal legislatore nazionale ma anche dal piano d’attuazione previsto dalla ex giunta regionale. Una situazione che farebbe emergere anche dei veri e propri conflitti di interesse, e che ha già conosciuto un episodio imbarazzante. (continua…)

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