La globalizzazione dei diritti: la strada per uscire dalla crisi
Una cultura nuova che sappia mettere al centro la persona in
un’ottica di bene comune: questo ciò che è emerso dall’incontro
“Facciamo pace con il lavoro”, che si è tenuto sabato 15 maggio a
partire dalle 10,00 presso le Logge di San Lorenzo nella sala del
Dottorato a Perugia.
Nell’incontro, coordinato da Giuseppe Iuliano
del Dipartimento relazioni internazionali e Gian Franco Benzi del
Dipartimento internazionale Cgil, si è puntato il dito contro una
globalizzazione economica che non ha saputo costruire una rispondenza
nella diffusione dei diritti, delle tutele e garanzie delle persone. Il
richiamo è stato alla solidarietà collettiva per riuscire ad uscire da
una crisi determinata in parte da un sistema valoriale che si basa
sull’individualismo e sul consumismo, alimentato da problemi strutturali
presistenti. A porre in primo piano la crisi economica ed occupazionale
che sta investendo anche l’Umbria il segretario generale regionale Cgil
Mario Bravi che fatto riferimento, in un intervento unitario, alle due
vertenze simbolo: quella della Basell a Terni e quella della Antonio
Merloni a Colle di Nocera. Il caso italiano, come ha saputo spiegare il
coordinatore del mercato del lavoro Cgil Claudio Treves, si è presentato
alla crisi con delle specificità e divisioni che hanno permesso di
falcidiare la parte più debole del Paese, quella meno tutelata dal punto
di vista lavorativo. Treves ha fatto riferimento a un sistema Italia
basato su varie forme di dualismo: da quella di territorio (Nord-Sud) a
quella di genere (uomo – donna), da quella di età (giovani – anziani) a
quella di tutele (stabili – precari). Questi elementi hanno contribuito a
far degenerare il tessuto economico del nostro Paese, che era
caratterizzato da una crescita occupazionale di basso spessore maggiore e
a un Pil più basso rispetto all’Unione europea. “Le azioni che sono
state intraprese dalle istituzioni –ha spiegato Treves- sono state messe
in campo per impedire l’esplosione della rabbia, ma la risposta deve
essere data in termini di qualità della domanda interna”. Da questo, la
soluzione indicata nell’ innalzare il potere di acquisto dei lavoratori
in un’ottica di sviluppo sostenuto e sostenibile in termini ambientali.
Ad invocare la necessità di una riforma per estendere le forme di
sostegno al reddito e delle tutele nel rispetto della flessibilità del
mondo del lavoro è stato Marco Massella del servizio mercato del lavoro
Uil. Contro le erogazioni a pioggia si è espresso il presidente Acli
nazionale Andrea Oliviero che ha proposto di stabilire e rispettare un
legame tra gli aiuti e la qualità sociale delle imprese. Chiarendo che
la difesa del lavoratore in un singolo Paese non è sufficiente, Oliviero
ha ribadito la necessità di globalizzare i diritti alla persona, ai
lavoratori. Quindi certezza di reddito, non basata sull’assistenzialismo
dei lavoratori ma su politiche attive del lavoro che permettano il
rinserimento degli stessi nel mercato del lavoro: il segretario
nazionale Cisl Liliana Ocmin ha indicato la strada della riforma fiscale
e della lotta agli sprechi della politica per reperire risorse che
devono essere destinate al rilancio economico del nostro Paese, ma anche
agli aiuti nel breve periodo alle famiglie. “ In sostanza –ha concluso
il segretario Ocmin- non bastano interventi divisi tra loro, ma una vera
politica economica per uscire dalla crisi. Ritrovarsi su temi condivisi
per essere più forti nella difesa dei deboli, smettendo di valorizzare
le divisioni attuali”.
***
Le tragedie silenziose e quotidiane dei
lavoratori
Numerose le testimonianze dei
lavoratori presenti all’incontro “Facciamo pace con il lavoro”, come
quella di Maria Stella, cassintegrata alla Merloni, che ha prospettato
la fine dell’era del consumismo e la necessità di un ritorno ai valori
veri, quelli che contano. Sempre dalla Merloni è arrivata la
testimonianza di Nadia Mirti che, trattando del dramma quotidiano dei
1038 lavoratori dello stabilimento umbro (senza considerare l’indotto),
ha invocato l’aiuto delle istituzioni nella risoluzione dell’incresciosa
questione legata all’Irpef e al doppio Cud, uno per la cassa
integrazione e uno per le poche giornate lavorate. Ad essere state
richieste la sospensione e la proroga del pagamento dell’imposta per i
lavoratori cassintegrati della Merloni sulla falsa riga di quello che è
stato fatto in occasione del terremoto in Umbria, ma anche sperimentato
in altre regioni. A prendere la parola Gazmir Bajraktari, albanese di
nascita, all’inizio irregolare nel nostro Paese oggi impiegato in
edilizia. Tra i problemi enucleati nel suo intervento quello della
lingua e del pregiudizio. “I lavoratori stranieri –ha affermato- non
sono manodopera a buon mercato, ma un elemento importante per la tenuta
del sistema economico, portatori di idee e proposte”. Menzionando il
caso di Rosarno, Bajraktari ha auspicato una riforma del sistema di
diritto di cittadinanza e di voto in un’ottica di integrazione reale. A
portare una testimonianza di precariato nella scuola è stata Claudia
Giorgetti che ha invitato la platea a non abbassare la guardia rispetto
al rischio di un processo di privatizzazione del sistema scolastico sul
genere di quello americano. Sulla falsa invisibilità dei precari ha
preso la parola Michela della Croce che, dopo dieci anni dal
conseguimento della laurea, non ha ancora un contratto di lavoro
stabile. Mauro Castellani, ripercorrendo la storia dell’azienda Emicom
nella quale lavora, ha testimoniato l’importanza del ruolo del sindacato
per la salvaguardia e la difesa dei lavoratori e della loro dignità.
Dopo la lettura della testimonianza di Valeria Franchi sulla morte del
padre impiegato nelle Grandi Officine di Foligno a causa del contatto
con l’amianto, la platea –facendo riferimento anche alla recentissima
morte dell’infermiera napoletana che si è svenata per protestare la
perdita dello stipendio- ha rispettato un minuto di silenzio. Nel
sottolineare l’assenza degli imprenditori nell’incontro, Enrico Rondelli
ha espresso la necessità di riscoprire la voglia di dare attraverso la
Marcia della Pace 2010. La lettura della lettera di Claudio Aureli,
precario nella città di Terni, ha permesso di sottolineare il dramma
della noia e della disperazione di chi è costretto alla Cassa
Integrazione. A trattare dei rischi per gli immigrati di perdere il
proprio lavoro, sia in termini di mancato rinnovo del permesso di
soggiorno che di probabilità di cadere vittima della malavita
organizzata, è stato Kithima Matingu. A invocare una strada risolutiva
alla crisi alternativa a quella finanziaria, ma basata sulla
contrattazione è stata Monica Usai. Abdellan Amahdar detto Abdul,
marocchino di nascita ma da 20 anni in Italia, ha ribadito che per una
lotta serrata alla guerra, al razzismo, al terrorismo è necessario
rimettere al centro la persona, abbattendo l’individualismo selvaggio
che domina la società del consumismo. Vincenzo Menna, presidente
dell’Acli regionale, ha testimoniato un’esperienza di solidarietà a
supporto di 600 famiglie per un anno. Nel fare questo, ha richiamato il
fondamentale ruolo delle politiche attive del lavoro e della formazione
per aiutare chi oggi è disoccupato a trovare una nuova occupazione. Gino
Civita, infine, impiegato prima nell’Olivetti e poi in Agile ex
Eutelia, ha chiesto maggiore rispetto agli imprenditori. “Ai lavoratori
non è giusto che rimanga solo da raccogliere le briciole!”.
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