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Crotone: Catturato Fabrizio Arena

Di Angela De Lorenzo (da Il Crotonese) il . Calabria

A differenza di Pasquale Manfredi che si nascondeva in paese tra i  suoi stessi familiari, Fabrizio Arena aveva trovato rifugio nella zona  di Cutro, dominata da una cosca storicamente avversa alla sua,  circostanza che induce a non poche riflessioni sul rimescolamento  in atto tra le organizzazioni criminali del crotonese.  Fabrizio Arena, 30 anni, figlio del defunto boss di Isola Capo Rizzuto  Carmine Arena assassinato a colpi di bazooka nel 2004, è stato  infatti scovato dai carabinieri del comando provinciale di Crotone a  Steccato di Cutro nella notte di mercoledì, dopo una latitanza durata  quasi tredici mesi. Sul suo capo pendevano due diversi  provvedimenti cautelari emessi dalla Dda di Catanzaro per  associazione mafiosa, omicidio, tentato omicidio, estorsione,  detenzione di armi e altri reati minori. Arena si era sottratto alla  cattura il 21 aprile dello scorso anno quando a suo carico venne  emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nell’ambito  dell’operazione ‘Ghibli’  con l’accusa di aver partecipato all’omicidio  di Pasquale Nicoscia, avvenuto l’11 dicembre 2004 a Isola Capo  Rizzuto al culmine della faida tra le famiglie Arena e Nicoscia; e  ancora per il tentato omicidio di Domenico Bevilacqua detto ‘Toro  seduto’, esponente di rilievo della criminalità organizzata  catanzarese, rimasto ferito al volto da colpi di fucile calibro 12  nell’aprile del 2005 a Catanzaro Lido. Nel frattempo, a novembre del  2009, quando era già  latitante, Fabrizio Arena è stato raggiunto da  una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa  nell’ambito dell’operazione ‘Pandora’, con l’accusa di detenzione di  armi ed estorsione ai danni del villaggio turistico Valtur.  Fabrizio Arena si nascondeva in un appartamento al piano terra di  un caseggiato in via Marinella, a Steccato di Cutro, che aveva preso  in fitto mostrando un documento d’identità falso intestato a un tale  Francesco Bova di 25 anni, nativo di Crotone ma residente a  Verona. Il particolare è  stato rivelato dal comandante provinciale dei  carabinieri Francesco Iacono nel corso di una conferenza stampa  per illustrare i dettagli della cattura del latitante. L’appartamento  appartiene a due fratelli, proprietari anche di una struttura  alberghiera ubicata nei pressi, sulla cui posizione sono in corso  accertamenti.  Alle tre del mattino di mercoledì  cinquanta carabinieri del comando  provinciale di Crotone, dello squadrone Cacciatori e dell’elinucleo di  Vibo Valentia hanno circondato il caseggiato ed hanno setacciato  tutte le abitazioni una per una finché hanno individuato il  nascondiglio del latitante ed hanno fatto irruzione. Fabrizio Arena,  che in quel momento stava dormendo, si è svegliato con la pistola  di un carabiniere puntata alla testa; l’uomo non era armato e non ha  opposto alcuna resistenza complimentandosi anzi con i militari. Alla  cattura del latitante si è  giunti grazie ad un lavoro di investigazione  pura, ha spiegato Il maggiore Luigi Di Santo, comandante del  reparto operativo dell’Arma che ha condotto le indagini con la  preziosa collaborazione dei militari della stazione di Cutro.  L’appartamento, composto da due stanze e servizi, era arredato di  tutto punto, dotato di televisione e frigorifero nel quale per la verità  non c’erano molti viveri, forse perché il latitante non aveva intenzione  di fermarsi a lungo e d’altra parte anche i suoi vestiti erano ancora  riposti in borsoni da viaggio all’interno di un armadio. E’ probabile,  infatti, che Fabrizio Arena avesse in mente di trascorrere solo  qualche giorno in quella casa, giusto il tempo per abbracciare il  figlioletto che gli è  nato nel marzo scorso, e che dunque ha  procreato quand’era già alla macchia, al quale ha dato il nome del  padre: Carmine.  Per il resto Arena trascorreva il tempo giocando a freccette e  disegnando con accuratezza croci, spade e stelle.  Nell’appartamento è  stata trovata anche una mini moto di colore  giallo.  Il fatto che il latitante si nascondesse in territorio di Cutro,  storicamente sotto il dominio della cosca Grande Aracri avversa a  quella degli Arena di Isola Capo Rizzuto, sarebbe l’ulteriore  conferma dei nuovi assetti che, negli ultimi mesi, si stanno  delineando tra le organizzazioni criminali del crotonese: a  sottolinearlo, durante la conferenza stampa, è stato il procuratore  della repubblica di Catanzaro Vincenzo Antonio Lombardo che ha  parlato anche della particolare posizione in cui si è venuto a trovare  Fabrizio Arena, divenuto reggente dell’omonima cosca dopo  l’omicidio del padre Carmine ma allo stesso tempo imparentato  con quella avversa dei Nicoscia. Uno scenario complesso,  insomma, come del resto emerge dagli atti delle indagini ‘Ghibli’ e  ‘Pandora’ che riguardano da vicino la criminalità di Isola Capo  Rizzuto e nelle quali Fabrizio Arena viene concordemente indicato  dai collaboratori di giustizia Luigi Bonaventura, Vincenzo Marino e  Angelo Salvatore Cortese come colui che ha assunto la reggenza  della cosca dopo l’arresto di Giuseppe Arena, detto Pino, e di  Franco Gentile. Sia Bonaventura che Marino hanno specificato che  Fabrizio Arena ha osteggiato il percorso di pace con il clan avverso  dei Nicoscia, essendo animato da sentimenti di vendetta per  l’uccisione del padre e per questo si è inimicato anche i suoi cugini. 

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